L'appello

I genitori vicentini: "Aprite le scuole ma anche gli oratori"

Mamme e papà sono convinti che le necessità dei loro figli siano state relegate dallo Stato all'ultimo posto.

I genitori vicentini: "Aprite le scuole ma anche gli oratori"
Pubblicato:
Aggiornato:

Rabbia e delusione. E un appello, accorato, di un gruppo di genitori, destinato alle parrocchie del territorio e al Governatore Luca Zaia, per chiedere di prendere in considerazione le esigenze dei figli.

Genitori vicentini chiedono la riapertura di scuole e parrocchie

Una lettera aperta. Anzi due. Due documenti distinti (ma simili) sono stati scritti da un gruppo di genitori vicentini, e indirizzati al Governatore del Veneto, Luca Zaia, e ai referenti delle parrocchie. Il motivo? A detta delle mamme e dei papà che si sono fatti portatori di questa doppia istanza, i figli starebbero pagando un prezzo troppo alto a causa delle restrizioni anti-Covid.

La mancanza di socialità, la didattica a distanza, l'assenza di opportunità di incontro, infatti, per questo gruppo, sono elementi che starebbero producendo delle conseguenze assai negative nella formazione dei ragazzi. E per questo motivo, i promotori delle due lettere aperte, hanno preso carta e penna e messo nero su bianco le proprie perplessità.

Cosa si chiede, in estrema sintesi? La riapertura delle scuole, ma non solo. Il gruppo, che lo ricordiamo, ha indirizzato una missiva anche alle parrocchie vicentine, ha formalmente chiesto la ripresa delle attività negli oratori del territorio di riferimento. Riceviamo e pubblichiamo per intero le due distinte missive.

La lettera inviata al Governatore Zaia

"Gentile Presidente Zaia, siamo un gruppo di genitori delusi e preoccupati da come le necessità dei ragazzi siano state relegate ancora una volta all’ultimo posto.

Siamo fermamente convinti che la prolungata assenza da scuola, intesa non solo come didattica e trasmissione di saperi, bensì come insieme di interrelazioni tra docenti e studenti e soprattutto tra gli studenti stessi, produca inevitabilmente profondi squilibri nella formazione culturale e personale dei nostri figli, che, non dimentichiamolo, sono il futuro del nostro Paese.

La Didattica a distanza, proposta in maniera encomiabile dal corpo docente e pur essenziale in una situazione di emergenza e per un breve periodo di tempo, non può certo sostituire la didattica in presenza.

Viviamo in una società che spinge verso forme di individualismo, particolarmente esasperato dall’utilizzo di strumenti informatici, che trasforma la ricchezza delle relazioni in un dialogo illusorio. Non possiamo pensare che l’unica modalità con la quale formare i nostri ragazzi sia costituita esclusivamente dalla DAD.

Uno strumento che alimenta l’isolamento e il disorientamento nei nostri figli impedendogli di tessere quella naturale rete di relazioni sociali fondamentale per la costruzione di una comunità. Inoltre, la DAD mantiene l’attenzione sulle conoscenze, sviluppando talvolta l’aspetto nozionistico, ma rendendo particolarmente difficile il completo apprendimento dei saperi.

E’ bene ricordare che l’assenza di didattica in presenza accentua le difficoltà di molti ragazzi, in particolare di quelli più fragili ed amplifica, inevitabilmente, le disuguaglianze sociali.

Ci rendiamo conto che la decisione di questo ulteriore posticipo dell’apertura delle Scuole Superiori è stata già presa e, pur non condividendola, Le chiediamo di pensare e di organizzare tutto ciò che ritiene necessario per far sì che il primo febbraio sarà finalmente il giorno della riapertura delle Scuole, se non al cento per cento, almeno con una adeguata percentuale di presenza.

Auspichiamo che questo periodo sia l’ultimo sacrificio richiesto a questa generazione. Portiamo inoltre alla Sua attenzione il fatto che la maggior parte dei Paesi d’Europa è arrivato alla chiusura delle Scuole solo come extrema ratio, ritenendo l’istruzione un bene primario ed irrinunciabile.

Ci teniamo a sottolineare la natura costruttiva e non polemica del nostro messaggio, che confidiamo possa fornire spunti di riflessione".

Il documento rivolto alle parrocchie

"Siamo un gruppo di genitori preoccupati per ciò che stanno vivendo i nostri figli, studenti delle scuole superiori vicentine. Abbiamo pensato di rivolgerci a Voi in quanto siamo certi di condividere lo stesso obiettivo: il bene e il futuro dei nostri ragazzi/e.

I nostri ragazzi stanno perdendo tasselli importanti per la costruzione della socialità, oggi più che mai necessaria. Stanno perdendo la parte educativo-formativa svolta dal prezioso lavoro di agenzie educative fondamentali (parrocchie, oratori e scuole).

I nostri figli vivono giorno dopo giorno isolati, davanti ad uno schermo, perdendo il contatto con persone adulte competenti e adeguatamente preparate, i modelli significativi capaci di orientarli verso orizzonti di senso e di condivisione.

Vivono inghiottiti in un mondo virtuale, con relazioni fittizie online. Rischiano di confondere reale e virtuale, e abitano un luogo lasciato vuoto che la tecnologia può occupare diventando il loro nuovo idolo, abbandonando la dimensione spirituale-religiosa, così importante per la crescita individuale e collettiva di ognuno e della comunità.

La scuola sta facendo sforzi enormi, ma la didattica a distanza è una didattica dove i ragazzi assomigliano a spettri, dove perdono la loro essenza di persone: comunicano tramite i social e tramite schermi, ma la didattica è relazione, sguardi, sospiri, si nutre di fisicità non di chat e click.

Siamo fermamente convinti che la prolungata assenza da scuola, intesa non solo come didattica e trasmissione di saperi, bensì come insieme di interrelazioni tra docenti e studenti e soprattutto tra gli studenti stessi, produca inevitabilmente profondi squilibri nella formazione culturale e personale dei nostri figli, che, non dimentichiamolo, sono il futuro del nostro Paese.

La Didattica a distanza, proposta in maniera encomiabile dal corpo docente e pur essenziale in una situazione di emergenza e per un breve periodo di tempo, non può certo sostituire la didattica in presenza.

Non possiamo pensare che l’unica modalità con la quale formare i nostri ragazzi sia costituita esclusivamente dalla DAD. Uno strumento che alimenta l’isolamento e il disorientamento nei nostri figli impedendogli di tessere quella naturale rete di relazioni sociali fondamentale per la costruzione di una comunità.

Inoltre, l’assenza di didattica in presenza accentua le difficoltà di molti ragazzi, in particolare di quelli più fragili ed amplifica, inevitabilmente, le disuguaglianze sociali. La maggior parte dei Paesi d’Europa è arrivato alla chiusura delle Scuole solo come extrema ratio, ritenendo l’istruzione un bene primario ed irrinunciabile.

Ci rendiamo conto che la decisione di questo ulteriore posticipo dell’apertura delle Scuole Superiori è stata già presa e forse è stata necessaria, ma vogliamo credere che questo sia stato l’ultimo sacrificio richiesto ai nostri figlioli.

Vi chiediamo cortesemente di diffondere le nostre iniziative e il nostro pensiero, certi che anche a Voi stia a cuore il futuro dei nostri figli".

 

Seguici sui nostri canali