E' il papato di Leone XIV°

Parolin entra Papa in Conclave e esce cardinale: la delusione di Schiavon. E ora cosa farà?

Morto un papa se ne fa un altro (e non ci sarà mai dato sapere come): non potendo contare su una maggioranza granitica, il Segretario di Stato potrebbe aver dirottato le sue preferenze su Prevost.

Parolin entra Papa in Conclave e esce cardinale: la delusione di Schiavon. E ora cosa farà?
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"Entrare Papa ed uscire Cardinale" è un proverbio che si riferisce a chi entra in conclave o in un'elezione ecclesiastica con grandi aspettative ma ne esce con un ruolo inferiore o senza avanzamento.

Pronostici o reali aspettative?

E' probabile che non fosse il Cardinale Pietro Parolin a sentirsi in vantaggio ma piuttosto che i commentatori di ogni ordine e grado che, dovendo fare i loro pronostici, stessero dando il giusto rilievo ai trascorsi ed alla posizione del Segretario di Stato vaticano, rispetto ai curricula dei competitors.

Il Cardinale Pietro Parolin, infatti, Segretario di Stato vaticano dal 2013 e figura molto influente nella Curia romana, era considerato papabile ma per qualche motivo ha perso influenza.

E adesso?

Cosa potrebbe fare in questo contesto? Voler dare una risposta a questa domanda all'indomani del Conclave potrebbe essere dietrologico così come tutti i pronostici della vigilia.

Qualcuno pensa davvero che Parolin per primo si senta "ridimensionato"?

Se così fosse, potrebbe:

  • ritirarsi in un ruolo meno visibile nella Curia o in una sede diplomatica come nunzio, anche se data l'età ed il suo attuale prestigio sarà poco probabile;
  • accettare la sua posizione con discrezione, seguendo la tradizione ecclesiale dell’umiltà;
  • fornire appoggio al nuovo Papa o al nuovo Segretario di Stato;
  • pubblicare memorie o riflessioni sul suo ruolo e la sua visione della diplomazia vaticana considerandosi alla fine della sua carriera attiva.
Il Cardinale vicentino Pietro Parolin

Pura dietrologia

Come detto, però, anche questa è dietrologia, talché Parolin rimane quella autorevole figura che era.

Sulla Loggia delle Benedizioni, infatti, Robert Francis Prevost, da ieri Papa Leone XIV°,  aveva accanto a sé proprio Pietro Parolin e quell’averlo accanto è stato il segnale più evidente che tra i due non c’è stata competizione e non ci sarà ostilità ma che, anzi, la politica estera di Papa Francesco ed il dialogo con Cina e Sud del mondo continueranno.

Papa Prevost

Quelli che si ritengono più addentro alle cose del Vaticano, riferiscono che le preferenze che sarebbero state espresse per Parolin non erano tali da consentirgli di affrontare con la forza necessaria le divisioni fuori e dentro la Chiesa e questo Parolin non se lo sarebbe potuto permettere.

Ricostruzioni vorrebbero che, consapevole di ciò, sarebbe stato lo stesso Parolin a far convergere su Prevost le sue preferenze senza esporsi direttamente ad un passo indietro.

Il giuramento e la scomunica

Non lo sapremo mai considerata la sacralità ed il segreto del Conclave a profanare il quale i Cardinali rischiano la scomunica. Prima dell'extra omnes, essi avevano, infatti solennemente giurato:

“Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell’elezione del Romano Pontefice”.

I singoli cardinali elettori, per primo proprio il Cardinale Parolin e via, via gli altri secondo l’ordine di precedenza dei tre Ordini – vescovi, presbiteri, diaconi – ponendo la mano sul Vangelo avevano ribadito in lingua latina:

“...e così io prometto, mi obbligo e giuro. Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano”.

Come sia andata non importa più

Che Prevost, missionario per venti anni in Perù, nominato cardinale e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, abbia beneficiato della divisione tra i cardinali del Nord America e quelli dei Paesi sudamericani?

Che sia stato favorito dalla sua presa di posizione e dall'aver definito criminale la scelta di Donald Trump di cancellare gli aiuti internazionali gestiti da UsAid?

Che a lui, figlio di emigrati francesi,  abbiano guardato con simpatia anche i cardinali africani francofoni?

Fatto sta che è riuscito a mettere ancora daccordo i vescovi conservatori con quelli aperturisti tedeschi e, senza strappi, sarà probabilmente in grado di realizzare le riforme che Papa Francesco non ha avuto la forza di portare a termine.

Il nome scelto per il suo pontificato è già di per sè un programma.

 

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