Giovane stuprato chiama il centro antiviolenza ma viene respinto... perché è un uomo
Il ragazzo ora deve vincere i suoi "demoni" lavorando sull'accettazione del trauma per liberarsi dall'ansia e dagli attacchi di panico...
Ha conosciuto un ragazzo tramite una app per incontri. Una di quelle che tanto si usano di questi tempi... L'ha voluto vedere dal vivo, per accertarsi di chi fosse. E in quel primo appuntamento tutto è filato liscio. Tanto che a quel primo approccio è seguita un'altra occasione. Ma questa volta a casa dell'uomo appena conosciuto. Lì le cose sono andate diversamente. L'uomo ha abusato di lui e la vittima ha dovuto chiedere l'intervento dei soccorritori...
Giovane stuprato chiama il centro antiviolenza ma viene respinto... perché è un uomo
Ma la cosa non è finita qui. E sarebbe il caso di dire, senza voler sminuire la vicenda con una frase fatta, "oltre il danno la beffa". Sì, perché il giovane stuprato si è pure visto chiudere la porta in faccia da un centro antiviolenza. Lui ci ha provato a chiedere un supporto. Ma dall'altra parte del telefono gli hanno risposto picche.
Il servizio, infatti, sarebbe stato rivolto solo alle donne vittime di violenza sessuale o molestia. Non agli uomini. E ora su questo argomento si apre un dibattito importante. Perché non è decisamente possibile creare nuove forme di discriminazione... Abbiamo parlato con il legale che sta seguendo da vicino la vicenda.
" Stamattina ho ricevuto un paio di mail da un medico e da uno psicologo di Lonigo che ha dato la sua disponibilità a dare sostegno psicologico al mio cliente a titolo gratuito". L'avvocato Alessandra Bocchi, legale del ragazzo vicentino stuprato questa estate da un trentenne conosciuto in una app di incontri e che solo adesso ha avuto la forza di denunciare l'accaduto, ha la speranza che finalmente si cominci a fare rete.
" Ringrazio tutti quelli che mi hanno contattato - continua Bocchi - Prima di formalizzare la denuncia il mio cliente ha bisogno di sostegno. Per la denuncia poi, c'è tempo fino ad un anno dal fatto. Ora però serve che lavori sull'accettazione del trauma per liberarsi dall'ansia e dagli attacchi di panico. Io ho sensibilità ma non le competenze in campo medico, mi occupo di penale e di diritti umani con soggetti vulnerabili e deboli."
L'avvocato ci tiene anche a chiarire che il suo assistito, secondo protocollo, dovrebbe intraprendere un percorso al consultorio familiare che però non è adatto alla sua situazione, servono specialisti con una preparazione più specifica.
Rifiutato dal centro antiviolenza, ma procedura poco corretta anche al pronto soccorso
Lo stupro di questo ragazzo ha scoperchiato un sistema che non era preparato ad aprire gli occhi sulla violenza in modo trasversale, non solo contro le donne.
" E' stato rifiutato dal centro antiviolenza, ma in pronto soccorso non gli è stato assegnato nè il codice rosa, attivato per la prima volta nel 2017 nella regione Toscana per la violenza sulle donne, nè il codice rosso-chiarisce l'avvocato Bocchi- E' un altro gap nel sistema sanitario, per questo ho contattato anche l'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin, oltre ad Elena Donazzan. Serve una legislazione regionale per le vittime di questo tipo, per avere un codice di triage degno del trauma subito. Non è un fatto infrequente come si crede, anzi ci sono molti più casi di quello che si pensa ed è per questo che serve armonizzare il servizio pubblico nei confronti di tutte le vittime di violenza con con leggi applicabili direttamente anche all'utenza maschile altrimenti si tratta di discriminazione, prima di tutto sui diritti umani."
La norma infatti attualmente ha solo un tipo di utenza, quella femminile, perché nell'immaginario collettivo rappresenta il " sesso debole", ma la violenza non ha genere e un ultimo sassolino dalla scarpa Alessandra Bocchi se lo vuole togliere: "E sono stanca di sentirmi rispondere che non ci sono fondi."