Negata la memoria dei deportati: La maggioranza non vuole le pietre d'inciampo

La maggioranza crede che porterebbe ad un odio rinnovato.

Negata la memoria dei deportati: La maggioranza non vuole le pietre d'inciampo
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Nell'ultimo Consiglio comunale, è stata bocciata la mozione presentata dal Pd sul posizionare alcune pietre d’inciampo dove risiedevano i deportati morti nei lager a Schio.

La mozione del gruppo del PD

Tra gli argomenti all’ordine del giorno in discussione nella serata di lunedì 25 novembre, era in programma la mozione presentata dal gruppo consiliare del Partito Democratico che, in vista della ricorrenza della Giornata della Memoria del 27 gennaio, proponeva l’installazione in città delle “Pietre d’Inciampo” sul modello di quanto già fatto in altre città europee ed italiane, per ricordare i cittadini deportati nei campi di concentramento nazisti.

Con questa mozione viene chiesto all’Amministrazione comunale che la Città di Schio si impegni a ricordare i 14 concittadini che trovarono la morte nel campo di Mauthausen. Il capogruppo di SchioCittà Capoluogo – PrimaSchio Alex Cioni, ha colto l’occasione per proporre un emendamento finalizzato a condividere il medesimo gesto di ricordo proposto dal Pd, anche per coloro che trovarono la morte all’interno delle carceri di Via Baratto.

“Nella notte tra il 6 e 7 luglio del 1945, la nostra Città fu teatro di un crimine compiuto a  guerra finita da un manipolo di partigiani comunisti della brigata garibaldina - si legge nel testo dell’emendamento - , i quali entrarono nelle carceri cittadine di Via Baratto uccidendo a colpi di mitra 54 persone, tra cui 14 donne, attuando così una barbara azione di giustizia sommaria che non trovò, nemmeno all’epoca, alcuna giustificazione da parte delle Autorità politiche e militari italiane e d’occupazione angloamericane”.

Per il consigliere di PrimaSchio:

“ogni meritoria iniziativa finalizzata a ricordare i tragici avvenimenti del secondo conflitto mondiale e della guerra civile, si deve ispirare ad uno spirito di riconciliazione nazionale, evitando volgari e superficiali strumentalizzazioni politiche, nel rispetto delle reciproche memorie storiche e personali, rifiutando categoricamente la divisione delle vittime in morti di serie A e morti di serie B”.

Secondo il consigliere comunale di minoranza,

“non v’è alcuna ragione razionale per cassare l’emendamento, in quanto rappresenta una ghiotta opportunità per dimostrare alla Città che vogliamo ardentemente andare oltre al clima da guerra civile che qualcuno si ostina periodicamente a ravvivare.  Vanno casomai censurate - conclude Alex Cioni -, le strumentalizzazioni politiche su vicende storiche che vanno lasciate agli storici e agli accademici e che dopo settant’anni non dovrebbero avere più cittadinanza nel dibattito politico, se non in coloro che hanno bisogno dell’odio per rimembrare all'universo mondo la loro esistenza”.

Negata la memoria dei deportati: La maggioranza non vuole le pietre d'inciampo

La lista di maggioranza “Noi Cittadini”, però, ha negato l'iniziativa della minoranza perché si rischierebbe che tale progetto potrebbe portare ad un odio rinnovato e a divisioni in città. Infatti, secondo tale gruppo, ricordare solo alcuni a discapito di altri potrebbe portare ad un'altra forma di discriminazione.

La reazione della minoranza

"Quello che abbiamo visto lunedì sera sulle pietre d’inciampo in consiglio comunale è stata l’ennesima riprova di quanto sia pilatesca, inadeguata e fintamente equidistante la maggioranza che amministra Schio. Ha bocciato l’emendamento che mescolava, questo sì in modo strumentale in nome di una fantomatica unità nazionale, l’eccidio con la posa delle pietre (che nulla centrava con questa iniziativa diffusa in tutta Europa per ricordare i deportati nei campi di concentramento). Poi siccome le buone idee non sono né di destra né di sinistra, come amano ripetere, ha bocciato anche la mozione originaria proposta dal Partito Democratico, perché fatta per “strumentalizzare i morti”. Torniamo a occuparci di Schio e degli scledensi, hanno detto. Come dire: abbiamo di meglio da fare che ricordare l’Olocausto e l’orrore dei crimini nazifascisti. Fare memoria secondo loro è generare odio, è divisivo. Mai avremmo pensato di sentire in Consiglio Comunale bassezze di questo tipo, a 75 anni dall’apertura dei cancelli di Auschwitz. Non riusciamo proprio a capire come il ricordo degli uomini e delle donne, vittime della pagina più bassa della storia dell’umanità, possa dividere. Tutto ciò è agghiacciante e infanga la nostra città, medaglia d’argento per la Resistenza. Infatti, qual è questo inciampo tanto insopportabile da definirlo strumentalizzazione? Qui è accaduto e qui potrebbe accadere ancora fa cosi paura? O è soltanto una falsa equidistanza che in realtà diventa complicità? La proposta viene dall’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig che consiste in una piccola targa d'ottone della dimensione di un sampietrino (10 × 10 cm), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l'anno di nascita, la data, l'eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Un monumento, nel senso letterale del termine: memoria che si fissa nella pietra (in questo caso nell’ottone) per affrontare i rischi incombenti dell’oblio. L’obiettivo è quello di far inciampare in modo emotivo e mentale chi vi passa accanto, per mantenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto. La memoria è dolente e problematica, perché rimette in discussione l’oggi, ma dimenticare è molto più spaventoso perché significa “far uscire dalla mente”, “rendere de-mente”: scalfire la nostra parte razionale, impedendo l’analisi critica della storia. I monumenti ricordano sempre ciò che è pericoloso dimenticare. Ora noi ci siamo chiesti: che cosa possiamo fare per riparare a questo orrore? Indignarsi non basta. Abbiamo deciso di lanciare un percorso partecipato per trovare eredi, familiari, amici o vicini di casa dei deportati scledensi nei campi di sterminio. Un percorso aperto a tutti: al Partito Democratico Schio, all’ANPI, all'ANED e a chiunque altro voglia impegnarsi. Chi ha contatti si faccia avanti. Chiederemo loro se vogliono mettere la pietra d’inciampo e nel caso lanceremo una raccolta fondi per sostenere tutte le spese. Se le nostre istituzioni non vogliono mettere le pietre, le chiederemo ancora come singoli cittadini! Vorremmo che il comune di Schio ricevesse tante richieste quanti furono i deportati. Perché il male assoluto non si ripeta, perché i consiglieri di maggioranza e il sindaco magari inciampino in una di queste pietre. Perché una città che ha paura di ricordare il passato, è una città dal futuro incerto. “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo”, Primo Levi".

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