Vicenza

Società non paga i diritti di confine: sequestro preventivo di oltre 470mila euro

Le indagini hanno fatto luce sulle diverse fasi di una frode doganale realizzata da una società vicentina per aggirare l’applicazione dei dazi antidumping.

Società non paga i diritti di confine: sequestro preventivo di oltre 470mila euro
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I Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza, coordinati dalla neocostituita Procura Europea (EPPO), hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di oltre 470 mila euro disposto dal GIP del Tribunale di Vicenza nei confronti di una società che si è sottratta al pagamento dei diritti di confine, dichiarando la falsa origine della merce importata.

Società non paga i diritti di confine

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vicenza, hanno fatto luce sulle diverse fasi di una frode doganale realizzata da una società vicentina per aggirare l’applicazione dei dazi antidumping, stabiliti dall’Unione Europea per contrastare le pratiche commerciali sleali da parte di imprese estere che, introducendo nel mercato europeo prodotti a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato, causano gravi distorsioni nella concorrenza, impedendo alle imprese nazionali e comunitarie di restare competitive.

Dalle investigazioni delle Fiamme Gialle beriche, compiute attraverso la puntuale mappatura delle importazioni di elettrodi in tungsteno e l’esame della documentazione contabile ed extracontabile, acquisita anche in formato elettronico, è emerso che la società, operante nel settore della fabbricazione di apparecchiature elettriche per saldature, ha importato in Italia elettrodi di tungsteno che, sebbene prodotti e imballati in Cina, sono stati trasferiti presso aziende thailandesi compiacenti, le quali, in cambio di specifiche commissioni, si sono occupate di predisporre la documentazione necessaria ad attestare la falsa origine thailandese, curando poi il successivo invio in Italia.

In tale modo, dichiarando all’atto dell’importazione che la merce è stata prodotta in Thailandia invece che in Cina, l’impresa italiana ha potuto indebitamente fruire dell’applicazione di un dazio del 6%, in luogo del maggior dazio del 63,5%, previsto per le importazioni di tale tipologia di prodotti dalla Cina, garantendosi così un illecito risparmio fiscale di oltre 470 mila euro, frutto dell’evasione del dazio antidumping e della relativa IVA all’importazione, inteso come diritto di confine.

Si tratta del primo caso nella provincia berica di un provvedimento cautelare richiesto dal Procuratore Europeo Delegato di Venezia sulla base delle indagini delegate alla Guardia di Finanza vicentina.

Denunciate 4 persone

Le attività investigativa, in sostanza, hanno consentito di procedere alla denuncia di 4 persone fisiche ritenute responsabili, in concorso tra loro, dei reati di contrabbando aggravato e di falso ideologico alla Procura Europea, che ha richiesto e ottenuto dal G.I.P. del Tribunale di Vicenza un decreto di sequestro preventivo, con cui sono state cautelate disponibilità finanziarie riconducibili alla società, pari all’importo dell’evasione realizzata.

L’operazione di servizio si colloca nell’ambito delle attività svolte dalla Guardia di Finanza per contrastare, in questo particolare periodo di contrazione economica, i più gravi e dannosi sistemi di frode che minacciano la sicurezza economico-finanziaria del Paese e dell’Unione Europea, soprattutto nella prospettiva di tutela e garanzia delle libertà economiche e imprenditoriali, nonché delle legittime aspettative di crescita di numerosi operatori del settore, anche del territorio berico, rispettosi delle regole.

In tale prospettiva, si pone la proficua collaborazione del Corpo con la neocostituita Procura Europea (EPPO), organismo indipendente comunitario, divenuto operativo dal 1° giugno 2021, incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i più gravi reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione Europea.

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