Proteste a Vicenza

Gli attivisti occupano un cantiere Tav e tagliano le reti della Base Del Din

Doppia azione di protesta del Woods Climate Camp contro militarizzazione e degrado ambientale. Striscioni contro il genocidio palestinese calati vicino alla fiera VicenzaOro

Gli attivisti occupano un cantiere Tav e tagliano le reti della Base Del Din
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Nella mattinata di ieri, domenica 8 settembre 2024, a Vicenza un gruppo di circa 200 attivisti del centro sociale "Bocciodromo" ha messo in atto una duplice azione di protesta contro il progetto Tav e la presenza militare americana nella città, con l’occupazione di un cantiere Tav e il taglio delle reti di recinzione della base militare Del Din.

Azione al cantiere Tav

La manifestazione è partita attorno alle 10.30 dal bosco di Ca’ Alte, dove si è svolto il Woods Climate Camp, un evento organizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi ambientali e sociali.

Il corteo ha seguito una strada sterrata lungo i binari ferroviari e ha raggiunto uno dei cantieri Tav in strada Padana verso Verona, a Ponte Alto. Gli attivisti hanno rimosso le reti di sicurezza che delimitavano l'area e hanno avvolto una delle ruspe del cantiere con le reti stesse, in un gesto simbolico contro l’avanzamento dei lavori.

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Contemporaneamente, da un edificio vicino al cantiere, è stato srotolato uno striscione contro il genocidio del popolo palestinese, visibile dall’area della fiera VicenzaOro, in corso proprio in quei giorni. Secondo gli attivisti, la fiera rappresenta un simbolo del capitalismo e del commercio di diamanti, nel quale Israele gioca un ruolo di primo piano.

Ma non si tratta della prima protesta contro la fiera in questione. Già lo scorso 20 gennaio, a causa della partecipazione alla fiera di alcuni imprenditori israeliani ritenuti responsabili per aver finanziato le spese militari in Israele, la protesta pacifica si è trasformata immediatamente in un violento scontro contro le forze dell'ordine, che ha portato al ferimento di 11 poliziotti e alla denuncia di 17 attivisti. Ne abbiamo parlato nel seguente articolo.

La protesta arriva alla base Del Din

Ma "impacchettare" una ruspa non è bastato per gli attivisti. Mentre il corteo si muoveva verso il cantiere Tav, un altro gruppo di manifestanti ha compiuto un’azione parallela tagliando le reti di protezione della base militare americana Del Din.

"La base Del Din rappresenta in questo momento uno dei punti nevralgici della guerra globale - si legge nel comunicato ufficiale degli attivisti - ospitando al suo interno più di 10 000 soldati ed essendo impegnata quotidianamente nell’invio di armamenti e soldati in Palestina, Ucraina e nel continente africano. In particolare, grazie al continuo supporto dell’amministrazione Biden a Israele, la base è uno dei principali attori del genocidio del popolo palestinese".

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Nel comunicato, inoltre, si legge che queste azioni fanno parte di un movimento più ampio che intreccia la lotta per la giustizia climatica con quella contro la guerra.

"Le due azioni sottolineano l’imprescindibile nesso tra la lotta per la giustizia climatica e quella contro la guerra, fulcro delle giornate al Woods Climate Camp", continuano gli attivisti nel comunicato. "Sia dibattiti e talk che la manifestazione di sabato 7 settembre hanno infatti insistito su questo meta-tema".

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"Da un lato è emerso come Vicenza, città che da decenni si regge sull’economia di guerra, con il progetto Tav sarà ancora più al centro della logistica militare. Per questa ragione, unire la lotta per la difesa dei boschi con quella contro la militarizzazione è stato un passaggio fondamentale per un avanzamento del discorso pubblico. Dall’altro lato, in termini più generali, durante questo Climate Camp è emerso plasticamente come regime di guerra e regime socio-ecologico siano totalmente intrecciati, in particolare in questa fase storica. La duplice azione di oggi è una dimostrazione concreta di come questo intreccio debba essere fulcro delle prossime battaglie di movimento".

 

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