Fine dell'occupazione

Salvo il bosco ex Lanerossi, l’area va al Comune

Accordo firmato il 12 dicembre con Iricav: cantiere spostato, chiusa l’occupazione. Resta l’attenzione sul bosco di Ca’ Alte.

Salvo il bosco ex Lanerossi, l’area va al Comune

Dopo un anno e mezzo di confronto serrato, è stato raggiunto l’accordo sul futuro del bosco ex Lanerossi. L’area verde non verrà abbattuta e passa nelle disponibilità del Comune di Vicenza, che ne garantirà la tutela.

L’intesa firmata venerdì 12 dicembre

L’intesa è stata formalizzata venerdì 12 dicembre con la firma dell’accordo tra il consorzio Iricav Due e il Comune. La decisione arriva mentre era imminente la demolizione dell’ex Bocciodromo, edificio occupato dagli attivisti contro la Tav e ribattezzato Boscodromo, prevista nell’ambito del prolungamento di via dell’Arsenale. Con l’accordo si chiude anche l’occupazione del bosco.

Il bosco ex Lanerossi, che ospita anche un esemplare monumentale di Liquidambar, era in precedenza di proprietà privata ed era destinato all’abbattimento secondo il progetto definitivo dell’alta velocità. Il piano prevedeva la demolizione dell’intera area verde e una successiva ricomposizione ambientale con la realizzazione di un parco pubblico. La modifica del progetto consente ora la salvaguardia del bosco nella sua integrità.

Spostato il sito del cantiere

L’accordo stabilisce lo spostamento del sito di cantiere in un’area diversa da quella inizialmente individuata e la consegna immediata dell’area verde al Comune. Lo spostamento del cantiere permetterà di preservare la vegetazione, consentendo al tempo stesso la prosecuzione dei lavori per il nuovo collegamento stradale, finalizzato al miglioramento della mobilità e della sicurezza della zona.

Fine dell’occupazione da parte degli attivisti

Gli attivisti hanno rivendicato il risultato come frutto di un percorso collettivo e hanno annunciato la conclusione dell’occupazione, precisando che l’attenzione resterà alta sulla tutela dell’area. La mobilitazione prosegue sul fronte del bosco di Ca’ Alte, considerato a rischio cementificazione e già oggetto di iniziative di protesta nei mesi scorsi.