Ma quali condanne?

Intervista a Piergiorgio Boscagin delegato Pfas per Legambiente: "Dopo eventuali condanne serve la bonifica"

E' la bonifica del territorio e la messa al bando dei Pfas ciò che preme a Legambiente, o il processo non sarà servito a niente.

Intervista a Piergiorgio Boscagin delegato Pfas per Legambiente: "Dopo eventuali condanne serve la bonifica"
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Prima Vicenza segue con attenzione le fasi del processo "Miteni" che vede la ditta di Trissino (VI) accusata di inquinamento consapevole e protrattosi per anni fino ad interessare un territorio di 100 kmq e oltre 300.000 residenti tra le province di Vicenza, Verona e Padova, andando ad inquinare quella che è la seconda falda acquifera d'Europa.

Legambiente in Tribunale a Vicenza

L'azienda non ha neppure tentato di evitare questa accusa, piuttosto i dirigenti succedutisi nel tempo, soprattutto a livello locale, si sono difesi dicendo che non era nelle loro possibilità incidere sulle scelte aziendali fino a quel livello.

Dallo scorso 6 febbraio 2025, in Tribunale a Vicenza si è aperta la prima fase del processo con il Pubblico Ministero prima e gli avvocati di parte civile a fare, nelle udienze calendarizzate settimanalmente in una fase processuale che non dovrebbe concludersi prima del prossimo mese di giugno, le loro richieste di condanna e di risarcimento.

Se dunque, il Pubblico Ministero Hans Roderich Blattner, per conto dell'accusa ha domandato pene per un totale di 121 anni e 6 mesi a carico di 9 dei 15 imputati ovvero:

  • 16 e 17 anni rispettivamente a carico di due giapponesi ex dirigenti Mitsubishi e quattro manager della lussemburghese Icig;
  • oltre all'assoluzione per non aver commesso il fatto, per gli altri sei imputati,  due giapponesi di Mitsubishi e quattro ex dipendenti Miteni;
  • ed ha contestato la bancarotta fraudolenta alla società "Fallia Miteni", con richiesta di 125 mila euro di condanna, oltre alla confisca di 437mila euro chiesti per un eguale ammontare anche a tre ex manager di Icig;

dal canto loro, gli avvocati di parte civile non hanno avuto la mano più leggera dato che in totale alla "Miteni" sono stati chiesti circa 200 milioni di euro di risarcimenti.

Tra i soggetti costituitisi parte civile c'è anche Legambiente

Quale sia la richiesta avanzata lo scorso 20 marzo 2025 dall'Avvocato Enrico Varali per conto di Legambiente, lo chiediamo a Piergiorgio Boscagin, presidente del Circolo Perla Blu di  Cologna Veneta (VR) e responsabile tematiche Pfas del sodalizio ambientalista.

"Noi abbiamo chiesto un risarcimento di 330.000 euro, ovvero 110.000 euro per ciascun livello territoriale di Legambiente dal nazionale, al regionale fino al livello locale. Il risarcimento è richiesto per tutte le attività poste in atto dalla Associazione sin dalle prime avvisaglie della problematica, sulla base del nostro ruolo statutario che è la salvaguardia ambientale la quale, in questo caso, è stata inequivocabilmente violata".

Finito il tempo delle bugie?

Boscagin che assieme al presidente regionale Luigi Lazzaro ed al nazionale Stefano Ciafani, segue in presenza il processo, aggiunge:

“Ci auguriamo che la sentenza finale confermi le responsabilità, evidentemente, ma è la bonifica del territorio e la messa al bando dei Pfas ciò che più ci preme o il processo non sarà servito a niente".

Uno dei manifesti di battaglia di Legambiente di qualche anno fa

La conferma dei capi di imputazione e la richiesta di pesanti condanne vi soddisfano?

"Beh, Legambiente si riserva un approfondimento circa le richieste di assoluzione per alcune posizioni non apicali ma continuerà nel suo compito di denuncia a difesa dell’ambiente e degli interessi collettivi che essa persegue da anni e nella fattispecie, da quando vennero diffusi i primi allarmi dallo stesso Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel luglio 2013”.

Quali sono i vostri piani ora?

"Legambiente proseguirà il proprio impegno per garantire controlli adeguati, l’avvio della bonifica del sito inquinato e, come dicevo, la messa al bando definitiva delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) da parte delle attività produttive".

"Proprio su quest’ultimo aspetto stiamo chiedendo al Ministero dell’Ambiente ed al Governo una sorta di “exit strategy” definitiva dall’uso e consumo dei perfluorati alchilici, attraverso incentivi per lo sviluppo di sostanze alternative naturali dei Pfas, l’istituzione di imposte ambientali per le aziende che, sotto forma di accise, sarebbero più difficili da evadere rispetto alle Imposte Dirette".

"Siamo stati testimoni - prosegue Boscagin - di un inquinamento senza precedenti: uno dei più gravi casi di avvelenamento delle acque nella storia italiana. A nostro avviso, il processo ha ampiamente dimostrato che la dirigenza "Miteni" era consapevole dell’inquinamento e dei rischi per la salute pubblica ma avrebbe omesso di segnalare la contaminazione alle autorità competenti".

L’associazione ribadisce quindi l’importanza dell’applicazione del principio “chi inquina paga”, sancito dalla Legge 68/2015 che ha inserito i delitti contro l’ambiente nel Codice penale.

E poi?

"E poi - conclude il nostro ospite - sarà tutto da ricostruire: indipendentemente dalle eventuali condanne e sanzioni, infatti, la consapevole responsabilità nella contaminazione e gli allarmi che ne sono seguiti, hanno destabilizzato la società civile creando un senso di disorientamento e di sfiducia verso le istituzioni e le attività produttive, che non sarà affatto semplice da superare.

Un territorio da bonificare

A noi non resterà che vigilare sulla bonifica di suolo e sottosuolo dell’ex sito industriale inquinato ed il recupero della falda acquifera ancora afflitta da una pesantissima concentrazione di questi contaminanti chimici".

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