Gino Prandina in mostra a Bassano

Le opere esposte allo Spazio Corona rappresentano una ricerca sullo spazio e il carattere dei luoghi dell'anima

Gino Prandina in mostra a Bassano
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L'artista Gino Prandina Battistello fa tappa a Bassano. Le opere esposte allo Spazio Corona rappresentano una ricerca sullo spazio e il carattere dei luoghi dell'anima

Gino Prandina in mostra a Bassano

Alla ricerca del Genius loci, - così come Norberg Schulz teorizzò la sua ricerca all’interno della cultura dell’ambiente umano - la mostra di Gino Prandina Battistello è un viaggio nella psiche del paesaggio verso il suo fine ultimo, quello di essere vissuto e “pensato”. L’ascolto e la relazione profonda coi luoghi ha prodotto la tappa 2019 dell’Autore a Bassano, e le opere esposte rappresentano una ricerca sullo spazio, il carattere e l’unicità splendente di innumerevoli “luoghi dell’anima”, di cui è ricca la nostra terra.

Un viaggio nella psiche

È la ricerca di quel disvelamento che chiarisce, attraverso i segni, cosa un paesaggio voglia essere o voglia divenire e in che modo voglia “autorealizzarsi”. Il genius loci è lo spirito del luogo… e può esprimere la sua connotazione cosmica, romantica o classica, e guidare alla sua manifestazione mediante il linguaggio dell’arte di volta in volta in forma lirica, istintiva o aulica. Le opere recenti di Prandina ricercano “l’invisibile del paesaggio”, come esigenza dell’umano: “abitare” questa terra (Heidegger), orientandosi e identificandosi in un ambiente e fra gli spazi in cui la vita si svolge, e che diventano “luoghi” nel senso più alto del termine: spazi esistenziali. Ogni quadro, ora forse in modo più evidente, è il rilevato concreto di spazi ristretti o ampissimi, quasi personificati nel cangiante fenomeno della luce radente che scorre sulle superfici, manifestando le caratteristiche principali di un luogo, ed esaltandone le proprietà. Così ogni “luogo” descritto assume una rivelazione singolare e, come delle finestre esistenziali, le opere di Prandina si rendono suscettibili alle infinite gradazioni della luce diurna che nel suo variare aiuta l’osservatore a cogliere nella forma topografica “cose antiche e sempre nuove” ripescandole dal buon tesoro della memoria” per mezzo di un’operazione di “riconoscimento”.

L'allestimento della mostra

La rassegna bassanese è allestita, con la consueta cura dei particolari, nel rinnovato SPAZIO CORONA, dell’APT Probassano, in largo Corona d’Italia. Due saloni antichi restaurati e riportati all’integrità degli spazi originari, permettono di immergersi nella dimensione della città medievale: suggestiva l’inserzione sulla parete delle mura antiche, ben leggibili nella tessitura a calce e pietre di fiume della parete est. La tappa 2019 richiede al visitatore un surplus di attenzione, guidato anche dall’essenzialità elegante dello spazio e dalla luminosità che circonda il quadro: osservazioni e percezioni necessarie a decodificare «sistema di immagini percepite, dotato di una forma spaziale costante e insieme sempre variabile dalle suggestioni della luce diurna o artificiale. E' una specie di viaggio nella visione del bambino, per stupirsi e ricomprendere quella relazione che intercorre tra il gli oggetti molteplici inseriti nei quadri, per unificarne la percezione allontanandosi da essi e riconoscendo un disegno d’insieme che va lentamente apparendo.

Prandina come guida alla "figurabilità"

Queste “finestre” rapresentano, cioè dicono qualcosa della “figurabilità” di alcuni ambienti nel dialogo fra la materia e l’occhio dell’artista che l’ha colta e narrata. Non si è lavorato per un racconto artistico «egocentrico», quanto piutttosto alla semplificazione del linguaggio pittorico ad strutture generali: una sorta di ricomposizione mondo esterno fatta con l’occho dell’artista». Questa mostra dunque, alla ricerca di una personificazione artistica di spazi naturali e luoghi dell’architettura, cerca di evidenziarne la volontà. “L’uomo per abitare ha bisogno di sentirsi sicuro e tra le prime azioni che glielo consentono stanno quella di orientarsi e di identificarsi in un luogo, che sono la base della sensazione di appartenenza; nel senso che per poter stare in un luogo occorre conoscerlo, sapervisi allontanare, e poi anche ritornare, nonché riconoscervisi, per potersi sentire protetti.” (Norberg-Schulz) . In questo senso Prandina guida l’osservatore alla «figurabilità», alla capacità di immaginare attraverso «forma, colore o disposizione», e mediante le opere al riconoscimento del nostro “paesaggio veneto”, così prezioso e insieme fragile.

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