Rosà: sulla Via Francigena una lezione di vita

Emozioni e racconti di viaggio dei ragazzi dell’Azione Cattolica Giovanissimi tornati dalle quattro tappe in terra toscana.

Rosà: sulla Via Francigena una lezione di vita
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Sulla Via Francigena una lezione di vita

Sono tornati sabato 10 agosto i ragazzi dell’Azione Cattolica Giovanissimi di Rosà dal cammino sulla via Francigena che li ha impegnati in un’esperienza irripetibile per sette giorni. Tanta fatica sulle spalle, un carico di ricordi e di emozioni, importanti lezioni apprese e una condivisione che solo un vissuto come questo può dare. Hanno percorso quattro tappe in terra toscana, per un totale di circa 86 chilometri a piedi. Il gruppo, composto da ragazzi di età compresa tra i 14 e 18 anni, da tre cuochi, sei animatori e Don Ivan Arsego, guida spirituale della squadra, è arrivato a San Miniato in pullman e si è immesso nel percorso della storica Via percorrendo la tappa fino a Gambassi Terme, poi verso San Giminiano, Monteriggioni e infine Siena. «Il gruppo è stata la risorsa che ha aiutato ciascuno a superare la paura di non farcela e i propri limiti - commentano gli animatori – un’esperienza che ha dato tanto, uno dei migliori campi fatti».

Ci sono stati incidenti di percorso?

«Ce ne sono stati, come sempre succede, ma tutti i problemi sono stati risolti in gruppo, dalle timide vesciche, poi diventate vescicone, al ragazzo rimasto chiuso in ascensore per un imprevisto black out. Problemi sempre risolti con serenità e una buona dose di ironia».

Cosa vi sembra sia rimasto ai ragazzi?

«Ai ragazzi speriamo rimanga il fatto che nei momento di sconforto e di stanchezza, cercare supporto nel gruppo è la chiave per superare le difficoltà. Prime impressioni: dovrebbero parlare i passi fatti assieme. Uno dei migliori campi fatti, questo è il bilancio a fine percorso».

A voi animatori cosa è rimasto?

«Tantissimi sorrisi, la forza di sapere che le nuove generazioni ci sono, battono forte ed hanno un mucchio di risorse che il mondo nemmeno immagina».

Cosa significa mettersi in cammino con un gruppo così numeroso?

«Significa assumersi una bella responsabilità, alleggerita dal fatto che i ragazzi hanno preso assieme a noi molte decisioni, quindi il sentiero è stato molto più leggero, sia coi piedi che con la testa e con il cuore. Bravi i cuochi che hanno dovuto districarsi tra le peggiori cucine e nonostante ciò le pietanze preparate sono state ottime e calibrate per un percorso del genere; grazie a don Ivan che con i momenti di preghiera della mattina e della sera ha scandito i tempi del nostro viaggio».

Quale lezione o impressione rimarrà a distanza di tempo? Cosa andrebbe cambiato e cosa mantenuto?

«Il fare gruppo, oltre tutte le età ed i pregiudizi. Noi animatori abbiamo scelto, come mai era stato fatto, di includere tutti, ragazzi e cuochi, nelle decisioni più o meno importanti. Si è sempre discusso, valutato e deciso insieme con serenità e responsabilità. E’ difficile trovare un campo con ragazzi che fanno così tanta unione. Di sicuro da mantenere per i prossimi anni sarà lo spirito, da cambiare magari la location per dare novità; chissà magari anche all’estero. Sognare non costa nulla».

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