Defunti del Veneto stoccati in un capannone anziché cremati: scoperta shock dei Carabinieri FOTO
Per ridurre i costi di cremazione "differenziavano" i corpi da bara e altri accessori.
Defunti del Veneto stoccati in un capannone anziché cremati: scoperta shock dei Carabinieri. Per ridurre i costi di cremazione “differenziavano” i corpi da bara e altri accessori.
Defunti del Veneto stoccati in un capannone anziché cremati: scoperta shock dei Carabinieri
Nella giornata di ieri i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico – Noe di Trento, congiuntamente ai colleghi della Compagnia di Borgo Valsugana e alla Polizia Locale della Valsugana e Tesino, hanno rinvenuto in Scurelle (TN) località Asola, all’interno di un capannone dell’area artigianale “ex Samatex”, n. 27 bare contenenti resti di persone estumulate / esumulate da numerosi cimiteri del Veneto. Nel dettaglio 20 salme provenivano dalla provincia di Vicenza, quattro da quella di Padova, due da Treviso e una da Venezia.
Salme umane negli scatoloni
In particolare il personale della Polizia Locale, dopo aver notato che all’interno del capannone, apparentemente in stato di abbandono, si trovavano delle persone intente in attività lavorative, non avendo ricevuto da queste esaustive spiegazioni su quanto stavano effettuando e considerato altresì che dall’interno dello stabile provenivano emissioni odorigine sgradevoli, allertava i Carabinieri del NOE di Trento e della Compagnia di Borgo Valsugana per gli accertamenti del caso. I Carabinieri del NOE, appena giunti sul posto unitamente ai colleghi dell’Arma Territoriale, verificavano immediatamente che all’interno del capannone si trovavano delle salme umane e dunque richiedevano l’intervento di personale dell’Ufficio di Igiene e Sanità pubblica provinciale, con il quale accedevano ai locali. In una condizione di generale degrado, venivano così individuate, accatastate una sopra l’altra, n. 24 bare contenenti le spoglie di defunti provenienti da differenti aree cimiteriali del Veneto, mentre altre 3 casse in zinco si trovavano aperte sul pavimento.
Risparmio sui costi di cremazione
I successivi accertamenti permettevano di stabilire che una cooperativa sociale della Valsugana, in possesso delle autorizzazioni per il trasporto dei defunti, anziché portare come previsto le salme dai cimiteri ai forni crematori, le depositava presso il capannone di Scurelle ove provvedeva a separare le spoglie dei defunti dalla casse funebri in legno/zinco, ricollocandole quindi in sacchi di nylon che venivano successivamente riposti in scatole di cartone le quali, una volta sigillate, venivano inviate al forno crematorio. Le casse funebri, invece, dopo essere state sezionate e separate dalle parti metalliche venivano avviate a smaltimento in centri della zona. Tale modalità di gestione permetteva di ottenere alla cooperativa dell’alta Valsugana un vantaggio economico dovuto dai minori costi di cremazione, stimato in circa 400 euro a salma anziché i canonici 800; un risparmio di 400 per le presunte 300 salme equivale a circa 120mila euro di “cresta”, esclusi i ricavi dalla vendita dello zinco.
Transitate oltre 300 salme solo negli ultimi mesi
Il sindaco del Comune di Scurelle ha autorizzato lo spostamento delle salme nella locale area cimiteriale in attesa del loro trasferimento presso i forni crematori. E’ al vaglio degli inquirenti la documentazione amministrativa – ambientale acquisita nel corso delle attività dalle quale, al primo esame, si ritiene che negli ultimi mesi siano transitate dal capannone di Scurelle più di 300 salme. Della vicenda è stato immediatamente avvisato anche il Procuratore Distrettuale dott. Sandro Raimondi e il PM di turno, dott.ssa Licia Scagliarini, che hanno disposto il sequestro del capannone. Le ipotesi di reato, al vaglio della Procura della Repubblica di Trento, sono di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti.