La sentenza

La compagna prende la multa, lui insulta i Vigili via social: risarcimento di 15mila euro

“E’ stata utilizzato Facebook con l’intento di raggiungere il maggior numero di persone possibili”.

La compagna prende la multa, lui insulta i Vigili via social: risarcimento di 15mila euro
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Maxi multa dopo gli insulti via social ai Vigili, rei di aver multato la compagna. Dovrà sborsare 15mila euro più le spese legali.

Maxi multa

Una sentenza del Tribunale di Vicenza destinata a far discutere dopo che un “leone da tastiera” è stato condannato a pagare una maxi multa per aver insultato e minacciato due agenti della Polizia Locale. Tutto è iniziato 5 anni fa, nel 2015, con una contravvenzione elevata da due agenti della Consorzio Nordest Vicentino ad una automobilista.

Gli insulti via social

La cosa non è stata gradita dal compagno della donna che il giorno dopo, su Facebook, ha pubblicato un post denigratorio nei confronti dei due vigili etichettati come “pezzenti, alcolizzati e tossici” corredato inoltre dal nome e cognome dei due agenti e da minacce di morte nei confronti dei loro figli.

La causa

Intercettato il post, immediatamente sono partite le querele, che hanno portato l’uomo a dover rispondere di diffamazione aggravata. Non contento uno dei due vigili aveva avviato anche una causa civile che si è conclusa appunto nelle scorse settimane con la sentenza del Tribunale di Vicenza. Il leone da tastiera quindi, ora dovrà pagare la multa di 15mila euro e le spese legali sostenute dall’agente e quantificate in 3.235 euro.

La motivazione?

Il magistrato ha ribadito che l’utilizzo dei social network è da considerarsi un veicolo di opinioni molto veloce e capillare perciò, per come è stato utilizzato, è da considerarsi un chiaro mezzo per colpire qualcuno nel modo più vasto possibile. “Pubblicare un post pubblico è stato volontario e consapevole, visibile a chiunque potesse accedere alla piattaforma social con il fine di raggiungere il maggior numero di persone. Inoltre, nonostante la causa in corso, il post non è stato rimosso perseverando nell’illecito. Il suo contenuto, infine, è chiaramente inequivocabile”.

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