Posina

Scandalo caporalato Fonti di Posina, l’azienda si difende: “Siamo completamente estranei alle accuse”

Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Schio, traggono origine dalla presentazione di un esposto da parte di alcuni dipendenti, tutti di nazionalità moldava impiegati nella società attiva nel settore dell’imbottigliamento di acqua minerale e di bibite analcoliche, che lamentavano reiterate condotte di sfruttamento del lavoro.

Scandalo caporalato Fonti di Posina, l’azienda si difende: “Siamo completamente estranei alle accuse”
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I Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza, su delega della locale Procura della Repubblica, hanno notificato, nei confronti di 3 Dirigenti della Fonti di Posina S.p.A. con sede a Posina operante nel settore delle acque minerali, un’ordinanza contenente 3 misure cautelari interdittive emessa dal Tribunale di Vicenza.

Scandalo caporalato Fonti di Posina, l’azienda si difende

Posina e la provincia di Vicenza in fermento dopo gli avvenimenti inerenti all’indagine per sfruttamento del lavoro condotta dalla Guardia di Finanza di Schio. Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Schio, traggono origine dalla presentazione di un esposto presso gli uffici del Reparto da parte di alcuni dipendenti, tutti di nazionalità moldava, formalmente inquadrati all’interno di una Cooperativa e di una S.r.l.s. con sedi in Lombardia ma, di fatto, impiegati all’interno di una società vicentina, attiva nel settore dell’imbottigliamento di acqua minerale e di bibite analcoliche, che lamentavano reiterate condotte di sfruttamento del lavoro. L'azienda Fonti di Posina ha deciso di replicare e si è inoltre dichiarata completamente estranea alle accuse di sfruttamento. In una nota dell'azienda si legge:

L'azienda Fonti di Posina si dichiara completamente estranea alle accuse di sfruttamento di alcuni lavoratori dipendenti di una cooperativa che operava all’interno del suo stabilimento. L'azienda opera da sempre nel pieno rispetto delle regole e tutela in primis i diritti dei lavoratori. Fonti di Posina e il suo personale si dichiarano assolutamente estranei alle accuse presentate”.

“Le responsabilità - si legge ancora nella nota - devono ancora essere accertate e la società, con i propri dipendenti, prende fermamente le distanze affermando con decisione di non essere mai stata a conoscenza delle condizioni a cui gli impiegati della cooperativa sarebbero stati sottoposti, né tanto meno delle condotte poste in essere dal presunto caporale dipendente della cooperativa stessa. La società si è correttamente prestata a corrispondere quanto dovuto alla cooperativa in base al lavoro affidatole e svolto, senza inserirsi minimamente nella selezione, nell'organizzazione e nella gestione dei lavoratori. Il presidente del C.d.A. e i due dipendenti – che si specifica non essere dirigenti, diversamente da quanto indicato – che sono stati interessati dall’interdizione valuteranno, presa visione degli atti, l’opportunità di presentare impugnazione avverso il provvedimento”.

PD: "Ennesimo campanello d’allarme"

“Lo scandalo caporalato alla Fonti di Posina è l’ennesimo campanello d’allarme: servono controlli più stringenti sugli affidamenti alle cooperative, spesso fittizie, perché il risparmio non può essere l’unico criterio, senza verificare le condizioni dei lavoratori. La qualità dell’occupazione e il rispetto per la dignità delle persone devono essere parte integrante dei contratti firmati nella nostra Regione, anche come leve competitive. Gli organi competenti continueranno le loro attività per verificare precise responsabilità e colpe, ma il quadro che emerge è raccapricciante e non è la prima volta in Veneto”.

A dirlo è Francesca Zottis, consigliera del PD Veneto e vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Ferro Fini con delega alla Legalità, con il capogruppo Giacomo Possamai e Andrea Zanoni, presidente della commissione Legalità in Consiglio regionale, commentando le indagini sullo stabilimento di imbottigliamento che ha portato alla scoperta di lavoratori sfruttati da una cooperativa che operava all’interno.

Le accuse sono pesantissime, dal caporalato, fenomeno sempre più diffuso e che non riguarda soltanto l’agricoltura, alla violenza sessuale fino alla tratta di esseri umani. L’attività degli inquirenti è fondamentale, ma ancor prima è necessario un forte presidio politico e culturale. C’è bisogno di un nuovo patto tra istituzioni e mondo economico sul tema di appalti e subappalti alle cooperative, un sistema dove è più difficile fare controlli. Già oggi ci sono però cooperative che lavorano molto bene proprio sulla professionalizzazione e la qualità del servizio: con loro va stretta una alleanza per combattere le cooperative fittizie che fanno un danno alle straordinarie realtà del nostro territorio. I protocolli fin qui sottoscritti sono preziosi, ma debolissimi se non ci si muove in una direzione di chiarezza e crediamo che i tempi siano fin troppo maturi per una revisione della legislazione a livello nazionale”.

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