Continuano le indagini

Omicidio coniugi Fioretto: Caccia al secondo indagato dopo l’arresto di Umberto Pietrolungo

Disposte nuove analisi sui guanti in lattice ritrovati vicino alla scena del crimine, nella speranza di estrarre ulteriori tracce di DNA che possano portare all’identificazione del secondo assassino

Omicidio coniugi Fioretto: Caccia al secondo indagato dopo l’arresto di Umberto Pietrolungo
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La caccia al secondo responsabile dell'omicidio dei coniugi Pierangelo Fioretto e Mafalda Begnozzi, uccisi a colpi di pistola la sera del 25 febbraio 1991 a Vicenza, prosegue senza sosta. Dopo l’arresto di Umberto Pietrolungo lo scorso giugno, la squadra mobile di Vicenza sta ora concentrando gli sforzi per individuare il complice che avrebbe agito al suo fianco in quella tragica notte.

Un delitto commesso 33 anni fa

A 33 anni dal brutale omicidio dei coniugi Pierangelo Fioretto e Mafalda Begnozzi, la procura di Vicenza è ora concentrata sull’identificazione del secondo killer. Mentre Umberto Pietrolungo, calabrese di 58 anni e legato alla criminalità organizzata, è stato arrestato lo scorso giugno come responsabile materiale del delitto, le indagini proseguono per dare un volto al complice che avrebbe agito al suo fianco quella sera del 25 febbraio 1991.

Gli investigatori hanno sempre ritenuto che Pietrolungo non fosse solo durante l'esecuzione. Per questo, sono state disposte nuove analisi sui guanti in lattice ritrovati vicino alla scena del crimine, nella speranza di estrarre ulteriori tracce di DNA che possano portare all’identificazione del secondo assassino.

L'omicidio a Contrà dei Torretti

L’omicidio di Pierangelo Fioretto, stimato avvocato civilista specializzato in diritto societario e fallimentare, e della moglie Mafalda Begnozzi, scosse profondamente la comunità vicentina. I due furono aggrediti sotto la loro abitazione in contrà dei Torretti: Fioretto venne colpito mortalmente da diversi proiettili, mentre la moglie fu freddamente giustiziata quando già si trovava a terra.

All’epoca dei fatti, il ritrovamento di 17 bossoli calibro 7,65 sul luogo del delitto e la brutalità dell’esecuzione lasciarono intendere che si trattasse di un omicidio su commissione.

Il ritrovamento del guanto

Per oltre tre decenni, il caso rimase senza colpevoli, nonostante le indagini e le testimonianze raccolte. La svolta è arrivata solo nel 2023, quando un nuovo esame del DNA su un guanto ritrovato sulla scena del crimine, ha rivolto i sospetti verso Umberto Pietrolungo, già noto alle forze dell'ordine per precedenti rapine e sequestri di persona, che aveva vissuto tra Genova e Milano negli anni '90 e aveva legami con esponenti della criminalità organizzata calabrese.

Le indagini, riaperte grazie agli sviluppi scientifici, hanno portato a ricollegare Pietrolungo a una serie di reati commessi tra il 1991 e il 2022, tra cui una sparatoria a Cirella di Diamante nel 2022 che ha fornito campioni biologici decisivi. Nonostante l'arresto del 58enne, gli investigatori credono che non abbia agito da solo e stanno ora lavorando per identificare il complice, che potrebbe essere collegato a una rete criminale più ampia.

L’automobile utilizzata per l’omicidio, un’Alfa Romeo 75 rubata a Milano pochi giorni prima del delitto, aggiunge un ulteriore elemento di mistero. Secondo le ricostruzioni, il furto dell’auto era stato denunciato solo il giorno dopo l’omicidio da un prestanome, oggi deceduto. Questo dettaglio ha spinto gli inquirenti a credere che dietro l’omicidio dei coniugi Fioretto ci fosse un’organizzazione criminale ben strutturata, con legami tra il nord e il sud Italia.

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