Dopo 100 giorni di carcere l’investitore va ai domiciliari
Pietro Dal Santo, imprenditore 58enne, era stato arrestato dopo aver travolto con il suo camion il piccolo Thiago e la mamma.
Dopo 100 giorni di carcere l’investitore va ai domiciliari
A Pietro Dal Santo sono stati concessi i domiciliari. L’imprenditore 58enne, lo scorso 8 marzo, aveva travolto con il camion il piccolo Thiago e la mamma cercando poi di darsi alla fuga. I capi di accusa nei suoi confronti consistono in resistenza a pubblico ufficiale e lesioni stradali, con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza. Dopo il carcere ora per l’uomo si aprono le porte della sua abitazione - ma come mezzo di restrizione, non certo da uomo libero - in attesa che si celebri il processo a Vicenza il prossimo 19 luglio. Nel frattempo l’uomo, tramite il suo legale, ha fatto pervenire alla famiglia di Thiago una lettera nella quale parla del grande pentimento per quanto avvenuto e si scusa per quel tragico pomeriggio. Missiva alla quale, stando all’avvocato della famiglia del bambino, Giuseppe Padovan, non è ancora pervenuta alcuna risposta.
Una lettera che ha il gusto della strategia difensiva?
«Non escludo che l’uomo sia davvero pentito per quanto accaduto. In fondo una famiglia ha rischiato di vivere una tragedia immane e ora il bambino è senza un piedino. Per cui non mi sento di escludere che possa essere davvero dispiaciuto per quanto successo».
Come stanno mamma e bambino?
«La mamma è stata operata alla gamba e si è ripresa. Diciamo che compatibilmente con la situazione anche il piccolo Thiago sta meglio. E’ ancora in cura in un ospedale di Conegliano dove sono specializzati in danni celebrali. Sta facendo grandissimi progressi, ma non si possono accelerare più di tanto. Attualmente inoltre si stanno facendo le varie prove per potergli adattare la protesi al posto del piedino che gli è stato amputato».
I genitori come stanno vivendo questo momento?
«Direi tutto sommato bene. Sono molto concentrati sul bambino anche se adesso incominciano a sentire un po’ l’ansia del processo che inizierà il prossimo 19 luglio. Comunque sono piacevolmente colpiti dalla grande macchina di solidarietà che si è mossa bei loro confronti, forse nessuno si sarebbe aspettato un affetto così grande, sia da un punto di vista umano, sia economico».
La raccolta fondi è terminata e ha dato buoni risultati...
«Sì, sono stati raccolti poco più di 33mila euro. Ora il conto corrente è stato chiuso, ma ritengo che la vicinanza attorno alla famiglia perduri».
Fin qui ha fatto un po’ il portavoce della famiglia. Compatibilmente con quanto può dire, come pensa di affrontare invece il processo?
«Indubbiamente confidiamo nella macchina della giustizia e nella pena giusta, l’obiettivo principale è poter ottenere un buon risarcimento per la famiglia, non tanto per una cifra in sé, ma per pensare alle cure per il bambino perché ne avrà bisogno per tutta la vita. Al momento abbiamo avuto anche buoni riscontri dalla assicurazioni per cui pensiamo davvero alla salute di Thiago sperando che possa cercare di avere una vita che sia la più normale possibile. E’ inevitabile, inoltre, che poi ci saranno tutti i risvolti penali nel confronti dell’investitore. Ma qui la parola passa all’aula di tribunale».