Mamme NoPfas  a Roma: "I figli non si toccano"

Hanno partecipato alla manifestazione Nazionale contro le grandi opere, l'inquinamento e il cambio climatico

Mamme NoPfas  a Roma: "I figli non si toccano"
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Mamme NoPfas  a Roma. Le Mamme NoPfas oggi hanno partecipato alla manifestazione Nazionale contro le grandi opere, l'inquinamento e il cambio climatico.

Mamme NoPfas a Roma: "I figli non si toccano"

"Questa partecipazione - dicono in un comunicato - ci ha rese orgogliose perché siamo riuscite ad incontrare una grande partecipazione e soprattutto molti gruppi di mamme che lottano contro problemi ambientali e che possono aggravare e compromettere la salute dei propri figli. La nostra lotta continua nella ricerca per il futuro di soluzioni al gravissimo inquinamento che ci tocca e che tocca circa oramai 350mila persone. Il nostro futuro di Mamme purtroppo sarà quello di combattere questa infamia che ha distrutto il nostro territorio e il bene più grande che abbiamo l'acqua".

Sul Pfas un comunicato dell'ex senatrice Laura Puppato

"Ci sono stati anni, ben 5, di ritardi nella realizzazione di acquedotti depurati dal problema Pfas, anni in cui si è negato il problema sanitario.   L’assessore regionale all’ambiente Bottacin  bollava noi che indicavamo i problemi sanitari conseguenza oggettiva e scientificamente provata dell’inquinamento da Pfas, come allarmisti se non addirittura terroristi ingiustificati...
Ora si è addivenuti, grazie allo straordinario lavoro dei Noe di scavo e verifica dei documenti sottaciuti o sottratti alla visione pubblica, alla certezza che, di questo inquinamento da Pfas dai valori pazzeschi,  diffuso come non era mai accaduto al mondo prima d’ora, la Regione con Arpav e la provincia di Vicenza ne erano perfettamente a conoscenza.  Ma non hanno fatto nulla anzi hanno sottaciuto analisi e gravità della situazione, permettendo si perpetuasse per un ulteriore decennio almeno fino alla scoperta fatta dal Cnr nazionale nel 2013, questa pesantissima contaminazione.  Decine, centinaia di migliaia di persone indifese danneggiate fisicamente da un inquinamento non conosciuto, destinatarie di acqua che ritenevano pura e garantita, mentre era in corso un massacro ambientale e sanitario nel silenzio di chi doveva occuparsene provvedendo con urgenza a difenderne la salute.
Può una regione, una provincia, un’istituzione pubblica comportarsi in questo modo?
Negare i fatti, nascondere inquinamenti di grave portata, permettere che l’accumulo nel sangue portasse nel tempo a gravi lesioni intere comunità di persone inermi?
Ma di che valore dell’autonomia stiamo parlando, che se non ci fosse stato lo Stato con il Cnr oggi non avremo avuto ancora conoscenza di una tale ignominiosa realtà? 
Ci si rende sempre più conto di come si sia vissuti di promesse facili e bandiere al vento invece che di lavoro quotidiano per difendere salute e ambiente in questa Regione.
Io spero, spero davvero che la magistratura vada fino in fondo in questa triste storia di cui mi sono occupata con la commissione ecomafie pretendendo e ottenendo una relazione e un focus sulla vicenda che ha portato a galla le prime evidenze, e cessi finalmente questo imbarazzante silenzio verso le spaventose carenze umane e politiche delle istituzioni venete".
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