A mezze verità

La verità sul presunto blocco delle spese e dei posti di lavoro nelle basi americane in Italia

Aggiungere confusione alla confusione istituzionale americana: cui prodest?

La verità sul presunto blocco delle spese e dei posti di lavoro nelle basi americane in Italia
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Sono quattromila i lavoratori italiani impiegati nelle basi statunitensi tra Vicenza, Aviano, Livorno, Napoli e in Sicilia; tutti sarebbero preoccupati non per il blocco delle assunzioni, ma per la notizia del blocco, così come amplificata per l'accostamento che se ne sta facendo alla "spending review" che sarebbe targata Elon Musk.

Est modus in rebus,

ci ricorderebbero i latini, ma la portata del detto, ancorché sempre valido, pare non aver traversato l'Atlantico o, forse, l'ha superato eccome, ma proprio in Italia l'abbiamo dimenticato.

I più compassati, infatti, rispetto ad una notizia alla quale si vuol dare del clamoroso, sono proprio coloro che conoscono l'ambiente per farne parte e per lavorarci da una vita che non cambierebbero con un'altra.

"Anche quando fui assunto io - ci dice un lavoratore civile vicentino tra i militari americani - era un momento in cui sembravano bloccate le assunzioni, tanto da farmi penare per l'agognata conferma. Era uno di quei passaggi tra un esercizio che chiude ed uno che apre, con momenti di incertezza per il lavoro e la famiglia".

Figurarsi quando un esercizio lo chiude un'Amministrazione ed il successivo lo apre la parte politica avversa.

Le mezze verità

Insomma: arriverebbe sempre una notizia nuda e cruda da condire poi con le mezze verità che più ci fanno comodo per... partito preso.

La legge di bilancio

Ordunque, non era più probabile trattarsi dello spauracchio shutdown evocato dallo stesso presidente Donald Trump, laddove il Congresso non fosse riuscito ad approvare entro il 14 marzo la legge di finanziamento temporaneo, dalla quale dipende la continuità dell'attività amministrativa ed il mantenimento degli attuali livelli di finanziamento del Governo fino al prossimo settembre?

La Camera, controllata dai Repubblicani, peraltro, ha presentato una legge di spesa transitoria di sei mesi, il cui voto, previsto proprio per ieri 11 marzo 2025, è puntualmente arrivato.

In questo quadro ha avuto buon gioco chi ha cominciato a lanciare l'allarme per il blocco delle "government cards" per la spesa degli uffici.

La lettura speciosa dei fatti

L’intento, qualcuno ha detto, sarebbe stato quello di bloccare per poi riattivare e monitorare le spese degli uffici come capita in tutti gli Stati Uniti. In un caso sarebbe intervenuta addirittura la Corte Suprema, ordinando al Governo di pagare debiti già certi per servizi e forniture.

Il blocco delle spese è compito o prerogativa del presidente o lo sarà mai di un suo consigliere?

Non in America dove la spesa è controllata dal Congresso al quale, come si diceva sopra, proprio il presidente si era rivolto qualche giorno fa perché venisse approvata nei termini, la legge per un bilancio provvisorio.

E' il Congresso, in America, che stanzia i fondi a favore di Agenzie e Dipartimenti (i nostri Ministeri) e chi vuole ricorderà, invece, l'invito che qualche giorno fa, lo stesso Trump ha fatto ai capi Dipartimento: si, c'è gente che elargisce consigli, ma siete solo voi i responsabili della spesa.

Le spese in America non le blocca il "Doge"

Il presidente o chi da lui autorizzato, potrebbe semmai dire la sua per “come” vengono spese le risorse, giammai per bloccare le spese delle Agenzie.

Fra di esse, Musk esercita la sua funzione di consigliere sull’Agenzia per l'efficienza: il "department of government efficiency" (Doge).

Il resto sono chiacchiere

Il resto lo stanno facendo, con una propaganda di guerra, tutti quelli cui sono invisi il presidente americano ed il suo "antipatico" consigliori.

Così siamo qui anche noi a parlare di posti di lavoro a rischio o ditte che non verranno pagate, aggiungendo confusione alla confusione istituzionale americana: Musk, infatti, non è stato messo ufficialmente a capo dall'Agenzia, ma ogni volta che se ne parla viene impropriamente indicato, anche da Trump, come il capo.

Resta il fatto che la nomina di Musk, non è stata approvata dal Congresso talché egli è considerato solo un "consigliere speciale" del presidente e non il capo dell'Agenzia.

Fuori dal coro

Ecco, chi scrive non intende far parte del coro e ritiene affrettati quei rappresentanti sindacali dei lavoratori italiani nelle basi americane, che non hanno colto, loro che avrebbero potuto, il senso di ciò che sta avvenendo, tirando anzi per la giacca i Ministri Crosetto e Tajani conferendo ad una questione interna americana un rilievo che in Italia non ha.

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