Rischi per la salute

Pfas, ancora non ci siamo: concentrazioni superiori al limite in quasi tutti i campioni analizzati

Controllo dell'inquinamento, pubblicati da Arpav i risultati del monitoraggio delle acque sotterranee per la provincia di Vicenza

Pfas, ancora non ci siamo: concentrazioni superiori al limite in quasi tutti i campioni analizzati
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A fine 2024 l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) ha condotto la prima campagna di verifica dopo l’adozione di 35 nuovi piezometri coi quali ha ampliato la Rete di Sorveglianza delle acque sotterranee, al fine di acquisire informazioni sulla distribuzione e sull’andamento di eventuali contaminazioni.

Il piezometro è uno strumento usato in idrogeologia, principalmente per calcolare la pressione dell'acqua all'interno di una falda sotterranea e misurare, di conseguenza, la quota della falda stessa.

Piezometro

Tale monitoraggio aveva preso avvio nel 2013 e la relazione 2024 da poco pubblicata da ARPAV è relativa all’intero periodo 2018-2023.

L’attenzione al fenomeno dell’inquinamento da sotanze per-e polifluoroalchiliche (PFAS) nella rete di sosveglianza delle acque sotterranee, non è dunque recente ed è addirittura del 2013 uno studio dell’Istituto di Ricerca Acque (IRSA) del CNR che segnalava la presenza di significative concentrazioni di sostanze Per- e Polifluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili e in diversi corpi idrici superficiali in un’estesa area della provincia di Vicenza e di aree limitrofe.

L’individuazione del sito sorgente della contaminazione, compare per la prima volta in una relazione dell’ARPAV datata 30 settembre 2013, a seguito di un vasto monitoraggio ambientale.

I risultati di quegli studi, evidenziavano che il fenomeno interessava le acque sotterranee di un territorio la cui estensione era approssimativamente di 150 kmq.

Il controllo sulla presenza di sostanze fluoroalchiliche nelle acque sotterranee viene dunque condotto con regolarità da ARPAV al fine di controllare l’evoluzione spazio - temporale dell’inquinamento.

Un controllo

L’acido perfluorobutanosolfonico, gli acidi perfluoroalchilcarbossilici a catena corta e l’acido perfluoroottanoico sono stati rilevati in concentrazioni superiori al limite di quantificazione nella quasi totalità dei campioni analizzati.

Il ritrovamento degli acidi perfluoroalchilcarbossilici a catena più lunga, quali acido perfluorononanoico, acido perfluorodecanoico, fluorotelomero solfonato ed altri composti sono stati rilevati in un fronte di contaminazione verso Vicenza.

Nella relazione appena pubblicata ed alla quale si rinvia, ARPAV precisa le concentrazioni medie annue e i superamenti dei valori soglia. Viene, particolare, annotato un numero di superamenti annui per i cinque composti perfluoroalchilici per i quali la norma vigente definisce un valore soglia da considerare per la valutazione dello stato
chimico delle acque sotterranee.

Nel periodo oggetto del monitoraggio, sono stati analizzati 1650 campioni di acque sotterranee, prelevati presso i 54 punti di monitoraggio tra pozzi, risorgive e sorgenti, come distribuiti nell’intera provincia di Vicenza.

Il controllo sistematico ha permesso di ottenere significative informazioni sulla diffusione e l’evoluzione tendenziale dell’inquinamento con la raccolta, in particolare i massimi valori di concentrazione di PFAS rilevati si confermano in tre zone distinte: in prossimità della sorgente di contaminazione, nei comuni di Trissino e Montecchio
Maggiore; in corrispondenza del fronte est della contaminazione, nei comuni fra Creazzo e Vicenza; in corrispondenza del fronte sud della contaminazione, nei comuni di Sarego e Lonigo.

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