Chiusura reparto Psichiatria a Montecchio Maggiore, Fp Cgil: "Scelta sbagliata e pericolosa"
Fp Cgil sottolinea come la messa a norma degli edifici e gli investimenti sulle strutture non possono essere utilizzati come strumento per smantellare i servizi pubblici in generale.
Ormai da qualche giorno è in corso la progressiva dismissione del reparto di Psichiatria di Montecchio Maggiore, e già i primi nodi vengono al pettine.
Chiusura reparto di Psichiatria a Montecchio Maggiore
Per la Segreteria provinciale Funzione Pubblica CGIL Vicenza è Lara Donati a seguire la vicenda e ha spiegato:
"In occasione dell’incontro in cui l’Ulss 8 Berica informava le Organizzazioni Sindacali in merito alla scelta di chiudere temporaneamente (per 4 anni!) il reparto montecchiano, fin da subito abbiamo espresso forte preoccupazione per la tenuta di un servizio tanto delicato, chiedendo indicazioni precise sulle strategie che l’Azienda avrebbe messo in atto per garantire la continuità dell’assistenza. Le risposte aziendali si limitavano ad ipotizzare percorsi alternativi di supporto ai pazienti, prevedendo nell’ovest vicentino solo un’assistenza di carattere 'ambulatoriale' e senza un reale potenziamento dei servizi territoriali, mentre non sono state chiarite le modalità di riattivazione, seppure in altra sede, del reparto di degenza. Queste risposte non ci avevano in alcun modo rassicurato e, a sentire il personale allarmato per le ricadute di questa scelta sulla tenuta del servizio, la nostra preoccupazione era ben fondata".
Territorio privato di un servizio
Lara Donati ha poi proseguito puntualizzando:
"Riteniamo grave e sbagliato chiudere il reparto, privando un intero territorio di un servizio tanto importante. Riteniamo ancor più grave il fatto che l’Azienda abbia dato corso a questa decisione senza aver preventivamente individuato modalità chiare attraverso cui sopperire a questa mancanza. La programmazione regionale prevede 45 posti letto per il reparto di Psichiatria all’interno dell’Ulss 8 Berica: sulla base di quale valutazione si ritiene che questi posti letto non siano più necessari? La prospettiva disegnata dall’Azienda ne prevede ad oggi solo 30...com’è possibile effettuare un taglio del 30% senza che questo abbia pesanti conseguenze?"
Ha poi sottolineato:
"Per evitare la saturazione dei posti letto attualmente disponibili, l’Azienda ha dato disposizione che i ricoveri nei restanti reparti di Psichiatria, presenti all’Ospedale di Vicenza, avvengano attraverso stringenti criteri di appropriatezza, prevedendo al contempo che vi sia la possibilità di incrementare, seppur di poco, i posti letto attualmente in dotazione (da 30 a 32). Come si può pensare che 2 soli posti letto riescano a sopperire la mancanza di 15?"
Ricoveri appropriati
La chiusura del reparto di Montecchio Maggiore potrà condurre ad un ulteriore affidamento di posti letto a strutture private? E' quello che si chiede la Fp Cgil e Donati puntualizza:
"Concordiamo poi con l’idea che i ricoveri debbano essere appropriati: difficile pensare che in un reparto tanto delicato vengano ospitati pazienti affetti da patologie diverse da quelle psichiatriche, o addirittura che il reparto possa dare risposte ai bisogni di cura di pazienti pediatrici affetti da patologie psichiatriche. Ma se finora il reparto SPDC ha sopperito ad esigenze anche di altri servizi, come si può pensare di operare un taglio senza che vi sia un potenziamento degli altri servizi ora in sofferenza? Pensiamo al Centro di Salute Mentale, al Servizio per le Dipendenze patologiche, ma anche alla Neuro Psichiatria Infantile, che richiede seri investimenti per dare le necessarie risposte ai bisogni di cura di minori particolarmente fragili. Ci chiediamo poi: la chiusura del reparto di Montecchio Maggiore potrà condurre ad un ulteriore affidamento di posti letto a strutture private? Si tratterebbe, ancora una volta, di una scelta di dismissione della gestione pubblica a favore di quella privata, in un progressivo scivolamento di cui non si riesce drammaticamente a vedere la fine. La messa a norma degli edifici e gli investimenti sulle strutture non possono essere utilizzati come strumento per smantellare i servizi pubblici in generale, men che meno quelli destinati alla popolazione più fragile".