Come si viveva sul Massiccio del Grappa: visitabile la casa di montagna in Val Lavello
La casa di montagna Cecconello – Parolini – Costenaro e la vita in alpeggio

Saranno passati oltre trent'anni da quando, durante una delle sue passeggiate sul Massiccio del Grappa, alla scoperta di come vi si viveva un centinaio d’anni prima, tra malghe per l’alpeggio e malghe di mezza montagna dove si trasforma il latte prima di portare a valle il formaggio, Ivano Costenaro si imbatteva addirittura nella scuola voluta dal regime fascista nel territorio montano di Cismon in località Col del Brocco e che come scuola ha funzionato sino agli anni ’70.
Poco più sopra, nei prati che conducono verso località "Forcelletto" e, da là, alla cima del Grappa, in Val Lavello, Costenaro si trovò di fronte ad una malga. Niente in tutto: abbandonati da tempo i due spioventi di un'unica stanza che fungeva da stalla sormontata dal fienile, che egli ha fatto propri per farne una sorta di "buen retiro", termine che per Costenaro mantiene intatti entrambi i suoi significati.
Il primo è quello, più scontato, di luogo isolato dove appartarsi distante dalle distrazioni quotidiane, l'altro - che forse neanche gli è noto - evoca la porcellana di Capodimonte che ha preso questo nome dalla località vicino a Madrid dove nel 1759 Carlo III° di Borbone vi trasferì la fabbrica.
Vero come è vero che a completare l'interesse per il suo territorio, Costenaro non solo ha ridato un'anima al vecchio casolare di montagna, ma ha istoriato parte della sua stessa azienda con una collezione di "terre rare", lavorate secondo diversi stilemi ma tutte espressione di curiose menti locali.
Il casolare di montagna e la collezione delle sue "terre rare" (vedi foto sopra) sono visitabili su prenotazione. Cercateli su: https://www.collezionecostenaro.it
Un motivo per andare in Grappa
Il casolare, la malga di cui parliamo è un luogo che, nel corso degli anni è divenuto un ambiente frequentato dove trascorrere momenti di intima serenità, festa condivisa con gli amici e legame con la storia.
La casa di montagna è in Val Lavello, sopra Cismon del Grappa, che comprende un fienile dalla particolare architettura e che oggi è divenuto, dopo lungo e accurato restauro, un piccolo museo etnografico.
L’acquisto dello spazio rurale montano risale alla fine degli anni ‘90, anche se il restauro della casa è stato realizzato circa dieci anni dopo con il geometra Bruno Roggia e l’impresa Giannino Citton; gli esterni sono stati completati dall’impresa Gianfranco Rubbo di San Luca di Marostica e gli interni arredati da Eleonora Zampieri. Più complesso e, per certi aspetti interessante, il restauro conservativo della stalla e fienile eseguito tra agosto 2020 e dicembre 2021 con l’architetto Andrea Zuglian coadiuvato dall’impresa Roberto Zabot.
Dal punto di vista filologico, a ricostruire la storia del luogo ci ha pensato Angelo Chemin, storico e medievalista nonché attento indagatore della storia del territorio e del suo paesaggio, in particolare quello del Canal del Brenta e delle terre ad esso afferenti.
La stalla-fienile (vedi foto sopra) di Casa Cecconello – Parolini – Costenaro, come in molte casere del Grappa è completata, al di là di una piccola corte, da un modesto edificio abitativo con pozzo.

Il lungo lavoro di studio in loco e la ricerca archivistica hanno permesso allo storico Chemin di risalire al passaggio di proprietà dell’illustre botanico Alberto Parolini. Nondimeno sono state individuate almeno tre fasi costruttive. Come spiega Chemin in una sua dettagliata relazione: “Il fienile probabilmente fu rifatto nella prima metà del 1700 forse in seguito a lesioni riportate durante il grande terremoto del 25 febbraio 1695. Oggi l’interno della stalla vede una pavimentazione in lastame e le canalette di scolo dei fluidi animali in pietre sagomate.”
Il fienile ha mantenuto tutte le caratteristiche esterne ed interne divenendo una struttura affascinante e perfetta per accogliere attrezzi e manufatti della vita contadina, rinvenuti nella casera, destinati alla produzione di formaggi, burro, alla lavorazione del legno e all’estrazione della pietra, accuratamente restaurati dall’artigiano Gianpietro Bordignon.
Un po' tutta la comunità di Cismon del Grappa, ha fatto il tifo e partecipato attivamente al recupero di questa importante testimonianza, assecondando la regia del prof. Angelo Chemin cui Ivano Costenaro si è affidato per riprendere con fedeltà ogni aspetto storico e culturale della sua iniziativa (nella foto sopra: da sx, Angelo Chemin con Ivano Costenaro).