Enrico, Saida e il loro progetto in Bolivia
I due bassanesi vogliono realizzare il sogno di «Casa Willjtata», una realtà con l’obiettivo di rivalutare i prodotti locali e di creare un centro di formazione.
Enrico, Saida e il loro progetto in Bolivia
Le anime bassanesi si sanno far riconoscere nel mondo e tra queste ci sono anche quelle di Enrico Remonato e Saida Bonato , giovane coppia sposata che ha deciso di mettere radici in Bolivia. Proprio in questo territorio, infatti, sta portando avanti un progetto unico e straordinario, al loro fianco anche Giulia Grendene, giovane volontaria di Ancignano. Si tratta di «Casa Willjtata» che ha come obiettivo quello di rivalutare i prodotti agricoli tradizionali locali, inserendoli nel mercato della città di La Paz così da valorizzare non solo la loro qualità, ma anche inserirli in una politica di sviluppo alternativo alla produzione delle foglie di coca. Inoltre, si vuole creare un centro di formazione in cui i giovani delle comunità e le ragazze ed i ragazzi della Fondazione Munasim Kullakita, che procedono positivamente nel proprio percorso di autonomia, possano sviluppare forme di apprendimento che in un futuro potranno generare risorse che garantiscano prospettive economiche, di autonomia e di una vita salutare e sostenibile.
Enrico, siete una coppia sposata molto giovane, come mai avete deciso di far parte di questo progetto?
«Quando ci è sta presentata l'idea del progetto ci è da subito sembrata un'iniziativa valida e soprattutto necessaria per la zona e per le realtà che sarebbero state coinvolte. La necessità, da una parte di trovare un'alternativa allo sfruttamento incontrollato dei terreni della zona per la coltivazione delle foglie di coca e dall'altra di creare un area di apprendimento e svago per i ragazzi della zona e quelli che hanno sofferto atti di violenza sessuale e commerciale, ci ha da subito fatto capire che era necessario realizzare questo progetto riuscendo, così, a mettere a disposizione le conoscenze acquisite durante il nostro percorso di studi, io come dottore forestale e Saida come assistente sociale».
Da quanto tempo avevate l'idea di intraprendere questa avventura?
«Da alcuni anni sognavamo di avviare qualcosa insieme che riuscisse a racchiudere sia aspetti sociali sia ambientali. Possiamo dunque affermare di aver raggiunto in parte l'obiettivo che ci eravamo posti. Inoltre, da quando ci conosciamo abbiamo sempre pensato di avviare un progetto in un paese dell'America Latina, principalmente la Bolivia, in quanto ricchissima sotto l'aspetto ambientale, ma molto fragile in ambito sociale. Il nostro viaggio è cominciato il 28 Novembre 2018 da Cartagena in Colombia, da lì abbiamo proseguito in autobus attraversando il paese fino ai confini con il Venezuela per poi scendere passando Ecuador, Perú, Bolivia e Cile. Dopo aver conosciuto le varie culture e storie di questi paesi siamo tornati a La Paz per cominciare il nostro lavoro come volontari. Ad aspettarci c'era Riccardo Giavarini, responsabile della Fondazione Munasim Kullakita che da più di dieci anni lavora con ragazze vittime di violenza sessuale e commerciale e ragazzi/e senza tetto che attraversano situazioni di consumo di sostanze stupefacenti. Da qui dopo poche settimane ci siamo trasferiti al piccolo paesino di Quilo Quilo Alto immerso nella giungla boliviana per avviare il progetto Casa Willjtata».
Che cos’è «Casa Willjtata»?
