A cinque mesi dal crollo, a Valdagno la viabilità torna parzialmente alla normalità. È stata riaperta la corsia che porta all’imbocco del tunnel verso Schio. Il Ponte dei Nori, però, rimane sotto sequestro: le indagini della Procura di Vicenza sono ancora in corso per accertare le cause del cedimento che costò la vita a Leone e Francesco Nardon.
Ponte dei Nori, riaperta la viabilità a Valdagno
Dopo cinque mesi dalla tragedia, è stato riaperto al transito, in via sperimentale, l’imbocco da sud di via Fermi, dalla rotatoria del Ponte dei Nori, che consente di bypassare il centro e raggiungere direttamente gli svincoli per il tunnel di Schio.

L’intervento consente di alleggerire il traffico che, dal giorno della chiusura, si era riversato su via Sette Martiri e viale Trento.
È già previsto inoltre un nuovo percorso pedonale per ripristinare il collegamento interrotto: verrà realizzato in una seconda fase, perché includerlo da subito avrebbe allungato i tempi di esecuzione dei lavori.
Cinque mesi fa la tragedia in cui morirono padre e figlio
La sera di giovedì 17 aprile 2025, intorno alle 20, padre e figlio si erano fermati sul ponte per valutare se potessero aiutare i soccorritori già allertati per le difficili condizioni meteo.
Pochi istanti dopo, l’asfalto cedette sotto la loro auto, una Fiat Ulysse, che precipitò nel fiume Agno in piena.
Padre e figlio furono trascinati via dalla corrente e i loro corpi vennero ritrovati soltanto il mattino successivo. Leone Nardon, 64 anni, imprenditore di Schio a capo della Sitec Srl, e il figlio Francesco, 21 anni, rientravano proprio dalla loro azienda quando furono sorpresi dalla tragedia.

La procura ha aperto un fascicolo con le ipotesi di disastro colposo e omicidio colposo plurimo, sequestrando il ponte e acquisendo i filmati delle videocamere di sorveglianza che mostrano l’arrivo dell’auto sul ponte e il crollo subito dopo.
Gli inquirenti hanno affidato a cinque consulenti tecnici la ricostruzione delle cause del cedimento, mentre altre perizie sono state disposte dagli indagati e dai familiari delle vittime.
Le prime risposte sono attese entro il 27 settembre 2025 e dovranno chiarire se a far cedere il ponte sia stato un difetto di staticità trascurato negli anni o l’eccezionale ondata di maltempo che, proprio in quei giorni, colpì duramente tutto il vicentino.