Maxi frode da 34 milioni di euro sul pellet, coinvolta nel "giro d'affari" anche una società vicentina
La guardia di finanza ha scoperto un intricato sistema di fatturazioni false per praticare prezzi concorrenziali
Un duplice effetto dannoso: perdite al fisco e concorrenza sleale nel mercato
Maxi frode da 34 milioni di euro sul pellet, coinvolta nel "giro d'affari" anche una società vicentina
Frode fiscale internazionale da 34 milioni di euro, coinvolta anche una società vicentina: acquistava gradi quantità di Pellet da fornitori con sede in Polonia, Slovacchia ed Estonia per poi rivenderlo alle vere società destinatarie con sede nella provincia di Padova. Il tutto gestito principalmente attraverso transazioni cartacee tra il 2018 e il 2022.
Dopo un'approfondita indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Padova, i finanzieri del Comando Provinciale di Venezia hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di cinque cittadini italiani. Questi sono ritenuti responsabili, in vario modo, di aver concepito e messo in atto una frode fiscale internazionale del valore di 34 milioni di euro, relativa alla compravendita di pellet tra il Veneto e l'Europa Orientale.
Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal 2° Nucleo Operativo Metropolitano, diverse società apparentemente legate tra loro, con sede nelle province di Venezia, Treviso, Vicenza e Padova, hanno acquistato grandi quantità di pellet da fornitori con sede in Polonia, Slovacchia ed Estonia.Successivamente, queste società hanno rivenduto il pellet alle vere società destinatarie, situate nella provincia di Padova. Il tutto è stato gestito principalmente attraverso transazioni cartacee.
Fatture false e intermediari
In pratica, usando un intricato sistema di fatturazioni false, queste società intermediarie hanno inserito se stesse nelle operazioni di compravendita tra operatori esteri e le società padovane, evitando di pagare l'IVA dovuta sulle cessioni intracomunitarie. Questa frode ha permesso loro di eludere sistematicamente l'IVA intracomunitaria, ottenendo un vantaggio competitivo nei confronti delle altre imprese, in quanto potevano praticare prezzi di vendita notevolmente inferiori rispetto alla media di mercato.
In sintesi, questo sistema criminale consolidato ha avuto un duplice effetto dannoso: da un lato, ha causato perdite al fisco, dall'altro ha distorto il principio di concorrenza leale nel mercato.
Le indagini dei finanzieri di Mestre hanno coinvolto l'analisi dei registri contabili delle varie società coinvolte, oltre ai conti bancari e ai dati delle chiamate telefoniche. In seguito, sono state effettuate perquisizioni mirate presso le sedi delle imprese e delle persone coinvolte nell'indagine, consentendo di ricostruire questa frode fiscale dal valore complessivo superiore a 34 milioni di euro.