Dal Ruanda, sotto le bombe, il missionario laico Marco Rigoldi manda info e ringraziamenti
Marco Rigoldi e Arielle riparano in Ruanda, dove per ora rimangono, in attesa del nascituro
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Di Marco Rigoldi, il missionario laico di Villaverla (VI) che si era trovato nel bel mezzo della guerra civile che sta angustiando il Congo, abbiamo riferito sin dal suo primo messaggio video. (Foto tratte dal profilo FB di Marco Rigoldi)
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Il nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si stava interessando a lui, come agli altri 15 italiani residenti a Goma, teatro degli scontri più violenti dai quali il nostro conterraneo aveva trovato riparo in Ruanda.
Frattanto, lui stesso ha mandato un comunicato per rassicurare le tante persone che si stanno interessando alla situazione della sua famiglia che, dato il deteriorarsi delle condizioni a Goma, aveva passato il confine entrando in Ruanda, per poi raggiungere Gisenyi.
"Il 27 gennaio 2025, però, anche Gisenyi è stata attaccata direttamente dal Congo tanto da trasformare - scrive Rigoldi - anche quel rifugio in un inferno".
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Sorretti dalla fede e riparati da un materasso, mentre intorno piovevano le bombe, Marco ed Arielle Rigoldi hanno trovato aiuto e, con un passaggio di fortuna, sono riusciti a raggiungere Kigali il giorno dopo.
A Kigali, capitale del Ruanda, Marco e la moglie pensano di rimanere, almeno per ora, proprio per le condizioni di Arielle che, incinta, potrebbe avere altri problemi in un lungo volo verso l'Italia per effettuare il quale, ad ogni buon conto, le mancherebbe il "visto".
Preso da tutto questo, Marco Rigoldi trova ancora il tempo per pensare ai collaboratori ed ai bisognosi assistiti da Casa Goma, da lui stesso fondata a Goma in Congo.
Poi Rigoldi, fa sapere dell'aiuto immediatamente prestato dalla "Farnesina" tramite l'Ambasciatore Franco Sorrentino, l'Ambasciata Italiana a Kinshasa e quella ugandese che ha in carico anche i rapporti con il Ruanda.
Il resto dell'Italia non è stato a guardare, vero come è vero che l'Ufficio missionario diocesano di Vicenza, tramite il suo direttore Agostino Rigon, segue e riferisce al Vescovo Giuliano Brugnotto, ogni risvolto della vicenda in costante collegamento con la Diocesi di Kigali.
Su tutto, vi è anche l'osservatorio della Nunziatura Apostolica del Ruanda che ha assicurato, con gli altri, anche il suo apporto.
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Mentre conferma di essere in una struttura diocesana, in attesa di miglior ed autonoma sistemazione, Marco spera, con Arielle, di trovare la serenità necessaria per accogliere il nascituro e precisa:
"La nostra permanenza qui non è un capriccio ma una necessità. Mia moglie è a tutti gli effetti una rifugiata di guerra, costretta a lasciare il proprio Paese per salvare la sua vita e quella del nostro bambino. Arielle non può tornare in Congo, né viaggiare in Italia perché non ha il visto. Io, pur avendo la possibilità di rientrare, non potrei mai abbandonarli. Questo significa che, almeno fino alla nascita del bambino, saremo costretti a rimanere a Kigali".