A Tezze sul Brenta

Sciopero a Tezze sul Brenta dopo l'ennesima morte sul lavoro: Abdelmajid El Khabchera un operaio della Salgaim Ecologic

Il 48enne di origini marocchine, Abdelmajid El Khabch, è morto inalando esalazioni tossiche da una cisterna nello stabilimento di Tezze sul Brenta

Sciopero a Tezze sul Brenta dopo l'ennesima morte sul lavoro: Abdelmajid El Khabchera un operaio della Salgaim Ecologic
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A Tezze sul Brenta, una tragedia ha scosso i lavoratori della Salgaim Ecologic: Abdelmajid El Khabch, operaio di 48 anni di nazionalità marocchina, è deceduto a causa delle esalazioni di una cisterna durante le normali operazioni in azienda, dove lavorava da sette anni.

Abdelmajid El Khabch

In segno di protesta e solidarietà, i dipendenti dei due stabilimenti della Salgaim – a Tezze sul Brenta e a Lugo di Campagna Lupia (Venezia) – hanno proclamato uno sciopero di un’intera giornata, chiedendo con forza maggiori misure di sicurezza sul lavoro.

La voce dei sindacati: “Non possiamo più accettare morti sul lavoro”

La CGIL di Vicenza e Venezia ha voluto far sentire con forza la propria voce, attraverso le parole di Alessandra Fortini, segretaria generale della Flai Cgil Venezia:

“Siamo qui perché c’è stato l’ennesimo morto sul lavoro. Abdelmajid El Khabch era una persona. È successo a Tezze, noi siamo a Campagna Lupia e siamo in solidarietà con il collega di queste persone che lavorano qui dentro”.

Alessandra Fortini, segretaria generale della Flai Cgil Venezia

Anche Giacomo Parolo della Flai Cgil Vicenza ha ribadito:

“Non siamo più disposti ad accettare morti sul lavoro. Se analizziamo i dati, purtroppo nel 2025 siamo già a un +5% rispetto al 2024. È ora di fare qualcosa concretamente: ogni volta che muore un lavoratore o una lavoratrice è una sconfitta dello Stato e della politica stessa”.

Giacomo Parolo della Flai Cgil Vicenza

Sciopero e richieste: la sicurezza non può più aspettare

Lo sciopero indetto ha l’obiettivo di evitare che questa morte venga dimenticata, come spesso accade in casi simili. I lavoratori chiedono che le istituzioni e le aziende si assumano la responsabilità di garantire ambienti di lavoro più sicuri e controlli rigorosi, per evitare che tragedie come quella di Abdelmajid si ripetano.

Sono una ventina i dipendenti dello stabilimento di Tezze sul Brenta e una quarantina quelli del sito di Campagna Lupia, dove lavora anche il fratello della vittima. La loro mobilitazione è un grido di allarme: chi lavora non può essere lasciato solo davanti a rischi così gravi.