Carcere per l'attentatore

Tentato femminicidio a Marostica, la CGIL Vicenza: “Violenza sistemica e strutturale”

Il coordinamento donne della Cgil vicentina stigmatizza l'accaduto

Tentato femminicidio a Marostica, la CGIL Vicenza: “Violenza sistemica e strutturale”

Come si saprà, sabato scorso, 6 settembre 2025, tale Gaetano Buccolo, operaio 45enne di Rosà (VI), ha attentato alla vita della ex moglie accoltellandola mentre quella era al lavoro al banco bar di una sala slot di Marostica. Arrestato per tentato omicidio è comparso avanti al Giudice che ne ha disposto la carcerazione anche in ragione dei suoi precedenti.

La sala slot di via Monte Grappa a Marostica

Buccolo, infatti, negli ultimi 20 anni è stato autore di una serie continua di violenze, psicologiche e fisiche,  ai danni della ex moglie e della famiglia che aveva sempre sopportato i suoi soprusi, almeno sino al 2021 quando fu finalmente denunciato e quindi condannato a due anni e mezzo di carcere per maltrattamenti in famiglia. A tale pena si aggiunse un altro periodo di reclusione residua per altra condanna.

La donna si era decisa a lasciare la casa famigliare dopo che il marito le aveva gettato una pentola di acqua bollente, ustionandola in diverse parti del corpo, cercando conforto nei servizi dell’Ulss7 i quali, raccolte le confidenze, l’avevano convinta a denunciare i fatti alla Forze dell’ordine.

Il tentato omicidio

Arriviamo così a sabato scorso, quando Buccolo si presenta alla sala da gioco Admiral di via Monte Grappa a Marostica dove, come detto, la ex moglie fa la barista, tira fuori un coltello e comincia menare fendenti al corpo, al viso, al collo e a sulle braccia con cui quella tentava di ripararsi.

L’aiuto provvidenziale

Alla donna che scappava e chiedeva aiuto tra il fuggi fuggi generale, mentre l’ex la insultava e minacciava di morte, è andata in soccorso solo un’altra donna che ha chiamato il 112 ed ha tenuto testa all’aggressore sino all’arrivo dei Carabinieri che lo hanno sorpreso con il coltello ancora in mano.

Ricoverata all’Ospedale di Bassano del Grappa e già dimessa, alla vittima non è rimasto che denunciare una volta di più l’ex marito contro il quale non c’è solo la testimonianza della cliente che l’ha difesa ma anche la registrazione delle video camere della sala giochi.

Il racconto della vittima

Intervistata anche da reti video nazionali, la vittima ha raccontato:

“Stavo contando i soldi alla cassa del bar quando si è parato avanti a me estraendo di tasca un coltello. Ho portato istintivamente le braccia avanti per difendermi ma colpendomi mi ha preso per i capelli perché non mi allontanassi. Poi in mio aiuto è venuta una cliente fino all’arrivo dei Carabinieri.

Sono più di dieci anni che andavamo avanti così: ho presentato denunce, è stato arrestato e carcerato ma quando è uscito ha ripreso a molestarmi non essendosi mai rassegnato alla separazione.

Ora vorrei giustizia per me e per tutte le donne che si trovano in condizioni simili“.

Vasta eco

Tante le reazioni suscitate dal fatto così cruento, tanto nella popolazione che tra gli Amministratori locali ai quali si è aggiunta la Cgil che è intervenuta con un suo comunicato a firma di Giulia Fattori del coordinamento donne Cgil e di Giulia Miglioranza della segreteria generale della CGIL di Vicenza:

“Apprendiamo con dolore ed indignazione la notizia di un tentato femminicidio avvenuto a Marostica; obiettivo una donna che, durante il suo turno di lavoro, è stata aggredita e ferita gravemente dal suo ex marito. A salvarla da una fine ancora peggiore, una donna presente che si è frapposta tra i due ed ha chiamato i soccorsi.

Questo non è un caso isolato ed i dati parlano chiaro: dall’inizio del 2025 si sono registrati 64 femminicidi in Italia, nella maggior parte dei casi per mano di partner o ex partner o comunque di persone vicine alla vittima.

Siamo di fronte ad una cultura della violenza sistemica e strutturale, frutto di un’idea di possesso che affonda le radici nel più antico patriarcato e che purtroppo permea ancora la nostra società, le relazioni, i luoghi di lavoro, le istituzioni.

Non esistono distinzioni di provenienza geografica, livello culturale e sociale: gli assassini sono uomini che non accettano l’emancipazione e la libertà della donna, che vivono l’amore come prevaricazione e controllo dell’altro. Il femminicidio è sovente, l’atto finale di una catena di violenze – fisiche, psicologiche, economiche – che si consumano spesso in silenzio.

Servono misure concrete e strutturali, non annunci ad intermittenza o soluzioni solamente punitive e propagandistiche come questo Governo vuole imporre. È necessario, ora più che mai, adottare strategie per un reale cambiamento culturale, per spezzare il legame ancora troppo profondo che esiste tra diseguaglianze di genere, precarietà economica, stereotipi culturali e violenza.

Serve urgentemente l’educazione affettiva, sentimentale e sessuale nelle scuole per costruire una cultura sana del rispetto fin dall’infanzia, la formazione obbligatoria nei luoghi di lavoro su parità di genere e contrasto alla violenza, un finanziamento stabile e un rafforzamento dei centri anti violenza nei territori.

Solo così si può estirpare la piaga della violenza sulle donne, perché la violenza di genere è una questione politica, sociale, sindacale”.