C’è poco da fare

Covid-19: il Veneto è molto più avanti della Lombardia

Contenimento dei contagi, drive-thru, test sierologici. Zaia rilancia: "Col senno di poi, la sera di Vò bisognava tirare giù la cler: tutti a casa".

Pubblicato:
Aggiornato:

La nostra regione, non solo sul fronte contenimento dei contagi, è più avanti: dai tamponi effettuati direttamente in macchina (drive-thru) ai test sierologici sperimentali per verificare se una persona ha contratto o no il Covid-19.

Una mareggiata in confronto a uno tsunami

Certo la virulenza del coronavirus in Lombardia ha finora avuto una forza nettamente maggiore, le proporzioni sono circa 1 a 4, 10mila casi in Veneto e 40mila in Lombardia… c’è chi ha parlato di una mareggiata in confronto a uno tsunami. Ma i dati parlano comunque chiaro: al 31 marzo in Veneto erano stati effettuati 2.165 tamponi ogni 100 mila abitanti, in Lombardia 1.139. Il tasso di ricoveri in Veneto è di 41,5 ogni 100 mila abitanti, in Lombardia di 131,3. Il tasso di decessi: 9,7 contro 71,6.

Il virologo padovano: "Veneto più avanti"

Anche uno dei virologi saliti alla ribalta nell’ultimo mese, Giorgio Palù, ex docente di microbiologia a Padova, ora a Philadelphia, non usa mezze misure: “La Lombardia non ha arginato il virus, il Veneto ha gestito meglio i casi sul territorio”. Secondo il professore, il problema in Lombardia è stato spostare i malati dalla zona rossa in altri ospedali senza però proteggere adeguatamente il personale sanitario con test e dispositivi adeguati, diffondendo così la malattia.

Zaia: "Se ricapitasse, sapremmo tutti cosa fare"

Eppure il governatore Luca Zaia avrebbe voluto fare di più.

“Col senno di poi, la sera di Vò bisognava tirare giù la cler: tutti a casa. Se ricapitasse una cosa del genere, ora sapremmo tutti cosa fare. Adesso dobbiamo stringere i denti fino a Pasqua, sperando almeno di riuscire a programmare qualche allentamento delle restrizioni dopo quella data… ma solo i dati ci potranno dire se sarà davvero possibile”.

Test sierologici: chi è immune, può tornare al lavoro

Zaia ora punta su quella che ha definito la “patente di immunità”, ovvero esami del sangue per rilevare la presenza di anticorpi che accertano l’avvenuto contatto con il virus. Insomma: mappare gli asintomatici e fare in modo che chi ha superato la malattia, e quindi è immune, possa tornare al lavoro.

Anche secondo la nota virologa Ilaria Capua è il test più adeguato per capire a che punto siamo, anche a campione: sapere la percentuale di cittadino ormai sieropositivi in una determinata regione può aiutarci a capire anche quando potrà concretizzarsi una ripartenza delle attività.

Gli ultimi dati

In Veneto calano i pazienti ricoverati in area non critica, meno 22 (sono 1696), e anche in terapia intensiva, meno 2 (sono 348), ma sono ancora più di 20mila i malati in isolamento domiciliare.

Il conto complessivo di chi ha perso la vita è di 517 persone.

Seguici sui nostri canali