Filippo Alessandro a capo della Compagnia dei Carabinieri di Bassano del Grappa

Ha preso servizio lo scorso 20 settembre, ad un mese circa dal trasferimento del comandante Adriano Castellari che è stato posto a capo della Compagnia di Salerno.

Filippo Alessandro a capo della Compagnia dei Carabinieri di Bassano del Grappa
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Filippo Alessandro a capo della Compagnia dei Carabinieri di Bassano del Grappa

Filippo Alessandro, 56 anni e una lunga carriera nell’Arma alle spalle. Questa è la carta d’identità del nuovo comandante della Compagnia dei Carabinieri di Bassano del Grappa. Ha preso servizio lo scorso 20 settembre, ad un mese circa dal trasferimento del comandante Adriano Castellari, che è stato posto a capo della Compagnia dei Carabinieri di Salerno. Tra le sue esperienze lavorative passate ci sono dieci anni trascorsi nella centrale operativa di Roma e poi cinque anni al comando della Compagnia di Borgo Valsugana, a pochi chilometri dalla realtà bassanese.

Come ha reagito alla notizia del suo trasferimento nella città di Bassano del Grappa?

«Ne sono rimasto davvero felice. Non è stato per nulla traumatico. Bassano era una città che già conoscevo e devo dire che mi è sempre piaciuta».

Dalla cronaca locale ha sicuramente avuto un punto di vista su ciò che poteva essere il contesto bassanese in merito alla sicurezza.

«Sì, posso dire di aver osservato molto le dinamiche della sicurezza bassanese. Fin dal principio ho ritenuto che fosse un contesto più frizzante ed impegnativo dal punto di vista operativo rispetto al mio precedente incarico a Borgo Valsugana. Ora spero soltanto di riuscire nel migliore dei modi a fare del bene per la città».

Il capitano Castellari che cosa le ha lasciato in eredità?

«Sicuramente un gruppo unito e molto motivato. Non ho avuto ancora modo di lavorare con ognuno dei professionisti della Compagnia, ma ho potuto scorgere diverse note propositive ed entusiaste. Credo molto nel lavoro congiunto e provo, al contrario, noia per ciò che sono le gelosie professionali. Quindi mi auguro di lavorare in modo sinergico con tutti loro».

Per Lei hanno un ruolo importante anche i cittadini?

«Certo, il loro lavoro è del tutto fondamentale. Questo perché sono gli occhi e le orecchie dove noi non riusciamo ad arrivare. Devo dire che qui nel comprensorio le segnalazioni sono state sempre attente e molto utili».

Tornando indietro nel tempo. Come mai la scelta dell’Arma?

«Tutto nasce dal vedere fin da piccolo due miei zii, da parte di madre e di padre, indossare la divisa. Mi colpirono le loro storie professionali e l’uniforme. A 22 anni lo indossai pure io, non ho mai cambiato idea a riguardo».

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