Non sarà violenza anche la nostra: a parole non la stiamo forse perpetuando?
Alla ricerca delle ragioni, di quello che è sfuggito e del modo giusto per riprendere il bandolo della matassa. Studenti bassanesi alla ricerca di normalità.

Di domenica mattina, dopo qualche giorno nel quale abbiamo riportato i pareri di Amministratori, insegnanti, famigliari e legali a vario titolo toccati dal sondaggio shock lanciato sui media da uno studente bassanese - giusto il tempo di rendersi conto che aveva fatto una fesseria nel proporre una classifica tra chi fra Giulia Cecchettin, Mariella Anastasi e Giulia Tramontano meritasse maggiormente di essere morta ammazzata dal rispettivo partner - torniamo anche noi in argomento dovendo però far tesoro della prima ammonizione che Papa Leone XIV° ha riservato proprio alla stampa:
"Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra".
Pur nell'indignazione generale sollevata dal fatto che, evidentemente, apre nelle famiglie e negli educatori tutta una serie di interrogativi sullo stile di vita dei ragazzi, sui metodi educativi che la famiglia non può delegare e la preparazione alla vita di lavoro che invece compete alla scuola, non sarà proprio opportuno correggere i toni? (In copertina: Papa Leone XIV° nel corso della prima udienza pubblica che ha dedicato ai giornalisti)
Non per derubricare
Non dunque per derubricare a ragazzata un atto di violenza gratuita che la dice lunga su quello che i giovani appaiono ai genitori ed educatori, ed invece quello che vogliono apparire ai loro coetanei, ma perché si rischierebbe di condurre tutto, come troppo spesso accade al manicheo schierarsi in due fazioni tra le ragioni delle quali rischieremmo proprio di buttare via il bambino con l'acqua sporca, perché non fare nostro non solo l'avvertimento del Papa ma anche quello del legale cui la famiglia si sarebbe rivolta nel delicatissimo momento che sta passando il figlio?
Cosa chiedono gli studenti
Forse, è proprio ciò che chiedono gli stessi studenti che ieri, dopo tanto clamore che, loro malgrado, li ha portati alla ribalta nazionale per un atto che finisce per accomunare tutti in sbrigative valutazioni che non accettano, si sono costituiti in comitato spontaneo ed hanno scritto ai loro docenti:
"Egregio Signor Preside, siamo profondamente turbati perché, al di là dello sconcerto e dell’indignazione che il noto gesto ha suscitato in tutta la comunità studentesca (e non solo), non è seguito alcun intervento né alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’Istituto.
La mancanza di risposte ha generato in noi una sorta di “silenzio rumoroso”: il mancato chiarimento e la mancanza di un dibattito aperto sul tema della violenza e del rispetto reciproco ci hanno lasciato in una condizione di disagio e di insicurezza ormai non più tollerabili.
Riteniamo che un intervento educativo, più che puramente punitivo, sia fondamentale per rafforzare quel clima di fiducia e di inclusione che ogni comunità scolastica dovrebbe garantire".
Ecco, mentre tutto il mondo circostante aveva già puntato il dito, sentendoselo indistintamente contro, gli studenti si sono dichiarati pronti a collaborare con il corpo docente per costruire un ambiente più rispettoso e consapevole.

La "scuola" non si limiti a registrare l’accaduto, ma ne faccia occasione di riflessione e di crescita, cosa che, lamentano gli studenti, l'Istituzione avrebbe dovuto fare immediatamente.
Gli interrogativi di chi scrive
Capiranno i ragazzi, diciamo noi, di come il fatto in sè abbia destabilizzato quanti quotidianamente ritengono di fare bene la loro parte per consegnare alla futura società uomini nuovi pronti alle sfide di epoche che non si sa cosa riserveranno loro?
Capiranno il senso di questo articolo i vari commentatori che sui social hanno seguito anche noi, e che per la più parte invitavano al:"Chiudilo e butta la chiave"?
I colleghi potranno concordare sul fatto che mettere in pratica l'ammonimento di Papa Leone XIV° in questo caso, per noi che abbiamo sempre la penna in mano, potrebbe essere il miglior modo per contribuire alla crescita dei nostri giovani?
Oggi che la stessa liturgia invita proprio ad "Esprimersi per e con gli altri", abbassiamo i toni e rimbocchiamoci le maniche: noi da genitori e ciascun altro per quel che gli compete.
Giancarlo Andolfatto - 2025.05.18