Tentata truffa telefonica ai danni di una 79enne residente in città

«Tuo figlio è stato arrestato, paga e lo rilasciamo».

Tentata truffa telefonica ai danni  di una 79enne residente in città
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Tentata truffa telefonica ai danni di una 79enne residente in città

«Paga la cauzione e rilasciamo tuo figlio».

Gli esperti della truffa ne inventano sempre una di diversa per «fregare» le proprie vittime. Ma non sempre ci riescono. E’ partita da una 79enne di Thiene (che non ha voluto fornire le proprie generalità) la segnalazione dell’ennesimo tentativo di estorsione pecuniaria. A darne notizia è il comando della Polizia Locale Nordest Vicentino, guidato dal comandante Scarpellini.

Il racconto della donna

«A richiesta di una signora 79enne di Thiene, che non intende fornire indicazioni sulla propria identità personale, ma che è convinta che l'esperienza a lei capitata sia stata alquanto dolorosa e che debba diventare patrimonio delle persone anziane, affinché possano meglio difendersi da tentativi analoghi, si comunica il contenuto della denuncia raccolta dalla polizia locale presso la sua abitazione».

Si legge nella nota diffusa dal comando, che continua con il racconto in prima persona fornito dalla vittima.

«Il giorno 8 ottobre 2019, alle 15:30, mentre mi trovavo nella mia abitazione, ho ricevuto una telefonata alla mia utenza fissa, che è pubblicata su "pagine bianche". Una voce femminile, che si qualificava come avvocato, che si esprimeva in italiano con accento non della zona, mi ha chiamato per nome chiedendomi se avessi dei figli. Io rispondevo di sì, declinando il loro nome. Quando ha udito il nome di "x", si è fermata ed ha esclamato: “ecco proprio lui ha avuto un incidente a Vicenza. Ha investito sulle strisce una donna di 83 anni, che ora è grave e si trova in rianimazione”. Mi diceva che lo avevano arrestato e che ora si trovava in carcere in attesa del pagamento della cauzione di 6mila euro. Solo a seguito del pagamento della cauzione lui sarebbe stato liberato, altrimenti rimaneva in prigione. Mi diceva che mio figlio si era raccomandato con lei che si rivolgesse solo a sua mamma, poiché non voleva farlo sapere agli altri familiari, e che era sicuro che io lo avrei aiutato. In particolare mi diceva che avrei dovuto portarle la somma entro le 16:30 a Vicenza, perché dopo avrebbero chiuso gli uffici e non si sarebbe più potuto fare niente. Io rispondevo di essere appena stata dimessa a seguito di operazione chirurgica e di non avere denaro con me. La presunta avvocatessa mi chiedeva se avessi oggetti d'oro. Nel frattempo giungeva presso la mia abitazione una mia carissima amica che salutavo. Al mio saluto la presunta avvocata si infastidiva chiedendomi chi avessi salutato. Apprendendo trattarsi di una mia carissima amica, la medesima mi chiedeva di passargliela, cosa che facevo. Alla medesima spiegava le stesse cose e la mia amica, vedendomi molto provata, credeva anch'ella trattarsi di episodio vero.  Insieme abbiamo raccolto la somma in contanti di 2mila euro e pesato tutto l'oro che avevamo in casa e addosso, come richiesto dalla presunta avvocata, per un totale di 68 grammi. Udendone il peso, la presunta avvocata esclamava: "non ci siamo, neanche 2mila euro!"».

I sospetti dell’amica della vittima

Insospettita dall'atteggiamento della presunta legale, l'amica ha dunque preso in mano la situazione parlando con la presunta avvocata e dicendole:

«noi vogliamo una carta firmata dal Tribunale e dal Giudice, che mandi qua il suo Cancelliere. Solo allora possiamo dargli il denaro e l'oro». A quel punto la truffatrice ha deciso di desistere dal suo intento, interrompendo la comunicazione. Solo allora l'amica è riuscita a convincere la vittima a chiamare i familiari del figlio, constatando così che si trattava di una tentata truffa. ll figlio si è dunque messo subito in contatto con la madre rassicurandola».

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