Curiosità

Per quale motivo "Vicenza" è entrata nei trend italiani del social X dopo il dibattito Trump-Harris

Gli utenti del vecchio Twitter si sono scatenati associando il discorso di Trump sugli "immigrati mangia gatti" con una diffusa nomea dei cittadini della nostra città

Per quale motivo "Vicenza" è entrata nei trend italiani del social X dopo il dibattito Trump-Harris
Pubblicato:
Aggiornato:

Nella serata di martedì 10 settembre 2024, quando già in Italia era notte fonda, negli USA si è tenuto il dibattito televisivo tra i due candidati alla Presidenza degli Stati Uniti: Donald Trump per i repubblicani e Kamala Harris per i democratici. Per farsi un'idea su cosa sia successo durante il confronto tv vi invitiamo a dare una lettura all'articolo pubblicato dal nostro portale nazionale News Prima che ha sintetizzato i momenti salienti del faccia a faccia Trump-Harris trasmesso in diretta dall'emittente ABC di Philadelphia.

La domanda però sorge spontanea: cosa c'entra Vicenza in tutto questo? Chiariamo subito che né Donald Trump, né Kamala Harris hanno citato la nostra città nei loro discorsi, tuttavia, l'ironia degli utenti social, in particolare quelli di X (ex Twitter), ha associato alcune parole pronunciate dal candidato repubblicano proprio al capoluogo vicentino. Il motivo è legato a una diffusa nomea per la quale i cittadini di Vicenza sarebbero "divoratori di gatti".

Dibattito Usa, Trump: "I migranti mangiano i gatti degli americani"

Tra i momenti clou del dibattito presidenziale degli Stati Uniti tra Trump ed Harris, non è passato affatto inosservato quello in cui il Tycoon repubblicano ha riproposto la teoria cospirativa secondo cui gli immigrati haitiani mangerebbero i gatti e i cani degli americani, citando la città di Springfield in Ohio e scatenando nell'immediato una reazione dell'avversaria Harris, che si è lasciata andare a un'espressione di disappunto.

La dichiarazione ha letteralmente scatenato gli internauti: in poche ore è un fiorire di meme, creati con intelligenza artificiale, che mostrano il candidato conservatore "mettere in salvo" dei piccoli felini da attacchi di migranti.

Meme Trump

Ma ecco che, proprio in riferimento a queste affermazioni di Trump, gli utenti social della nostra Penisola hanno colto la palla al balzo per citare la nostra città di Vicenza. Un richiamo che, sulla piattaforma X (ex Twitter), è andato subito virale, al punto tale che tra gli hashtag in tendenza della giornata è comparsa proprio la parola "Vicenza".

I trend di X in Italia nella giornata di mercoledì 11 settembre 2024

Il motivo di questa associazione è presto trovato ed è legato alla nomea "vicentini magnagati". Qui di seguito vediamo una serie di tweet ironici pubblicati dagli utenti di X.

Insomma, i profili di X si sono divertiti a far riferimento alle voci per cui i cittadini di Vicenza siano "divoratori di felini". Ma da dove deriva la reputazione di "magnagati"?

Perché i vicentini sono detti  "magnagati"

Una risposta a questa domanda è data dal sito "Vicènza - Il Cuore del Veneto" che per l'appunto scrive che addirittura su Wikipedia è riportato: "Un vecchio detto, che testimonia la povertà del territorio (forse il più povero tra tutte le città della Serenissima) e della sua gente, chiama i vicentini magnagati".

Le ragioni di questa nomea sono da legare sostanzialmente a tre leggende: una è riferita ai moti risorgimentali antiaustriaci del 1848 e le altre due al periodo d'oro della Serenissima, vale a dire un arco di tempo lungo quasi quattrocento anni, a partire dalla dedizione di Vicenza a Venezia nel 1404.

In tutti e tre i casi, è importante sottolinearlo, non esistono prove storiche convincenti per dare a queste versioni il timbro dell'autenticità e della verità.

Vicenza infestata dai topi e le barche colme di gatti

L'aneddotica popolare riferisce che agli inizi del Settecento, Vicenza sarebbe stata teatro di una massiccia invasione di topi, insediatisi in special modo tra le carte dell'archivio notarile e nei locali del Monte di Pietà, quindi in pieno centro storico. Ai vicentini non rimase altra soluzione che mandare per acqua alcune barche a Venezia, con l'incarico di tornare in città portando un numero sufficiente di gatti da impiegare nella battaglia contro i roditori.
Campielli e campi di Venezia, infatti, sono notoriamente regno dei gatti. Sceso il Bacchiglione con alcuni barconi, i vicentini riempirono le stive di centinaia di gatti. I cugini della laguna, generosi ma burloni, oltre agli animali richiesti, offrirono ai barcaioli anche un lauto pranzo di ringraziamento, per essere stati liberati da tante bestie fameliche e petulanti. Ma rivelarono solo alla fine che non era stata servita in tavola carne di lepre, bensì di felino. Gatto arrosto, insomma.

Una variante di questa leggenda sostiene che i gatti furono prestati da Venezia ma che non furono poi restituiti dai vicentini. Scomparvero sulle tavole beriche. Di qui la nomèa.

I gatti cercati invano per la Serenissima dal podestà di Vicenza

Un'altra versione della leggenda è quella fornita da Virgilio Scapin, che mischia realtà e fantasia ribaltando i ruoli. Questa volta sono i veneziani, invasi dalle pantegane a chiedere aiuto a Vicenza, città ricca di gatti: volevano vincere la battaglia della pulizia civica, ma non riuscirono nell'intento. All'appello del podestà veneziano, i gatti vicentini prodigiosamente si volatilizzarono, come se qualcuno se li fosse mangiati.

Scapin indica come protagonista Francesco Barbaro, diplomatico e letterato del XV secolo, senatore della Serenissima a 21 anni, che fu effettivamente podestà di Vicenza nel 1423, a venticinque anni. Anche in questo caso la leggenda fa riferimento alla "età d'oro" di Vicenza sotto la Serenissima.

C'è un elemento in più nella costruzione letteraria di Scapin: racconta lo scrittore che i gatti erano proliferati a Vicenza a causa della passione dei suoi abitanti per il baccalà, il cui profumo invadeva la città e solleticava gli appetiti anche dei felini. I quali, calmati i morsi della fame, avevano tempo e voglia di riprodursi.

Seguici sui nostri canali