Aldo Maroso in Armenia con «Ponti di Pace»
Il sindaco di Cassola ha preso parte all’ultima «spedizione» sulle sua mountain bike organizzata dal sodalizio.
Aldo Maroso in Armenia con «Ponti di Pace»
La solidarietà arriva ovunque. E lo fa anche in sella a una mountain bike. Ne è prova l’associazione «Ponti di Pace», nata a San Zeno di Cassola, da trent’anni riunisce un gruppo di amici che hanno fatto diventare la loro passione per la bicicletta un’occasione per conoscere e sostenere progetti di solidarietà in diverse parti del mondo. Tra loro anche il sindaco di Cassola, Aldo Maroso, che ha preso parte all’ultima «spedizione» sulle due ruote organizzata dal sodalizio. Un viaggio che ad agosto l’ha portato, assieme ad altri 11 ciclisti di «Ponti di Pace», in Armenia. «Abbiamo deciso di sostenere le attività dell’ospedale “Redemptoris Mater” di Ashotsk, nella provincia di Shirak a nord-ovest del Paese» racconta Maroso.
«Nel 1988 fu colpito da un terribile terremoto che provocò la morte di all’incirca 100 mila persone. Ad Ashotsk Papa Giovanni Paolo II decise di costruire un ospedale, gestito dai padri camilliani. Attorno all’ospedale, in un altopiano a 2mila metri di altitudine, furono costruiti anche una serie di ambulatori medici».
E proprio qui l’associazione ha scelto di dare il via a un progetto di sostegno finanziando la costruzione di un nuovo ambulatorio a Torosgyungh, uno dei villaggi più isolati della provincia di Shirak.
«Intendiamo impegnarci anche per il suo finanziamento coprendo le spese per l’assunzione di un infermiere che risponda alle cure di prima necessità. Si tratta di un progetto che prevede un impegno finanziario annuo per almeno tre anni, il cui costo si aggira attorno ai 20mila euro che vorremmo riuscire a coprire totalmente. L’ospedale “Redemptoris Mater” e i suoi ambulatori correlati sono diretti da padre Mario Cuccarollo, originario di Cartigliano, che se ne occupa da quasi 30 anni con il sostegno dell’8x1000 della Cei e soprattutto dei tanti benefattori che hanno a cuore questo progetto».
In Armenia, dove il welfare risente delle condizioni economiche generali piuttosto critiche, Maroso e gli altri 11 membri dell’associazione hanno percorso circa 600 chilometri in mountain bike.
«Il territorio montano non ci ha permesso di fare grandi spostamenti in bici, siamo riusciti a muoverci sulle due ruote per 8 tappe da 70-80km ciascuna. Durante altre spedizioni, come ad esempio a Gerusalemme attraversando 10 Paesi o con destinazione Senegal o Egitto, abbiamo percorso in bici più di 6mila chilometri. I fondi per finanziare i progetti di solidarietà arrivano da alcuni libri che abbiamo pubblicato e che raccontano le nostre spedizioni sulle due ruote o dagli incontri di presentazione dei viaggi, dalle iscrizioni dei soci o dalle donazione degli amici dell’associazione. Con le nostre spedizioni uniamo la passione per i viaggi in bicicletta con il desiderio di scoprire luoghi e culture incontrando le persone e allo stesso tempo con la volontà di fare qualcosa di utile per chi ne ha bisogno».
Sono diversi, infatti, i Paesi in cui «Ponti di Pace» ha portato il proprio contributo: dall’Ecuador con l’acquisto di 15 coppie di lama per altrettante famiglie ecuadoregne per provvedere al loro sostentamento, al Nepal dove ha inviato enormi teli di nylon per coprire temporaneamente i tetti delle case crollati con il terremoto. Fino all’Uganda con l’affitto di terreni agricoli da far coltivare alle donne come fonte di reddito e al Congo dove è stata finanziata la costruzione di sette pozzi nella regione del Kivu. E il viaggio in Armenia è stata occasione anche per andare a visitare un altro progetto attivato dall’associazione presieduta da Antonio Toniolo:
«Ne abbiamo approfittato per fare tappa anche in Georgia, dove da ormai diversi anni collaboriamo con la Caritas di Tbilisi inviando abiti, coperte, computer, attivando delle adozioni a distanza e, infine, finanziando la realizzazione di un campetto in erba sintetica all’interno del centro polivalente di Tbilisi che accoglie bambini di strada» conclude Maroso.