A più di un anno dall’arresto eseguito dai Carabinieri (dopo un’indagine durata nove mesi), la giudice per le indagini preliminari Giulia Poi ha rinviato a giudizio Paola Pettinà, 47enne di Sandrigo, falsa badante accusata dalla Procura di Vicenza di omicidio aggravato di due anziani e tentato omicidio di altre quattro persone (tra cui l’ex compagno), attraverso la somministrazione di dosi elevate di benzodiazepine.
Rinviata a giudizio
Come riferito dal Corriere del Veneto, la decisione è stata presa martedì 16 dicembre 2025, accogliendo la proposta del sostituto procuratore Maria Elena Pinna e respingendo contemporaneamente la richiesta di rito abbreviato avanzata dal difensore Roberto Busa (richiesto per accelerare il processo, ottenendo uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna).
Tra le parti civili ci sono l’ex compagno di Pettinà (tra le vittime dei tentati omicidi), la sorella, un’anziana che ha ricevuto le cure dalla 47enne e i figli delle vittime.
Oltre a due omicidi e quattro tentati omicidi, la falsa badante dovrà rispondere di rapina e autoriciclaggio (dato che aveva rubato gioielli a un paziente, vendendoli poi a un compro oro), ma anche spaccio di psicofarmaci.
Prima dell’udienza del 16 dicembre, la perizia medico-legale realizzata dal medico legale Antonello Cirnelli, dall’esperta in tossicologia forense Donata Favretto e dal clinico Carlo Sorbara, aveva confermato le cause dei decessi e i tentativi di omicidio per i quali è finita sotto accusa la 46enne, che si spacciava per un’infermiera in grado di assistere anziani in casa.
Più farmaci del previsto, come se li procurava?
Gli inquirenti hanno riscontrato che Pettinà avesse con sé una quantità ben superiore di questi psicofarmaci (dei quali faceva uso) rispetto alla soglia consentita per ogni acquirente: per legge, si possono comprare massimo tre scatole ogni trenta giorni e solo con ricetta.
In tal senso si sta cercando di capire in che modo la 46enne sia riuscita a procurarseli e se disponesse di un canale privilegiato con farmacisti compiacenti, poiché la badante li acquistava senza prescrizione medica.
L’origine delle indagini
Le prime segnalazioni contro la falsa infermiera risalgono a gennaio 2022, quando alcuni anziani, di cui si occupava come presunta operatrice sanitaria, iniziarono a lamentare dolori e malesseri.
Le indagini hanno rivelato che la 46enne somministrava loro massicce dosi di ansiolitici, drogandoli e, in almeno un caso, derubandoli: avrebbe sottratto 3.000 euro in gioielli a una donna, rivendendoli poi a un compro oro.

Pettinà, nota per le sue abilità persuasive, si era finta operatrice socio sanitaria, inventandosi qualifiche professionali mai ottenute. Gli incarichi venivano ottenuti attraverso annunci sui gruppi Facebook locali, approfittando della difficoltà cronica nel reperire personale qualificato per l’assistenza agli anziani.
Tra le accuse più gravi, inoltre, spicca il tentativo di avvelenamento dell’ex compagno di San Pietro in Gu, avvenuto nel marzo 2024, la cui madre 75enne era morta in circostanze sospette.
Interrogata dai Carabinieri al momento dell’arresto, si sarebbe limitata a dire:
“So di aver esagerato con i farmaci, ma non volevo far loro del male”.