Effettuato il primo prelievo “a cuore fermo” al San Bortolo: un’innovazione per la donazione di organi
Effettuata una delicata procedura mai eseguita prima nel nosocomio vicentino: il cuore, dopo 20 minuti senza battito, è stato donato insieme ad altri organi, offrendo nuove speranze per chi attende un trapianto
Per la prima volta all’ospedale San Bortolo di Vicenza, è stato eseguito con successo il prelievo di un cuore "a cuore fermo", una procedura che prevede l’accertamento della morte tramite criteri cardiologici e rappresenta una svolta per la medicina dei trapianti (in copertina: l'ospedale San Bortolo).
Vicenza è all'avanguardia
L'intervento, avvenuto nella giornata di martedì, 12 novembre 2024, ha coinvolto anche il prelievo di polmoni, pancreas, fegato, reni e cornee, poi trasferiti a vari ospedali della regione per essere trapiantati e salvare vite.
La procedura, utilizzata in Italia per la prima volta meno di un anno fa, offre una nuova speranza a tanti malati in lista d’attesa per un trapianto.
"Si tratta di un risultato di grande rilievo - sottolinea la dott. Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica -, reso possibile dalle elevate competenze delle nostre équipe e da un efficace lavoro organizzativo in sinergia con il Centro Regionale per il Coordinamento Trapianti e con la Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Padova diretta dal prof. Gino Gerosa".
"Le donazioni a 'cuore fermo' rappresentano una possibilità importante per i tanti malati che risultano in lista di attesa e l’ospedale di Vicenza è in prima linea in questa nuova frontiera della scienza medica, potendo anche contare su un territorio che si dimostra da sempre particolarmente sensibile al tema della donazione di organi".
Un'operazione complessa
La tecnica richiede una precisa gestione del tempo: dopo 20 minuti di assenza di attività cardiaca, si procede rapidamente con la perfusione del cuore per garantirne l’ossigenazione e consentirne il successivo trapianto.
"E in questo caso il prelievo del cuore è particolarmente delicato - spiega il dott. Vinicio Danzi, Direttore dell’U.O.C. Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Vicenza - in quanto è necessario procedere alla perfusione, dunque all’irrorazione di sangue e ossigenazione, del cuore affinché una volta trapiantato nel paziente possa ripartire, un cuore che era rimasto senza battito per più di 20 minuti".
"Questo risultato è possibile solo adottando tecniche complesse che vedono collaborare insieme le équipe di Anestesia e Rianimazione, i perfusionisti e i cardiochirurghi, ma occorre anche disporre, come in questo caso, di un cuore in perfette condizioni".
Il San Bortolo di Vicenza è tra i pochi ospedali italiani con esperienza in prelievi "a cuore fermo": sono infatti già nove le operazioni di questo tipo effettuate negli ultimi diciotto mesi. Tuttavia, oltre alla tecnica sofisticata, è fondamentale anche l’aspetto umano della donazione, come sottolineato dal dottor Danzi:
"La donazione di organi è come suggerisce il nome stesso un dono, rappresenta la possibilità di ridare la vita a uno o più malati in gravi condizioni", commenta il dott. Danzi. "Il paziente sul quale abbiamo eseguito il prelievo era una persona estremamente aperta verso gli altri e che aveva già manifestato la volontà di poter aiutare il prossimo se gli fosse successo qualcosa. Abbiamo fatto in modo che il suo desiderio potesse realizzarsi, in accordo con i suoi familiari".