Mattia Clavello, il supercannoniere veste bianco-verde

In forza all'hockey club Montecchio Precalcino da ben 9 primavere, ha vinto la stecca d'oro superando Bertolucci.

Mattia Clavello, il supercannoniere veste bianco-verde
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Stecca in mano, pattini che volano e nel cuore l’amore per la maglia banco - verde che lo accompagna da ben 9 primavere. Questo e molto altro ancora è Mattia Clavello, attaccante in forza all’hockey club Montecchio Precalcino, che alla vigilia dei playoff per tentare la scalata nella massima categoria è stato incoronato capocannoniere, con pochissimo scarto dal bomber di Correggio Mirko Bertolucci. Un amore, quello per le otto rotelle, che lo accompagna fin dalla tenera età, nel ricordo del padre che lo guarda da lassù e che sarebbe fiero dei risultati del suo ragazzo. Alla soglia dei trent’anni, il numero 5 del Montecchio si è fatto conoscere e amare dal pubblico e dai compagni non solo per la sua grinta (che gli è valsa la stecca d’oro donata dalla società) ma anche per la profonda lealtà nei confronti di una squadra che l’ha accolto nel 2010 e a cui ha regalato grandi emozioni, insieme ai suoi compagni.

Mattia, quando ha iniziato ad avvicinarsi al mondo dell’hockey?
«Ho iniziato a pattinare all'età di 3 anni un po’ per caso, spinto dai miei compagni di classe che già pattinavano (e dalla nonna che mi portava a sfogare in pista per gestire la mia vivacità) e a 6 anni ho fatto la mia prima partita ufficiale. Mio padre ha praticato questo sport fino all'età di 14 anni circa quindi ho sempre saputo dell'esistenza dell'hockey su pista, anche se nessuno mi ha mai forzato a praticarlo. Dopo le prime pattinate è stato subito amore».

In quali squadre ha giocato prima di approdare al Montecchio?
«Sono cresciuto con il Sandrigo, società in cui ho militato fino al raggiungimento della serie A2. All'età di 18 anni mi sono trasferito al Breganze dove sono rimasto per 3 anni e dove ho avuto la fortuna di giocare un paio di stagioni in serie A1. La voglia di nuove sfide mi ha poi portato a Montecchio Precalcino e questa è la mia nona stagione in società. Dopo il primo anno di serie B siamo riusciti ad ottenere subito la promozione in A2 e a lottare ogni anno per un posto ai playoff, quasi sempre riuscendoci».

Questo per il Montecchio è stato un ottimo campionato, partito un po' in sordina ma poi la squadra è riuscita ad ingranare la quinta e aggiudicarsi un buon posto in classifica per tentare la salita in A1. Personalmente cosa ne pensa? E’ soddisfatto del campionato intrapreso?
«Come hai detto tu siamo partiti ad Ottobre determinati e carichi di entusiasmo ma purtroppo i risultati non ci hanno dato ragione. E' stato un girone di andata tra alti e bassi dove per un soffio abbiamo mancato la qualificazione alle finali di Coppa Italia. Siamo stati bravi però a non perdere la concentrazione e a continuare a lavorare sodo: è stata questa secondo me la chiave di svolta che ci ha permesso di raccogliere punti importanti nel girone di ritorno e a risalire in classifica nelle posizioni che contano. Lo spirito di squadra e l'affiatamento che c'è tra noi poi hanno fatto il resto».

Tanti sono gli anni di fedeltà nei confronti della squadra bianco - verde. Come mai ha deciso di rimanere a giocare a Montecchio e non cambiare come spesso capita ai suoi colleghi hockeysti?
«Come detto prima sono approdato a Montecchio per raccogliere una nuova sfida, ma la famigliarità dell'ambiente e la disponibilità delle persone che vi operano han fatto sì che sia arrivato a disputare la nona stagione con questi colori. Sono queste le ragioni principali che mi tengono tuttora legato a questa maglia. Lavorare in un clima sereno e privo di pressioni credo sia cruciale per ottenere poi risultati importanti in pista».

E’ riuscito a piazzarsi in testa alla classifica attaccanti guadagnandosi l'appellativo di capocannoniere. Come si è sentito quando ha saputo di aver raggiunto questo traguardo? E' la prima volta?
«E' stata una bella sorpresa! Fin da inizio stagione sono stato tra i primi in classifica marcatori ma il campionato è lungo e mi sono sempre imposto di mantenere la calma: l'obbiettivo principale era comunque quello di ottenere i 3 punti il sabato. Man mano poi che si avvicinava la fine ho cominciato a crederci veramente, anche se la lotta è stata serratissima fino all'ultimo: quando competi con uno come Mirko Bertolucci non puoi mai abbassare la guardia, tant'è vero che lo scarto è stato minimo. E' la prima volta che raggiungo questo traguardo e onestamente non mi sarei mai aspettato di raggiungerlo, sopratutto alla soglia dei 30 anni quando ti trovi a competere con ragazzi di 10 anni più giovani che ti impongono di allenarti ancora più duramente per stare al loro passo. Un gran merito va ai miei compagni di squadra che mi hanno sempre supportato e aiutato nell'impresa».

La squadra le ha donato la stecca d'oro. Cosa significa questo simbolo per lei?
«Il riconoscimento dei miei compagni ha un valore affettivo enorme per me. Saper di rappresentare per loro più di un semplice compagno in pista mi gratifica molto. Lo spirito di squadra è un valore a cui ho da sempre attribuito un ruolo fondamentale. Anche quest'anno siamo riusciti a creare un gruppo dove la coesione e l'affiatamento ci hanno permesso di affrontare e superare i momenti della stagione più difficili. L'unità tra compagni talvolta conta più delle capacità tecniche e del talento».

C’è qualcuno a cui vorrebbe dedicare i suoi successi sportivi o vorrebbe ringraziare per aver contribuito a raggiungerli?
«Vorrei ringraziare innanzitutto la società Hockey Club Montecchio Precalcino partendo dal presidente Tiziano Riva e tutta la dirigenza, coach Carlos, gli accompagnatori e tutti i miei compagni di squadra. Come detto prima sono stati i protagonisti del raggiungimento di questo ambito riconoscimento. Vorrei poi ringraziare la mia famiglia e i miei amici che mi seguono e mi hanno sempre seguito per tutti questi anni, e infine chi non c'è più ma che continua ad essere presente».

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