Brocchi: Crocifissi staccati e insulti sul muro

Due elementi destabilizzanti, non tanto per il gesto, non tanto per il tipo di scritta, ma per il tempismo in cui è avvenuto l’episodio.

Brocchi: Crocifissi staccati e insulti sul muro
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Brocchi: Crocifissi staccati e insulti sul muro

«Cari studenti...», così inizia la lettera del dirigente scolastico del liceo «G. B. Brocchi» Giovanni Zen che nel pomeriggio di sabato 14 settembre è stato avvisato di un episodio inconsueto. Infatti, dalle mura di alcune classi del piano terra della sede di via Beata Giovanna sono stati staccati i crocifissi e nel bagno dei maschi è stata ritrovata una scritta «Fan.... la scuola, mi fumo la droga». Due elementi destabilizzanti, non tanto per il gesto, non tanto per il tipo di scritta, ma per il tempismo. A pochi giorni dall’inizio della scuola uno o più ignoti hanno deciso di reagire in questo modo, manifestando rabbia e sconforto. Proprio su questo si è focalizzata la comunicazione di Zen, non si è quindi fermata alla violenza e all’antipatia del fatto.

«La frase è stata tratta da un testo di una canzone che, in realtà, se viene letta nella sua interezza è invece un inno ad una società che dovrebbe essere buona e positiva, con la speranza che lo diventi, seppur si utilizzi un linguaggio violento. Per questo ad ottobre desidero che si organizzi un’assemblea con persone competenti ed esperte che aiutino a far comprendere ai ragazzi che i disagi della società sono comprensibili nei giovani, ma che spesso vengono espressi in malo modo, possono invece essere motivo di crescita se affrontati nella giusta maniera. C’è la necessità di prendere in considerazione questo episodio negativo anche come spunto di riflessione. La scuola è l’unico luogo educativo sicuro, perché purtroppo in alcune famiglie non è certa la sicurezza che può esserci invece in un istituto scolastico. Non si può nascondere che molti genitori non sappiano cosa fanno e cosa pensano i propri figli. In una scuola, invece, si ha la possibilità di educare, insegnare e correggere i ragazzi».

Ma a stupire il dirigente c’è anche altro.

«Sono rimasto sorpreso dei commenti nei social network dove è stato detto che ora i giovani sono “senza valori”. Questa superficialità di utilizzare la parola “valori” mette in luce quanto oggi non si conosca il mondo contemporaneo. I giovani sono lo specchio di questa società e alcune volte bisogna dire che sono anche il suo volto migliore. Il problema, piuttosto, è che manca l’autorevolezza di alcuni adulti e che spesso i giovani non abbiano punti di riferimento a cui aggrapparsi. Lo stesso scrivere una frase del genere a poco tempo dall’inizio della scuola deve essere visto come una provocazione a fare del nostro meglio. Qualcuno afferma che sia colpa della scuola che certi ragazzi manchino di educazione, ma io dico invece, per fortuna che c’è la scuola. Fatico a tollerare chi spara a zero sui ragazzi e sulla scuola. Gli adolescenti di oggi hanno bisogno di persone che gli vogliano bene, che li capiscano e che creino un dialogo con loro».

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