Il Camp Cesuna riunisce i Giovanissimi dell’Unità Pastorale

Il camposcuola è partito dalla parabola dei Talenti per meditare su di sé e sul rapporto con l’Altro.

Il Camp Cesuna riunisce i Giovanissimi dell’Unità Pastorale
Pubblicato:
Aggiornato:

Il Camp Cesuna riunisce i Giovanissimi dell’Unità Pastorale

«Ogni talento è un dono, fanne una ricchezza e condividilo con gli altri».

Un piccolo falò illumina il buio di Cesuna. Nel segno della condivisione, un gruppo di 17 ragazzi accompagnati dai rispettivi animatori, si accinge attorno ad esso. Veronica, Sofia, Marta, Chiara Luca, Gerardo, Suor Ketty e don Ernesto hanno accompagnato questi ragazzi, facenti parte dei gruppi giovanissimi di II-III-IV tappa dell’Unità Pastorale Mason - Molvena, nel weekend di camposcuola. Un percorso caratterizzato da gioia e consapevolezza al servizio degli altri. La parabola dei Talenti è divenuto il punto di partenza per meditare su di sé e sul rapporto con l’Altro. Veronica Stefani, animatrice dei Giovanissimi, racconta la sua esperienza.

Tirando le somme, com’è andato il Camp Cesuna?

«A nome di tutti gli animatori e di Don Ernesto, che il campo è andato molto bene! Siamo stati ospitati presso Casa Antonio Ferrarin a Cesuna. Siamo stati contenti della partecipazione non solo a livello di numeri, ma anche di come i ragazzi si sono comportati e di come si sono messi in gioco durante i 3 giorni di camposcuola. Abbiamo potuto notare la loro crescita, e si sono anche impegnati nelle classiche attività da campo (servizio, pulizia, etc.), abbiamo visto che anche chi non si conosceva o si conosceva poco, ha legato con gli altri, quindi davvero, un risultato positivo, siamo stati tutti molto contenti».

Quali tematiche sono emerse?

«Il tema conduttore del campo era la scoperta dei propri talenti, per metterli (e mettersi) a servizio degli altri e della comunità. Quindi, abbiamo voluto riflettere sulle qualità che ognuno possiede, ma che spesso non riusciamo a far emergere, e su come queste possano essere messe in gioco in un gruppo. Avendo ragazzi di diverse età e di comunità vicine, ma al contempo distanti per alcuni aspetti, il nostro obiettivo era iniziare la costruzione di un gruppo forte, di ragazzi che sappiano comprendere che è il momento, per loro, di mettersi a servizio, a disposizione degli altri, per dare il loro contributo a tutto ciò che viene fatto nel nostro territorio, cosa che li può aiutare a confrontarsi con le altre realtà che affronteranno negli anni futuri e nelle esperienze di vita che faranno più avanti».

Quale argomento trattato ha suscitato maggiore curiosità o condivisione?

«L'argomento che abbiamo trattato nell'attività principale del campo è stato l'associazionismo: abbiamo presentato 5 associazioni/realtà del territorio di Colceresa. In questo gioco di ruolo, ai ragazzi veniva assegnata un'associazione. Lo scopo era quello di organizzare la Festa del Colceresa - il sindaco Enrico Costa si è prestato e ci ha inviato un videomessaggio in cui chiedeva di realizzare l'idea per una festa che celebrasse il nuovo comune di Colceresa e coinvolgesse tutte le comunità del territorio e le fasce di età presenti. I ragazzi dovevano capire che l'importante è collaborare apertamente tra tutte le associazioni e hanno anche avuto l'opportunità di approfondire meglio alcune delle associazioni coinvolte (a volte non le conoscevano) perché gli animatori ne fanno parte o ne hanno fatto parte in passato, quindi hanno avuto una visione concreta di cosa significa organizzare un evento a livello comunitario, associativo e di volontariato».

Com’è stato il feedback da parte dei ragazzi?

«Sabato sera abbiamo creato un momento di confronto attorno a un mini falò improvvisato e lì abbiamo raccolto il feedback dei ragazzi: si sono aperti molto, messi in gioco nelle attività, compresi meglio tra loro e hanno anche avuto l'opportunità di comprendere meglio le realtà del nostro territorio».

Come animatori-educatori, cosa vi portate a casa da quest’esperienza?

«Posso dirti che noi animatori ci siamo portati a casa di sicuro un bel ricordo! La soddisfazione di essere riusciti a mettere insieme alcuni ragazzi e di lasciare loro qualche spunto di riflessione. Veniamo tutti da esperienze di camposcuola e di associazionismo, abbiamo avuto con noi 3 cuochi giovani, anche loro attivi nella comunità, che hanno dimostrato dal vivo ai ragazzi, cosa significhi mettersi a disposizione degli altri. Sono stati 3 giorni di riflessione, divertimento, unione. Anche di sfida, perché l'esperienza dell'Acropark per alcuni è stata una prova di coraggio importante, che ha dato vita anche a prove di amicizia. Noi animatori siamo stati contenti, siamo ora più carichi per affrontare il prossimo anno di Giovanissimi e pronti a proporre nuove sfide ai ragazzi, perché con loro cresciamo anche noi, ogni volta».

Seguici sui nostri canali