Parco Faunistico Cappeller: la casa di diverse specie in via d’estinzione
Si tratta del gibbone dalle mani bianche, le ontre asiatiche, i fenicotteri rosa, la lince Caracal, i suricati, la scimmia Guereza e molti altri ancora

Parco Faunistico Cappeller: la casa di diverse specie in via d’estinzione
Dal 1998 una presenza costante nel territorio, un punto di riferimento per grandi e piccini, un’oasi di verde e di tranquillità nel cuore di Cartigliano. Da oltre vent’anni il Parco Faunistico Cappeller offre l’opportunità a famiglie, gruppi e scolaresche, di passare una giornata immersi nella natura, circondati da centinaia di specie di animali. Uno zoo a portata di tutti ed un orto botanico con più di 500 essenze arboree, in cui il benessere degli esemplari ospitati e l’educazione ambientale sono solo due delle principali mission che ogni giorno il parco Cappeller si impegna a portare avanti, mantenendosi aggiornato sui nuovi studi scientifici. Da diversi anni stiamo assistendo alla progressiva scomparsa di numerose specie e, se questo fenomeno non verrà arrestato, porterà all’estinzione di molte di esse. È proprio a confine di questo processo che si colloca il Parco Faunistico Cappeller, divenuto casa di alcune specie classificate come a rischio di estinzione nelle liste IUCN.
«Questi esemplari – raccontano dal parco – fanno da ambasciatori per i loro simili in natura, in quanto ci permettono di conoscere, attraverso le guide del parco, la loro storia, interessata molto spesso da fenomeni quali il bracconaggio, l’inquinamento o la distruzione del loro habitat. Gli stessi, sono diventati col tempo oggetto di studio ai fini della ricerca e, in alcuni casi, il nostro parco li ha addirittura inseriti in programmi di riproduzione e di ripopolamento».
Ad oggi il parco può annoverare molti successi, che negli anni hanno portato diverse specie a riprodursi in maniera costante. Il gibbone dalle mani bianche (in foto), le piccole lontre asiatiche, i fenicotteri rosa, la lince Caracal, i suricati, la scimmia Guereza, gli istrici africani, gli ara ali verdi, l’aquila pescatrice, le grandissime testuggini sulcate, il gufo delle nevi ed il wallaby nato da mamma albina e da papà non, sono soltanto alcune delle nascite che hanno emozionato e che ora sono parte di questa struttura che oggi è luogo di conservazione, educazione, ricerca e divulgazione scientifica. Il Parco Cappeller si interpone anche come riferimento per il Nucleo Carabinieri Forestali dello Stato e per il Ministero dell’Ambiente: in quanto struttura licenziata e riconosciuta, si è evoluta nel tempo affiancando all’attività di giardino zoologico anche quella di centro di recupero di specie minacciate.
Un esempio di questa collaborazione è l’arrivo dei varani che, dopo un lungo procedimento partito da un sequestro da parte delle autorità preposte, sono giunti al parco, che ne è divenuto l’affidatario. A dieci anni dall’apertura, l’interesse e la dedizione per gli animali hanno permesso anche la costruzione del Museo di Storia Naturale, che ad oggi conta 2400 mq di esposizione, con una sezione dedicata interamente all’evoluzione dell’uomo, una agli ambienti naturali (con oltre 4mila esemplari di animali tassidermizzati) e una, di più recente apertura, dedicata al micro-mondo degli invertebrati. È proprio a quest’ultima sezione che fa riferimento una delle attività didattiche inserite tra le novità 2019, chiamata «Il micromondo» che si svolge in una sorta di sala operatoria dove i ragazzi possono vestire i panni di un chirurgo e, simulando delle radiografie, approfondire l’anatomia di un invertebrato ponendola a confronto con quella di un essere umano. Parco Faunistico e Museo di Storia Naturale, quindi, sono due realtà che si intrecciano e si completano, entrambe rivolte all’obiettivo di diffondere la conoscenza scientifica.