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Coronavirus in Veneto, 22 piccoli focolai attivi. Zaia: "Non mettiamo a repentaglio grande lavoro"

E sulla polemica relativa alle scuole private il Governatore dice: "L’inadempiente è il Governo che non fornisce i servizi al cittadino in Veneto".

Coronavirus in Veneto, 22 piccoli focolai attivi. Zaia: "Non mettiamo a repentaglio grande lavoro"
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Il punto stampa di oggi, 29 giugno 2020.

Il bollettino

Il totale dei tamponi è di 950.621, in isolamento ci sono 711 persone mentre i positivi sono 19.278 (+3). I ricoverati sono 187 di cui solo 17 Covid. Le terapie intensive sono 11 (di cui 1 coronavirus). Sono 2.008 i decessi e i dimessi 3.584. Nati 82.

Le segnalazioni del fine settimana

Tantissime le segnalazioni durante il weekend:

Ne viene fuori un forte senso civico da parte di quella maggioranza di cittadini che rispetta le regole. Noi siamo fortemente preoccupati del fatto che, a prescindere dal fatto che i virologi ci dicano che il virus abbiamo diminuito la sua potenza e che la comunità scientifica si stia affermando su questa tesi, dico semplicemente ai veneti quello che ho detto il 18 maggio: la responsabilità è trasferita dalla sanità ad ognuno di noi. Lo dico perché anche l’uso della mascherina nei luoghi chiusi o negli assembramenti è diventato festa della libertà non portarlo ne prendo atto però stiamo mettendo a repentaglio un grande lavoro. Un invito a tutti a restare nei binari del sostenibile anche perché ci sono pochissime regole.”

Attualmente ci sono 22 focolai di cui 13 sono privati e 9 in strutture per anziani. Il Presidente specifica che nelle strutture per anziani si è in piena fase di remissione. Si sta accelerando il testing nelle case di riposo: i tamponi vengono effettuati ogni 20 giorni, sia al personale che agli ospiti. Quello che preoccupa è l’”effetto finestra”: nonostante il test, è fondamentale il senso civico per evitare che un possibile contagiato diventi veicolo per il virus.

Il focolaio delle badanti

Partita la lettera per tutti i dipartimenti: verrà fatto gratuitamente il tampone a tutte le badanti che tornano dalla Moldavia. Loro, infatti, provengono da un sistema sanitario differente ma entrano in contatto con soggetti fortemente a rischio, ovvero gli anziani autosufficienti:

Non è un fatto di ghettizzazione: hanno a che fare con soggetti fortemente a rischio, malati o anziani. E’ inutile fare i test nelle case di riposo e poi avere un viavai di badanti che non sappiamo cosa hanno”

Non servono certificati o altro: è sufficiente che i familiari (ovvero i datori di lavoro) informino il sistema sanitario veneto.

E la scuola?

“Quando abbiamo chiesto di occuparci della scuola ci è stato detto “giù le mani”. Certo è che se le mani che se ne occupano sono queste, c’è da preoccuparsi. Il dibattito che è nato, al di là delle app, è che più una cosa è incasinata e più ci pare che sia fatta bene. In questo Paese, la cultura imperante è quello della complicazione: arriverà un giorno in cui tutto sarà semplice perché c’è un formicaio che cresce sempre di più e bisognerà buttare giù.”

Il problema che si pone riguarda le scuole private: non finanziarle, vuol dire non offrire un servizio ad una determinata fascia. Si tratta dei bambini da 0 a 3 anni per cui non c’è un’alternativa ai centri privati. In Veneto, si stimano circa 80mila bimbi, per 40/60mila famiglie che non saprebbero dove andare per la scuola dell’infanzia.

“L’inadempiente è il Governo che non fornisce i servizi al cittadino in Veneto, tanto che le parrocchie hanno dato vita a 1.112 scuole: invito il Governo a trovare subito le risorse

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