Il Direttore della struttura di ostetricia e ginecologia Jacob Yoram Meir

Triveneto in difficoltà per mancanza di specialisti che non bastano a soddisfare le esigenze del territorio: il punto di vista dell’esperto.

Il Direttore della struttura di ostetricia e ginecologia Jacob Yoram Meir
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Il Direttore della struttura di ostetricia e ginecologia Jacob Yoram Meir

Nato nel 1955 in Israele, il dottor Jacob Yoram Meirha frequentato la facoltà di medicina e chirurgia all’università di Firenze, quattro anni dopo la troviamo alla scuola di specializzazione in ostetricia e ginecologia. Prima di diventare direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Bassiano, lo troviamo come dirigente medico all’istituto per l’infanzia di Trieste quale referente dell’attività di diagnosi e terapia della sterilità coniugale e le procedure di riproduzione medicalmente assistita. Oltre 300 sono le sue pubblicazioni edite a stampa. Al San Bassiano ha eseguito oltre 1700 interventi chirurgici ginecologi maggiori, dei quali 250 di oncologia ginecologica. Si è impegnato molto nel contenimento del ricorso al taglio cesareo riducendo così la percentuale dei parti addominali dal 39% al 25%. Dal 2016 è uno dei due delegati italiani della società italiana di ginecologi e ostetricia all’European Board and College of Obstetricians e Gynaecologists. Dal 1999 è membro del comitato scientifico dell’Alpe Adria.

Triveneto in difficoltà per mancanza di specialisti: il punto di vista dell’esperto

Nel Triveneto sono una sessantina i reparti di maternità sparsi nei vari ospedali del territorio. E non sono non più di 4/5 gli specialisti sfornati annualmente dalle quattro università che operano su questo territorio, vale a dire quelle di Verona, di Padova, di Trieste e di Udine. Numeri che non soddisfano certo le esigenze di un Triveneto in difficoltà. Ne parliamo con il dottor Jacob Yoram Meir, direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia all’ospedale San Bassiano.

Il serbatoio di medici si sta svuotando?

«Premetto che sino a qualche anno fa i serbatoi di medici, dove il nord attingeva, erano quelli della Puglia, della Sicilia e, marginalmente, quelli di altre regioni come Abruzzo, la Campania, il Lazio e la Calabria, dove gli specialisti risultavano in esubero rispetto al  fabbisogno locale. Questo anche in conseguenza del blocco delle assunzioni e dei commissariamenti di varie Ulss che portavano i medici a cercare lavoro al settentrione. Ad un certo punto la situazione si è invece capovolta e molti sono stati i bandi che si sono aperti in nelle regioni. Con la conseguenza che questi medici, che prima operavano al nord, hanno vinto il concorso e sono tornati a lavorare vicino a casa. Un percorso inverso che ha così lasciato sguarniti molti posti negli ospedali del settentrione».

Una criticità che riguarda anche il San Bassiano Qual è allo stato attuale il vostro organico?

«Siamo sotto organico. La pianta prevede, per il nostro reparto, tredici medici oltre al primario. Allo stato attuale siamo invece in otto oltre al sottoscritto. Non è andata bene nemmeno nell’ultimo bando. La direzione aveva chiesto otto nuovi medici per l’intera Ulss 7  ed al concorso si è presentato un solo specialista e cinque specializzandi dell’ultimo anno, che sono entrati in graduatoria ma che non potranno essere assunti prima che terminino il corso. Siamo al punto di partenza».

Non è facile gestire questa situazione.

«Si spera che in futuro la situazione si sblocchi anche se allo stato attuale non abbiamo segnali positivi in tal senso. Fortunatamente in reparto abbiamo del personale molto valido e che si sta dando da fare per sopperire alla carenza del personale stesso ed alle necessità conseguenti. La vicinanza alla popolazione, in questi frangenti, è alta e, da parte nostra, cerchiamo comunque di dare sempre il meglio».

