All'ospedale San Bortolo sperimentate con successo procedure innovative per curare le aritmie
Il nosocomio vicentino è il primo ospedale pubblico in Triveneto a utilizzare l'elettroporazione per trattare tachicardie atriali ad alto rischio
L'ospedale San Bortolo di Vicenza ha raggiunto un importante traguardo medico, diventando il primo ospedale pubblico del Triveneto a utilizzare l'elettroporazione focale per curare tachicardie atriali ad alto rischio.
Mercoledì 4 dicembre 2024, sono state eseguite con successo due procedure innovative su pazienti che, con le metodiche tradizionali, non avrebbero avuto alcuna possibilità terapeutica (in copertina, la Direttrice dell'ULSS 8 Berica Patrizia Simionato e il dottor Antonio Rossillo, responsabile dell’U.O.S. Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione e direttore facente funzione della Cardiologia di Vicenza).
Vicenza è all'avanguardia
La nuova tecnologia si basa su un campo elettrico che agisce con estrema precisione sulle cellule cardiache responsabili dell'aritmia, preservando i tessuti circostanti come nervi, arterie, vene e muscoli.
"Questo nuovo trattamento - sottolinea la dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica - conferma il forte spirito innovatore che da sempre contraddistingue l’Elettrofisiologia del San Bortolo e più in generale l’attenzione dell’ospedale di Vicenza nel ricercare le metodiche più avanzate".
"Voglio sottolineare inoltre che l’attività di eccellenza dell’Elettrofisiologia rientra nell’ambito più ampio di un’offerta integrata di altissimo livello per la presa in carico di tutte le patologie cardiache che comprende anche l’attività clinica della Cardiologia, l’Emodinamica e la Cardiochirurgia. In questo modo garantiamo ogni giorno la presa in carico dei pazienti cardiopatici nel modo più efficace e sicuro".
La procedura, della durata complessiva di circa due ore, è stata eseguita in sedazione profonda e ha richiesto un sistema di mappaggio computerizzato per identificare con precisione il punto di origine dell'aritmia. Una volta individuata, l'aritmia è stata interrotta tramite applicazioni di un grande campo elettrico di circa 10 secondi ciascuna.
Un’esperienza riconosciuta a livello internazionale
La tecnologia dell'elettroporazione è già stata applicata con successo al San Bortolo negli ultimi due anni per trattare la fibrillazione atriale, con oltre 240 pazienti curati. Questo ha portato il team guidato dal dott. Antonio Rossillo, responsabile dell’U.O.S. Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione e direttore facente funzione della Cardiologia di Vicenza, a contribuire a una prestigiosa pubblicazione su Nature Medicine, basata sull'esperienza di 100 centri internazionali con oltre 17 mila casi trattati.
"Da oltre 30 anni ormai - spiega il dott. Rossillo - si utilizza la metodica dell’ablazione per il trattamento delle aritmie. Tipicamente questo avviene mediante l’uso di un’energia termica che colpisce i tessuti malati e li distrugge con un’ustione da caldo (radiofrequenza, ndr.) o da freddo (crioenergia, ndr.)".
"L’ablazione mediante elettroporazione, invece, sfrutta una diversa tipologia di energia che ha il vantaggio di un’elevata selettività: il campo elettrico generato infatti colpisce solo le cellule cardiache responsabili dell’aritmia, preservando gli altri tessuti (nervi, arterie, vene e muscoli)".
Un caso emblematico è stato il trattamento di una bambina di 11 anni affetta da una tachicardia incessante, il primo intervento pediatrico al mondo eseguito con questa tecnologia.
"L’elevato margine di sicurezza dell’elettroporazione - prosegue il dott. Rossillo - ci ha spinto anche ad eseguire un intervento su una bambina di 11 anni che non riusciva più ad avere una vita normale a causa di una tachicardia incessante; abbiamo poi scoperto che tale esperienza è stata il primo caso di applicazione dell’elettroporazione in ambito pediatrico a livello mondiale".
"Forti di questa esperienza abbiamo voluto estendere l’utilizzo di questa metodica al trattamento di altre forme di aritmia che possono trarre particolare beneficio dall’elevata selettività tessutale di questa forma di energia. In alcuni pazienti, infatti, un trattamento ablativo per un’aritmia sopraventricolare risulta essere non fattibile oppure rischioso per la presenza di strutture 'nobili' del cuore come nervi, vene o arterie, che verrebbero danneggiati dall’effetto della radiofrequenza. L’utilizzo di questa nuova forma di energia permette dunque di estendere la possibilità di cura anche a questi casi più complessi".
Con oltre 800 procedure all'anno, l'Elettrofisiologia dell’ospedale di Vicenza si conferma un'eccellenza nazionale, garantendo ai pazienti cure innovative e sicure per patologie che compromettono gravemente la qualità della vita.