Nella giornata di mercoledì 17 dicembre 2025, Legambiente ha presentato la 20esima edizione del Rapporto Pendolaria, dove viene documentato il sistema di trasporto italiano. Nell’edizione di quest’anno, Vicenza è tirata in ballo non solo per la Pedemontana Veneta, ma anche per avere una delle linee ferroviarie peggiori d’Italia.
Pendolaria 2025
Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha voluto evidenziare come il Governo stia prendendo la direzione opposta rispetto a quella che potrebbe effettivamente portare dei miglioramenti per i cittadini. Di fatto, ha voluto dichiarare:
“Investire nel ferro nelle città è una scelta necessaria sul piano ambientale, economico e sociale. Metropolitane, tranvie e ferrovie urbane migliorano la qualità della vita, riducono traffico, inquinamento e costi sanitari e garantiscono un accesso più equo alla mobilità. Continuare a rinviare o definanziare questi interventi, come sta avvenendo con le scelte più recenti sulla legge di bilancio, significa scaricare i costi della mobilità sulle persone, non solo quelli economici ma anche ambientali e sanitari.
È una questione di scelte, non di risorse disponibili, visto che si continua, intanto, a investire sul Ponte sullo Stretto di Messina, nonostante le criticità che abbiamo più volte evidenziato non solo noi associazioni ma anche la Corte dei Conti. Chiediamo al Governo di cambiare rotta: investire nel trasporto pubblico locale, a partire da quello su ferro e rafforzare il Fondo Nazionale Trasporti per una mobilità urbana pubblica più inclusiva e sostenibile, fatta di nuovi binari, interconnessioni tra le reti e integrazione con la mobilità dolce”.
In particolare, la linea Vicenza-Schio, nonostante i lavori degli ultimi anni, affida la circolazione dei passeggeri a locomotive a diesel, infatti non è elettrificata e, per di più, è a binario unico. I 30 km che collegano i due Comuni, vengono sfruttati da sempre più persone, soprattutto per scuola e lavoro, ma sono presenti dei problemi tecnici, come 25 passaggi a livello, che impediscono il rinnovo delle linea.
Roberto Scacchi, responsabile Nazionale di Legambiente, ha voluto evidenziare come sia diventato sempre più complicato potersi permettere i biglietti per i mezzi di trasporto pubblico per molte famiglie. Di fatto, i ritardi e i disagi non sono l’unico problema, ma:
“È in questo contesto che si afferma la mobility poverty: famiglie che spendono una quota sempre più alta del reddito per spostarsi, lavoratori e studenti che rinunciano a opportunità di lavoro, studio o cura perché il servizio non è affidabile o accessibile. Rafforzare il trasporto pubblico su ferro è dunque una scelta di equità e coesione sociale da accompagnare necessariamente a politiche per la mobilità attiva e condivisa”.
La Pedemontana
La Pedemontana è ormai l’immagine di copertina delle infrastrutture dannose per l’ambiente e l’economia. Infatti, come scrivono nel comunicato, ha drenato risorse da aree urbane e metropolitane, rendendo marginale la domanda di mobilità con il trasporto pubblico locale.
In particolare, la Pedemontana è costata 2,5 miliardi, di cui 900 milioni già pagati da Stato e Regione. Tuttavia, grazie al “project financing” il concessionario ha messo una parte di soldi, perciò la Regione Veneto si è impegnata a ripagarlo con un canone fisso per 39 anni. Purtroppo però, alla fine di questo periodo, secondo la Corte dei Conti i cittadini veneti avranno versato ben 12 miliardi di euro.
Di fatto, con l’accordo attuale, i pedaggi vengono “raccolti” dalla Regione per poi darli al concessore, ma, se non si raggiunge il canone, saranno i cittadini a pagare la differenza. Se nel triennio 2025-2027, come è previsto, ci saranno oltre cento milioni mancanti, saranno sottratti dal Bilancio della Regione e per cui saranno i soldi dei contribuenti.