Alimenti contaminati da sostanze tossiche, "Mamme no Pfas" guidano la battaglia
Nel frattempo si muove anche la politica, il Pd: "Serve un nuovo monitoraggio della Regione su alimenti e falde acquifere, non solo nella zona rossa. E i risultati siano pubblici"
Le "Mamme no Pfas" hanno finalmente ricevuto i risultati dei rilevamenti effettuati, ormai tra il 2016 e il 2017, dalle autorità competenti, su diversi alimenti e quanto emerge è decisamente allarmante.
Alimenti contaminati da sostanze tossiche, "Mamme no Pfas" sul piede di guerra
I livelli di contaminazione dei cibi da sostante tossiche sono preoccupanti. E si tratta di analisi di qualche anno fa, come si diceva, quindi non possono essere considerati attuali. Nel frattempo, proprio mentre pochi giorni fa si è tenuta la terza udienza del processo ai manager della Miteni, si muove anche la politica. Il Pd in Regione ha presentato una mozione per chiedere un nuovo monitoraggio dell'Ente su alimenti e falde acquifere, non solo nella zona rossa, e che i risultati siano resi pubblici".
“Dopo i primi risultati diffusi da Greenpeace e Mamme No Pfas che hanno confermato la contaminazione da Pfas di molti alimenti, è indispensabile un nuovo monitoraggio da parte della Regione, che comprenda anche falde, acque di superficie e terreni, allargato dalla zona rossa a quella arancione. E stavolta deve essere reso tutto pubblico, senza che ci sia bisogno di un intervento della magistratura”.
È la richiesta del Partito Democratico che ha depositato una mozione che ha come primi firmatari i consiglieri Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni, ma sottoscritta anche dai colleghi Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Giacomo Possamai e Francesca Zottis.
“Stiamo parlando della più grande contaminazione da Pfas in Europa sia per la vastità dell’area e dei Comuni interessati tra le province di Vicenza, Verona e Padova, che per il numero di persone coinvolte”.
“I prelievi del precedente monitoraggio risalgono al 2016 e 2017 e i risultati sono allarmanti, poiché confermano una contaminazione su vasta scala. E su questo la Regione ha preferito tacere, rifiutandosi anche di fornire i dati delle analisi e rendendo necessario un ricorso al Tar.
Nel frattempo l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha rivisto più volte al ribasso i limiti di tollerabilità di assunzione, indicando nel 2020 come tetto settimanale tollerabile quello di 4,4 nanogrammi per kg di peso corporeo. Una soglia che sarebbe stata ampiamente superata, a giudicare dai valori elevatissimi di Pfas contenuti nei campioni analizzati”