Nei giorni scorsi, il primo paziente in Veneto ad aver ricevuto un cuore artificiale completo è stato dimesso dalla Struttura Riabilitativa Provinciale di Lonigo, dove era stato ricoverato per eseguire la riabilitazione.
Il primo cuore artificiale
Il paziente, un 50enne veronese, era stato operato il 26 marzo scorso dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, per poi essere dimesso e trasferito a Lonigo nel mese di giugno.
In particolare, la Cardiologia riabilitativa leonicena è specializzata nella cura dei pazienti che si sono appena sottoposti a operazioni o trapianti, ma, anche per loro, era la prima volta con un cuore artificiale.
Come ha voluto sottolineare la dottoressa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica:
“Essere stati scelti per il percorso di riabilitazione di un paziente così delicato conferma l’eccellenza della Cardiologia a indirizzo Riabilitativo di Lonigo, che è sempre più attrattiva non solo per i pazienti operati dalla Cardiochirurgia del San Bortolo, ma anche per quelli provenienti da altri centri regionali”.
Di fatto, come ha successivamente evidenziato la dottoressa, ciò è stato possibile grazie agli investimenti sostenuti negli anni, potendo permettere di dotare la struttura con le migliori attrezzature e sistemi di monitoraggio, oltre a uno staff altamente qualificato.
In particolare, come ha voluto affermare il dott. Claudio Bilato, direttore dell’U.O.C. Cardiologia dell’ospedale di Arzignano e dell’U.O.C. Cardiologia a indirizzo Riabilitativo a Lonigo, sono poche le strutture che hanno l’esperienza e l’attrezzatura necessaria per assistere i pazienti durante il percorso di recupero. Ha voluto aggiungere anche:
“Si tratta infatti di soggetti particolarmente fragili, che ad esempio richiedono una particolare attenzione per la prevenzione delle infezioni, essendo stati sottoposti a terapia immunosoppressiva, e possono presentare problematiche di coagulazione o di trombosi. Il tutto grazie naturalmente alle competenze dell’équipe medica, che vorrei ringraziare, composta dal dott. Andrea Cera, la dott.ssa Francesca Discardi, la dott.ssa Pattriza Dovigo e la dott.ssa Laura Quer, con il supporto del coordinatore infermieristico dott.ssa Laura Benetti”.
Il percorso di recupero
Durante il suo percorso di adattamento al cuore artificiale, il paziente ha seguito un programma di mobilità, prima passiva poi attiva, per poter controllare il funzionamento e la buon riuscita del trapianto. In particolare, per le sei settimane di ricovero, il paziente ha lavorato fino a poter camminare autonomamente senza alcun problema.
La Cardiologia riabilitativa di Lonigo riesce ad accogliere e aiutare quasi 450 persone all’anno, con una durata media del ricovero che si aggira attorno alle tre settimane, ma ciò varia da paziente a paziente. Infatti, per ognuno viene creato un programma di riabilitazione personale, adatto alle proprie esigenze.
Inoltre, per poter permettere a più pazienti di accedere a questo tipo di percorso riabilitativo, l’ospedale prevede un incremento del personale oltre all’acquisto di nuove apparecchiature. Di fatto, l’obiettivo è quello di raggiungere i 30 posti letto, 8 in più rispetto alla media attuale.
Il primo caso in un ospedale universitario
Quello di Verona non ha riguardato il primo trapianto di un cuore artificiale, dato che era già stato un successo a Napoli, Roma e Milano. Tuttavia, questa è la prima volta che un ospedale universitario è stato coinvolto.
L’intervento, realizzato dalla squadra guidata dal prof. Giovanni Battista Luciani, ha permesso l’installazione di un dispositivo che simula tutte le funzioni di un cuore normale. Infatti, è in grado di pompare l’esatta quantità di sangue che pomperebbe l’organo naturale.
Il dispositivo meccanico, oltre a essere un assaggio del futuro della medicina, permette ai pazienti, anche ai non candidabili per un trapianto di cuore, di continuare a vivere.
In particolare, la sostituzione avviene tramite un intervento di rimozione in circolazione extracorporea, cioè con una macchina esterna che sostituisce la funzione di cuore e polmoni durante l’operazione, fino all’installazione del dispositivo artificiale.