Il progetto prevede la creazione di un lavoro di rete in cui verranno coinvolti vari attori sociali sia locali che regionali. Come primi vi sono le comunità di Quilo Quilo Alto, Santa Rosa di Quilo Quilo e Cedro Mayo che da subito hanno dato il loro pieno appoggio nella creazione del progetto oltre che alla loro partecipazione attiva. I giovani delle comunità, a causa dell’assenza di strutture scolastiche che possano specializzarli in ambiti lavorativi, potranno partecipare a corsi di formazione nel proprio territorio, senza avere la necessità di allontanarsi da casa o addirittura rinunciare alla carriera scolastica. Ai corsi formativi potranno prendere parte anche quei giovani con disagi sociali che hanno già superato la fase critica e che la Fondazione Munasim Kullakita sta accompagnando in un percorso di autonomia. Altro attore coinvolto è la Diocesi di El Alto la quale ha ricevuto in donazione il terreno che, grazie alla Fondazione Munasim Kullakita, potrà trasformarsi da area in stato di abbandono a progetto solido e duraturo. Assieme alla Diocesi, è presente nel territorio Caritas Coroico che è da molti anni attiva nel territorio attraverso vari progetti che riguardano tematiche sul rispetto dei diritti e della dignità delle famiglie. Con questa si stanno creando rapporti per poter lavorare in sinergia data la loro buona conoscenza del territorio. Si è già instaurato un primo rapporto anche con la Facoltà di Agraria di Carmenpampa, che fa parte dell’Università Cattolica di San Pablo di La Paz, la quale si impegna a fornire preparazione tecnica ai giovani che parteciperanno ai corsi formativi attraverso l’invio di professori e studenti dell’ultimo anno che hanno già affrontato un buon percorso di preparazione scolastica. Nel lavoro di rete si è voluto far partecipare anche organi statali come SEDEM (Servizio di Sviluppo delle Imprese Pubbliche Produttive) che, grazie agli ottimi rapporti di collaborazione instaurati negli anni con la Fondazione Munasim Kullakita, ha dato la propria disponibilità nel fornire una preparazione tecnica, a favorire la commercializzazione e la certificazione dei prodotti della zona. Infine, all’interno del progetto verranno coinvolti anche alcuni settori commerciali presenti nelle città di La Paz ed El Alto che, attraverso il loro mercato, potranno commercializzare i prodotti ricavati dalle varie aree produttive. Per supportare il progetto economicamente, con una cifra a piacere, è necessario connettersi al sito www.produzionidalbasso.com e digitare il nome del progetto, ossia «Casa Willjtata», da cui si potrà accedere ad un portale per realizzare la propria donazione. Anche un piccolo gesto sarà in grado di aiutare questi giovani, che dopo aver steso le linee guida di un progetto unico e a dir poco rivoluzionario, hanno bisogno del nostro aiuto e di quello della comunità da cui sono partiti con tantissime idee.
Gli step per realizzare il progetto
Quando si tratta di realizzare progetti così impegnativi non si può lasciare da parte l’organizzazione e una scala di impegni da rispettare deve essere redatta. Lo stesso vale per il progetto «Casa Willjtata» che vede un’iniziativa delineata nel dettaglio.
Ristrutturazione della casa e recupero delle aree verdi
«La Proprietà messa a disposizione per il progetto conta di una casa antica che necessita una ristrutturazione così da poter usufruire degli spazi destinandoli ad aule ed aree per svolgere attività didattiche. Tutt’oggi la struttura non dispone dei servizi basici come acqua e luce necessari per l’avviamento delle attività. Per questo si richiede il sostegno economico per poter acquistare materiale di costruzione e poter pagare la manodopera impiegata dalla comunità locale così da fornire possibilità di lavoro in una zona che presenta poche opportunità lavorative. Inoltre, la proprietà dispone di 29 ettari di terreno in attuale situazione di abbandono i quali saranno impiegati a scopo produttivo e sociale. Questi ultimi verranno adoperati da tutti i partecipanti al progetto come terreno di prova a dimostrazione dell’effettivo potenziale che il luogo detiene. Per fare ciò saranno necessari utensili per il lavoro del terreno e delle aree boschive in situazione di abbandono».
Recupero coltivazioni antiche e medicinali
«Una delle necessità fondamentali del progetto è quella di recuperare i terreni abbandonati utilizzando nuovamente tutti quei prodotti tradizionali locali che negli anni sono stati sostituiti da monocolture sempre più aggressive per il suolo. Si vogliono introdurre, inoltre, piante medicinali che la popolazione possa riapprendere ad utilizzare come forma di terapia che svolge funzioni benefiche per l’organismo. Tra queste si è individuata la produzione di stevia in quanto può risultare una valida sostituta all’eccessivo consumo di zucchero raffinato ed essere molto appetibile al mercato visto la sua facile manipolazione ed alta richiesta. Per fare ciò sarà necessario, quindi, l’acquisto di piante tipiche locali e medicinali oltre che a tutti quei materiali e macchinari fondamentali per il lavoro della terra da parte dei ragazzi».
Apicoltura e floricoltura
«L’apicoltura, come si è potuto osservare negli ultimi anni, è una risorsa insostituibile e di notevole importanza per quanto riguarda l’impollinazione delle piante e quindi la preservazione delle stesse. Si è pensato, quindi, di creare un allevamento di questi piccoli insetti per sfruttarne sia la sua produzione diretta che l’effetto indiretto che ha la sua presenza sull’ambiente. Legato a questo progetto si è pensato di sviluppare anche un’area adibita alla coltivazione di piante floreali impiegabili nel mercato della città di La Paz aprendo così una prospettiva di reddito per la popolazione. Per la sua realizzazione il progetto necessita dell’acquisto di tutti i materiali necessari in apicoltura (casette, vestiario, arnie, telai ecc.)».
Creazione di laboratori per l’apprendimento teorico e pratico
«Per fornire una buona preparazione ai ragazzi che parteciperanno al progetto sarà necessario l’impiego di persone formate che, attraverso la creazione di laboratori specifici, potranno costruire un percorso di studi tecnico-pratico con l’obiettivo di assegnare agli studenti un attestato certificato da impiegare successivamente in ambito lavorativo. Per la realizzazione di questo processo saranno necessari fondi utilizzabili come supporto economico agli educatori e materiali didattici che favoriscano l’apprendimento».