Morto Paolo Rossi, il Lane: "Non ci sono parole". Quel legame speciale con Vicenza
Grande cordoglio e ondata di affetto per la scomparsa, stanotte, del campione del mondo che con Vicenza ha sempre avuto un legame speciale.
Quell’immagine delle braccia alzate al cielo tutta Italia ce l’ha ben stampata in testa, nei ricordi o nelle immagini descritte dai genitori, dai nonni.
Foto dal profilo Instagram della moglie Federica Cappelletti.
Ciao Pablito
Santa Lucia, Prato e l’Italia intera questa mattina si sono svegliate con la notizia che in poche ore ha già fatto il giro dei social, la morte di Paolo Rossi, il simbolo della vittoria dei mondiali del 1982, uno dei calciatori più amati di tutti i tempi in Italia.
Paolo Rossi, soprannominato Pablito, se n’è andato questa notte a causa di un male incurabile. La prima a darne notizia su Instagram la moglie Federica Cappelletti.
Paolo Rossi, nato e cresciuto a Prato, aveva iniziato da piccolo nel Santa Lucia, molti anni prima di diventare il simbolo della nazionale italiana di calcio con quel mondiale vinto nel 1982.
Fu lui il primo nel mondo a vincere nello stesso anno il mondiale, il titolo di capocannoniere e il pallone d’oro.
Terminata la sua carriera da calciatore però non ha mai lasciato il calcio, come opinionista di Rai e Mediaset.
Il legame speciale con Vicenza
"A volte semplicemente non esistono parole per esprimere il dolore che tutti noi stiamo provando.
Ciao Paolo"
Lo ha scritto sul profilo ufficiale il Lanerossi Vicenza, per salutare un campione che ha dato tanto alla città.
La svolta della carriera di Pablito arriva proprio nell'estate del 1976 quando la Juventus convinse il Lanerossi Vicenza, a prenderlo in compartecipazione. Nella sua stagione d'esordio in biancorosso, Rossi venne subito schierato titolare, mantenendo il posto in squadra per tutta l'annata. Alla fine del campionato 1976-1977 divenne capocannoniere della Serie B con 21 reti, che consentirono al Lanerossi di conquistare la promozione in A.
Nella stagione successiva 1977-1978 la neopromossa squadra berica concluse il campionato al secondo posto, trascinato da un Rossi miglior marcatore dell'anno con 24 gol. Fu una simile prestazione a convincere Enzo Bearzot a convocarlo al campionato del mondo 1978 in Argentina.
La stagione 1978-1979 fu invece negativa per Rossi. Il giocatore, infatti, subì un nuovo infortunio al ginocchio e i suoi 15 gol non bastarono a salvare la squadra dalla retrocessione in Serie B. Da lì il passaggio al Perugia, con cui rimase nella massima serie.
La cittadinanza onoraria
Nel febbraio dello scorso anno per Pablito è arrivata anche la cittadinanza onoraria, ricevuta dal sindaco di Vicenza e dal presidente del Consiglio comunale. Nell'occasione il sindaco Francesco Rucco dichiarò:
“E’ un onore avere qui oggi Paolo Rossi, che molti vicentini credono sia vicentino tanto è l’affetto che la città prova per il campione indiscusso del Vicenza che ha riscosso successi a livello internazionale. Pablito invece è nato Prato ma sarà sempre il benvenuto a Vicenza se mai decidesse di stabilirsi qui”.
E Rossi, commosso, replicò:
“Ringrazio tutti voi che siete presenti, coloro che hanno promosso l’iniziativa e tutta la città di Vicenza – ha detto Paolo Rossi -. Devo dire che gli interventi e l’affetto che mi avete dimostrato mi hanno commosso. Con la città di Vicenza ho un particolare legame e avrei numerosi aneddoti da raccontare. Come ha detto il sindaco, molti vicentini credono che io sia originario di Vicenza e il conferimento della cittadinanza sancisce il legame con questa città da cui ho avuto tanto. Vicenza mi rimarrà sempre dentro”.
Il ricordo di Zaia
“Ha dribblato ancora una volta tutti ed è andato a giocare lassù. Ci mancherà. E’ stato uno dei pochi sportivi che è entrato nel cuore di tutti gli italiani, a prescindere dalla fede calcistica. Un campione, anche nel tratto sempre garbato, mai sopra le righe”.
Così il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda Paolo Rossi, scomparso nella notte dopo lunga malattia.
“Chi c’era nel 1982, e chi ha rivisto successivamente le gesta dell’Italia Mundial – prosegue Zaia – non dimenticherà mai i suoi goals, ma anche quella straordinaria sensazione di impresa che accompagnò gli azzurri nel mondiale spagnolo, del cui trionfo Pablito è rimasto e rimarrà sempre il simbolo più forte”.
“I veneti e gli sportivi del Veneto – ricorda infine Zaia – sono particolarmente legati alla storia di Paolo che, prima di trascinare la nazionale al trionfo, segnò una piccola era nell’allora Lanerossi Vicenza, prima trascinando i biancorossi dalla B alla A, e poi a un grande secondo posto nella massima serie. Adios, Pablito”.
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