A due anni esatti dal referendum regionale sull’Autonomia: Anniversario amaro
La «venetista» Ilaria Brunelli, non si arrende e porterà la discussione con una mozione in Consiglio comunale.
A due anni esatti dal referendum regionale sull’Autonomia: Anniversario amaro
Sono trascorsi già due anni dal referendum del 22 ottobre 2017 che diede il via alla lunga attraversata nel deserto dei veneti verso l’autonomia regionale. Con il nuovo governo giallorosso, tuttavia l’agenda dell’autonomia sembra essere già stata riposta in qualche cassetto ministeriale. Ilaria Brunelli, consigliere comunale di maggioranza, è uno dei volti nuovi più conosciuti della lotta per l’autonomia del Veneto.
«Forse non tutti i bassanesi sanno che il referendum autonomia dipende un po’ anche da loro, per la precisione dall’amministrazione Cimatti. Il 26 settembre del 2013, infatti, il Consiglio Comunale votò a favore di un ordine del giorno per invitare la Regione veneto a indire un referendum sull’indipendenza. Questa spinta, sottoscritta da oltre 180 comuni veneti, si trasformò in quella che divenne la legge regionale 16/2014. A cui Forza Italia rispose proponendo la Legge Regionale 15/2014, che indiceva un referendum sulla più mite autonomia. Entrambe impugnate, la 16 venne rigettata completamente, la 15 invece divenne il famoso referendum del 22 ottobre 2017».
Già allora era ben chiara la posizione del centrosinistra.
«Al tempo mi stupì il comportamento del Pd, che non volle supportare la proposta: si trattava ovviamente di essere d’accordo sul concetto di votare, non certo sulla risposta al quesito e un partito che si vuole chiamare democratico non dovrebbe nemmeno mettere in dubbio la possibilità che il cittadino abbia diritto di essere interpellato su ciò che lo riguarda».
Riguardo all’autonomia ci sono diversi gradi di differenziazione politica sul tema: lei è «venetista», quasi al limite dell’indipendentismo.
«Rispetto al termine “venetista” mi definirei piuttosto una sostenitrice dell’autogoverno. Non si tratta infatti di una semplice passione, ma di un’idea politica sostenuta non solo da motivazioni culturali ma anche numeriche e di efficienza. Anzi, come possiamo vedere anche in Europa è un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più, in risposta probabilmente ad una globalizzazione che ci vorrebbe tutti omologati. Le differenze invece costituiscono ricchezza ed è sulle differenze che il confronto si può arricchire».
I cittadini veneti, i bassanesi, cosa si stanno perdendo con la mancata autonomia?
«La possibilità più rapida di risposte alle necessità della nostra terra: autonomia significa avere la possibilità di scegliere regole più adatte al nostro territorio. Pensiamo ad esempio a una scuola di montagna che, secondo lo Stato, non avrebbe i numeri per rimanere aperta: non vorremmo che, se fosse strategico per mantenere popolate le montagne, si potesse ugualmente tenerla aperta garantendo l’istruzione ai bambini senza costringerli a trasferirsi? Questo significa esercitare l’autogoverno».
Due anni esatti dal referendum: un anniversario amaro?
«L’Italia non vuole concedere nemmeno quello che sarebbe un diritto costituzionale. La melina fatta in questi due anni è stata snervante. Nonostante la girandola delle date che partivano dai famigerati 15 minuti di Salvini, dopo due anni siamo ancora qui. Il 22 ottobre alle 12.30 sarò con Marino Finozzi e il Comitato Veneto Autonomo Subito, di cui lui è presidente, alla manifestazione “Un ponte per l’autonomia” sul ponte di Rialto. Per ricordare, in uno dei punti simbolo di Venezia, che la nostra terra non dimentica e non molla l’osso».
Finita l’esperienza della Lega al governo, è archiviato anche il sogno dei veneti di arrivare all’autonomia?
«Tutti noi puntavamo sull’accoppiata Regione-Stato dello stesso colore per riuscire ad ottenere quello che la nostra terra chiede da quasi 30 anni. Zaia su questo è stato perentorio: l’autonomia, dice, riusciremo a portarla a casa comunque. Il presidente è riuscito a portare a casa l’Unesco per il prosecco e le Olimpiadi di Cortina contro ogni aspettativa».
Prossime iniziative del fronte indipendentista?
«Proprio oggi si tiene la presentazione del Partito dei Veneti al PalaGeox di Padova, al quale partecipano diversi esponenti indipendentisti. Quello del partito territoriale è un tema che sempre più spesso viene citato anche nella nostra regione, non solo dagli indipendentisti, rifacendosi alle esperienze positive della Baviera o del Sud Tirol».
Porterà la «sua» battaglia politica anche in Consiglio a Bassano?
«E’ mia intenzione, anche a seguito dei gravi fatti che si stanno verificando in Catalunya e Siria, presentare una mozione che porti il Consiglio Comunale a riflettere sull’importanza del rispetto del voto e soprattutto del dialogo politico. Proprio per questo intendo stilarla e sottoscriverla possibilmente con tutti, a partire dalle minoranze».