Sentenza: ci siamo

Dopo quattro anni il processo all'ex Miteni si avvia alla sentenza

Collegio della Corte d'Assise e Giuria popolare attesi ad un giudizio esemplare

Dopo quattro anni il processo all'ex Miteni si avvia alla sentenza
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Nell’ormai immancabile udienza del giovedì, ieri 22 maggio 2025, a Vicenza è terminato il dibattimento del processo in Corte di Assise nel quale aziende e 15 dirigenti della Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation società alternatesi nella gestione dell’industria chimica di Trissino, a seconda degli incarichi ricoperti, sono accusati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.

Una datata foto del rassicurante sito della ex Miteni

Siamo alla sentenza

La sentenza è ora attesa per il prossimo 26 giugno 2025, quando saranno già 134 le udienze di questo processo iniziato a luglio 2021 e il presidente Antonella Crea, il giudice Chiara Cuzzi e la giuria popolare sono attesi alla sentenza.

Presumibilmente da quella data avremo ancora dell’attesa per conoscere l’epilogo della vicenda processuale. Seguendo il processo abbiamo detto più volte, infatti, di come si tratti del più importante in materia ambientale mai celebrato in Italia ed ancorché il giudizio valga per le parti in causa, la sentenza sarà destinata a fare giurisprudenza, come si dice.

L'ultima udienza celebrata

Quanto alla ultima udienza, quella di ieri, è stata giocata sulle contestazioni da parte della difesa agli avvocati di parte civile, sulle richieste di risarcimento.

Le richieste dei Pubblici Ministeri

A tal proposito ricordiamo che i Pubblici Ministeri, Hans Roderich Blattner e Paolo Fietta, avevano chiesto condanne per oltre 120 anni di reclusione a carico di 9 dei 15 dirigenti a processo.

Pene detentive che variano dai quattro ai diciassette anni e sei mesi erano state chieste, a seconda del coinvolgimento e delle mansioni svolte in azienda, per i giapponesi Naoyu ki Kimura e Yuji Suetsune; per i tedeschi Patrick Fritz Hendrik Schnitzer, Achim Georg Riemann e Martin Leitgeb; per l’olandese Alexander Nicolaas Smit; per l’irlandese Brian Anthony Mc Glynn; per gli italiani Antonio Alfiero Nardone e Luigi Guarracino.

Assoluzione era stata chiesta, invece, per i giapponesi Maki Osoda e Kenji Ito, gli italiani Mario Fabris, Davide Drusian, Mauro Cognolato e Mario Mistrorigo.

La vicenda in sintesi

A beneficio dei nostri lettori vale forse la pena sintetizzare che il "processo Miteni" riguarda un contenzioso avviato contro l'ex azienda chimica di Trissino alla quale si contesta di aver prodotto e disperso Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) per oltre 50 anni; il processo "ex Miteni" è diventato un simbolo della crisi dell'inquinamento da Pfas in Veneto ed ha suscitato un'ampia eco ed un acceso dibattito pubblico.

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Proteste "Mamme No-Pfas"

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Movimenti no Pfas in agitazione permanente

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Presidio notturo alla vigilia del dibattimento

Peocesso MIteni

La ditta e le multinazionali che nel tempo si sono alternate nella gestione, sono imputate di aver causato un inquinamento ambientale diffuso e, consapevoli, di aver nascosto la contaminazione della più vasta falda freatica europea.
Le aziende e quindici dirigenti erano accusati a vario titolo di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e bancarotta, mentre i difensori hanno sostenuto la propria innocenza e la non conoscenza dell'entità dell'inquinamento.
La sentenza attesa per il prossimo 26 giugno 2025 e che, come detto, farà scuola, recentemente è stata preceduta da una altrettanto storica decisione del Tribunale del Lavoro di Vicenza che ha condannato l'Inail e riconosciuto un risarcimento agli eredi di un ex operaio Miteni, colpito da tumore così stabilendo per la prima volta un nesso di causalità tra Pfas ed effetti nocivi sulla salute umana.

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