Dalla siccità al fiume Brenta in piena

Gli ultimi aggiornamenti dal Consorzio del Brenta.

Dalla siccità al fiume Brenta in piena
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Sembra quasi impossibile. Nel giro di un mese si è passati dall’allarme siccità alla situazione opposta, con il fiume Brenta che è passato da un valore minimale di 16 metri cubi al secondo e che aveva costretto il Consorzio di bonifica Brenta a chiudere i canali per siccità, ai 630 metri cubi al secondo registrati in questi giorni di piena, con un allarme rosso scattato nella serata di venerdì 15 novembre.

Dalla siccità al fiume Brenta in piena

«Quella notte, come Consorzio, ci siamo attivati in vari modi. Mettendo subito in reperibilità il personale, mettendo i canali al minimo, predisponendo l’intervento di presidio e di panconatura delle prese del Brenta a Bassano del Grappa ed anche attivando contestualmente i vari impianti idrovori sul territorio. Intervendo sulle pulizie delle griglie sui propri canali dove si fermavano materiali solidi trasportati dalla  corrente» racconta il presidente del Consorzio Brenta Enzo Sonza.

Un quadro allarmante tale da mettere in funzione, sottolinea il presidente:

«Le casse di espansione che il Consorzio ha realizzato sui torrenti Mardignon, nella Pedemontana della sinistra Brenta, interessando i comuni di Cassola, Romano d’Ezzelino e Mussolente. Tali casse, dopo il primo evento, sono state immediatamente svuotate per essere pronte per un secondo evento che, fortunatamente, è stato inferiore a quello che si temeva».

Tutto questo ha permesso di preservare il territorio bassanese dagli allagamenti e questo nonostante il principale rischio derivasse dalla piena dei fiumi principali che sono recapito dei canali consorziali e non tanto dai flussi dei canali stessi. Per il presidente del Consorzio:

«Il fiume Brenta ha raggiunto i 630 metri cubi al secondo, portata abbondante ma non eccessiva, grazie anche alla regolazione attuata positivamente dal serbatoio della diga del Corlo».

Un bacino situato a nord della città, in  vallata del Brenta e tenuto sotto stretta osservazione e che ha tenuto sempre in allarme comunque gli uomini del Consorzio che hanno vigilato costantemente il livello del fiume, pronti alla chiusura delle prese. Un fiume che, come avviene in questi casi, ha trasportato a valle molto materiale quali tronchi di alberi. Che poi sono stati rimossi dagli operatori del consorzio. Quale il bilancio che si può trarre da questa ennesima criticità? E’ lo stesso presidente Sonza a spiegare come:

«Innanzitutto che quanto il Consorzio in questi anni ha fatto è risultato di grande utilità, sia in termini di manutenzione che di nuove opere, dalle casse di espansione alle idrovere. Senza dimenticare la quotidiana ed incessante opera di polizia e diserbo di 2.400 chilometri di canali ed il loro periodico espurgo, compresa la manutenzione periodica dei relativi manufatti. Tutto quello che abbiamo messo in pratica, spesso in silenzio, è comunque il nostro dovere ed il motivo per cui i Consorzi di bonifica sono indispensabili per il territorio. Ciò non toglie come siano indispensabili ulteriori opere straordinarie già segnalate dal nostro e dagli altri Consorzi di bonifica e che richiedono una pianificazione ed il relativo finanziamento pubblico, sia sui canali che sui grandi fiumi».

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