Il vostro è un reparto h 24, con le guardie mediche interne. Cosa significa questo?

«Che per gestire la sola sala parto, nelle ventiquattro ore, tenendo conto delle ferie o dei riposi, il nostro reparto ha bisogno di un organico di sette persone».

Come fate?

«Tutto questo avviene grazie alla disponibilità di medici, infermieri e delle ostetriche, tutti professionisti di alta qualità. Sono molto orgoglioso di loro, anche per l’alta professionalità che dimostrano di avere anche nei rapporti con le pazienti».

L’abbiamo provato. Non c’è mai un momento di calma in un reparto come questo, molto frenetico ma dove una parola di conforto o un sorriso non mancano mai. Dove le pazienti si sentono seguite ed anche coccolate e dove tutto il personale sforna fiducia e tranquillità. Possiamo parlare come di un  fiore all’occhiello e non solo a livello regionale quello di questo reparto diretto da un primario di origine israeliana che, alle sue spalle, ha un curriculum di alto livello e che passa ,come docente o relatore, attraverso ben 180 eventi scientifici nazionali ed internazionali.

Nascite in calo

Le nascite? Sono in calo. Per il primario di ginecologia ed ostetricia dell’ospedale San Bassiano, Jacob Yoram Meir, «Quest’anno secondo le più recenti proiezioni, i nati potrebbero toccare quota  900». Gli ultimi dati sono quelli del 31 agosto che parlano di come le nascite, nei primi otto mesi dell’anno, siano state 614. Quale la percentuale tra maschi e femmine?  Per i primi risulta essere pari al 52,4% mentre le femmine si fermano ad una percentuale pari al 47,6%. Passando ai parti cesarei la percentuale s’attesta invece attorno al 25% «che è la media regionale» aggiunge il primario Meir. Per quanto riguarda le donne extraxcomunitarie le partorienti risultano essere pari al 22% del totale delle nascite (dato 2018). Spulciando tra le statistiche si scopre così che un 33% di questo 22% proviene da paesi africani (Ghana e Nigeria in particolare), una percentuale che sino a qualche anno fa era pari ad un 25%. L’88% risulta avere invece una provenienza dell’Europa dell’est (Moldavia, Romania ed Ucraina in primis). Se i parti sono in calo «sono aumentati invece di molti gli interventi chirurgici che, nel 90% dei casi ,vengono effettuati in laparoscopia o in robotica» aggiunge il dottor Meir. Ma non si può parlare solo di parti o di operazioni chirurgiche poichè qui bisogna aggiungere anche la grande mole di lavoro che chiama in causa le prestazioni di specialistica ambulatoriale per esterni. Dove, nei primi sei mesi dell’anno 2019, sono state erogate 6675 prestazioni contro le 6948 dei primi sei mesi del 2018 ( – 3,9%). Ma sono dati che sicuramente non sono in controtendenza. Bisognerà infatti aggiungere che nella pianta organica mancano ben cinque medici e che la struttura attuale, personale medico ed infermieristico sta facendo grossi sforzi per venire incontro alle singole necessità. E senza contare, che prossimamente è in partenza, per l’estero anche un altro medico di reparto così che l’organico si ridurrà ancora di una unità. Insomma, come sottolineato dallo stesso primario dottor Meir, siamo in presenza di una situazione alquanto critica ma che riveste ampiamente anche le altre divisioni.

Pronto soccorso: Nuove reclute

Sulla carenza dei medici arriva una novità. Si chiude con un successo il primo bando Veneto per giovani  non specializzati da inserire negli organici dei pronto soccorso. Lo ha annunciato il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia assieme all’assessore alla sanità Manuela Lanzarin nel corso di un  incontro. Le domande arrivate in Regione sono state ben 224 e riguardano il bando per il reclutamento di giovani medici laureati, abilitati ma non ancora specializzati, da inserire negli ospedali con un contratto autonomo. Il bando riguarda l’inserimento nell’area di pronto soccorso dove si tratterà di seguire, essenzialmenente, le prestazioni afferenti i codici bianchi. Si tratta del primo passo dopo la delibera regionale dello scorso agosto che aveva come obiettivo quello di far fronte alla grave carenza di medici nel comparto dell’area internistica. Il percorso formativo che precederà la fase dell’inserimento negli ospedali, sarà realizzato in collaborazione con le università. Punto di partenza il protocollo previsto dalla delibera di giunta dell’agosto scorso e che riguarda una parte teorica di formazione d’aula nella prima fase seguita da una seconda fase riguardante  una attività di tirocinio pratico con tutoraggio.

«Abbiamo avuto un’ adesione importante, il che dimostra quanta voglia di lavorare e di mettersi alla prova ci sia tra i nostri giovani medici, imprigionati nell’assurdità nazionale delle borse di specialità in numero largamente inferiore ai laureati in medicina, elemento questo tra i più determinanti per l’ormai emergenziale carenza di medici in tutta Italia», ha sottolineato il governatore del Veneto. Che ha anche ricordato come oggi in Italia vi sia una carenza di medici stimata in 53mila unità dei quali 1300 nel solo Veneto.

«In questi mesi abbiamo sentito un mare di teorie, ma fatti concreti nessuno. Il primo e unico è stato documentato dal Veneto che, tutte le Regioni, hanno fatto proprio ed approvato, inviandolo alla fine di settembre scorso al Governo ed al Ministero della Salute. Come Regione non abbiamo voluto arrenderci all’ineluttabilità di non potere dare ai nostri cittadini tutta l’assistenza di cui hanno bisogno ed abbiamo deciso di percorrere questa strada, certamente inedita, certamente coraggiosa, ma altrettanti certamente non campata in aria».

Ha aggiunto ancora il governatore. Che parla anche di come «non butteremo mai allo sbaraglio questi ragazzi, ma li inseriremo graduatamente, vicino ai colleghi strutturati, ad occuparsi delle situazioni più semplici, non certo di codici rossi. Abbiamo fiducia nelle nostre università.

«Una strada, quella di questo nuovo bando innovativo, destinato a dare respiro ai pronto soccorso che oggi, anche per quanto concerne l’Ulss 7 Pedemontana del nostro territorio,  segnala una carenza di medici che ruota attorno alle venti unità».

Bando regionale: 224 domande

Protocollate le 224 domande arrivate in Azienda Zero. Domande riservate ai giovani non specializzati che parteciperanno al bando regionale per figure da inserire nei pronto soccorso degli ospedali, parte già un nuovo bando della Regione, questa volta riservato all’area della medicina interna. Temi, quelli della sanità, alquanto dibattuti in questi ultimi mesi dopo l’esplosione della carenza di medici che ha investito la sanità non solo del Veneto ma anche a livello nazionale. E su questi nuovi bandi l’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin sottolinea come:

«Le 224 domande arrivate saranno velocemente valutate per verificare i requisiti richiesti. Ora abbiamo fatto partire il secondo bando, quello per l’inserimento nell’area internistica, con 150 posti a disposizione. E se, come fa intendere l’esito di quello appena chiuso, credo che anche il prossimo sarà un successo in modo tale che andremo a disporre di centinaia di forze fresche da inserire nel sistema, garantendo a loro un lavoro ed una occasione unica nel potersi formare sul campo. Si tratta di una soluzione di tipo emergenziale ma che, come evidenzia bene il documento approvato da tutte le regioni italiane, la questione ha due facce: quella dell’urgenza e quella della programmazione di prospettiva. L’urgenza è dettata dalla necessità di non chiudere reparti, e questo la Regione del Veneto non lo farà mai, mentre la prospettiva è quella che porta verso una profonda riforma che snellisca e sburocratizzi l’intero cammino verso l’esercizio della professione medica».

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