L'amato Ponte degli Alpini rimarrà in legno
Il vicesindaco Roberto Campagnolo chiarisce i numerosi dubbi della cittadinanza sul restauro, argomento principe tra le vie del centro storico.
L'amato Ponte degli Alpini rimarrà in legno. C’è chi gioisce e si rasserena per i lavoro del Ponte degli Alpini che finalmente hanno trovato modo di ingranare grazie alla nuova ditta appaltatrice e chi, come succede in tutte le questioni che possono far esprimere le proprie opinioni, si lamenta nei social network mettendo in allarme di come il ponte, a fine restauro, assomiglierebbe a un intreccio di fili d’acciaio senza l’amato legno. Niente di più falso, come ci spiega il vice sindaco Roberto Campagnolo.
Il commento del vice sindaco
«Il legno resterà il simbolo di questo nostro amato ponte, ovviamente servono altri materiali per dare struttura e stabilità nel tempo, per evitare che ogni dieci anni si ripresentino situazioni di disagio e il dispendio per la manutenzioni aumenti piuttosto che diminuire. La prossima settimana dovrebbero arrivare le travi in legno per la seconda stilata. Sarà del legno grezzo che verranno poi messi a misura come un sarto fa con i vestiti. A maggio i lavori strutturali della prima e della seconda stilata, che prevedono il lavoro con il fiume deviato, finiranno e il corso del Brenta ritornerà alla sua normalità. La pavimentazione sarà in legno e già da maggio si lavorerà sull’impalcato, sulle balaustre e sul tetto. Ritmi sostenuti e programma di lavoro ben serrato e costruttivo. Passerà l’estate e nella finestra invernale che inizierà verso dicembre, si andrà a predisporre la tura questa volta a sud per l’intervento alla terza e quarta stilata. Si riutilizzeranno i materiali utilizzati nell’intervento per la prima e seconda stilata, per ottimizzare i costi. Per quanto riguarda il riutilizzo del legno è una decisione che spetta alla sovraintendenza che valuterà lo stato del materiale; si può dire che il legno delle prime due stilate è molto rovinato e il riutilizzo sicuramente sarà minore rispetto alla terza e alla quarta stilata che si sono conservate in modo migliore e il riutilizzo, con le giuste procedure, sarà maggiore. Una parte del legno che non verrà utilizzato verrà messo a disposizione dei musei cittadini e non solo. Sono aperte le valutazione e le idee per il riutilizzo, non più strutturare, del rimanente».
Breve cronostoria
Per sentir parlare di Ponte, di Bassano, dobbiamo andare un bel po' indietro negli anni. Si parte da una prima fonte di Gerardo Maurisio, che ne riporta l'esistenza nel 1209. Bolle papali lo citano, è importantissimo per il commercio. Cade e si rialza molte volte e in tutte queste «ricadute» ognuno mette un po' del suo per la ricostruzione. Il legno rimane il materiale preferito. Odi et amo con il Brenta che, amandolo così tanto, spesso con le piogge se lo porta via con sé. Scivoliamo nel 1570 e Andrea Palladio viene incaricato di riprogettare un ponte in legno. Una piena nel 1748 se lo riporta via e la ricostruzione affidata a Bartolomeo Ferracina, Giovanni Miazzi e Tommaso Temanza. Nel biennio 1819-1821, Angelo Casarotti da Schio ricostruisce il ponte seguendo il progetto del Palladio , ma rinnovando completamento lo schema statico delle fondazioni (introduzione della «trave di soglia» posta su 15 pali in luogo della diretta infissione degli 8 pilastri sul greto del fiume). Scorrono gli anni e il nostro ponte porta addosso le guerre del tempo, senza perdere l'entusiasmo e ritornando sempre in piedi con molti rattoppi. Nel 1990, ultimo importante intervento di consolidamento nel quale si sono svolti importanti interventi sulle fondazioni attraverso l'inserimento di pali in calcestruzzo e interventi generalizzati sulle strutture lignee. Da qui, solo interventi poco invasivi di risanamento e manutenzione. Un piccolo e frammentato excursus delle peripezie del nostro Ponte.
La strada è ancora lunga, e molto probabilmente in salita; considerato ciò, rimaniamo a giudicare i fatti senza creare inutili polemiche affinché chi deve lavorare possa farlo senza interruzioni e che se le critiche ci sono, che almeno siano costruttive e non vadano a ledere l'impegno del lavoro dell'altro, in un contesto storico in cui si crede ai social, al sentito dire. Verba volant, scripta manet.