I cervelloni informatici raggiungono il podio alle Nazionali di robotica
Quattro ragazzi del Chilesotti hanno sfidato squadre da tutta Italia costruendo un robot dal cervello pieno di algoritmi.
Semplici oggetti di uso quotidiano, come un telefono, nascondono precisi circuiti elettronici. Figuriamoci un robot, che deve affrontare delle prove complesse come sapere riconoscere i colori, ad esempio, o buttare a terra un altro avversario fatto di circuiti e legamenti artificiali. Impossibile? Pane solo per i geni della Silicon Valley? No, è il risultato ottenuto il 4 e 5 maggio da Tommaso Marini, Jacopo Pastore, Marco Cantele e Thomas Erik Costa della 3B dell'Itis Chilesotti ha lasciato a bocca aperta sia il professore che li ha accompagnati, Giuseppe Tavella, sia gli stessi ragazzi. E ha ricevuto anche i complimenti del sindaco Giovanni Casarotto tramite la pagina social dell'istituto. I ragazzi hanno ottenuto il primo posto alla Finale Nazionale di Robotica che si è tenuta a Forlì. Si sono confrontati con squadre provenienti da tutta Italia e sono stati convocati con poco preavviso, scontrandosi con squadre che si preparavano da anni.
Le nazionali di robotica
«Hanno programmato un robot con delle ruote che poteva muoversi in diverse direzioni. La meccanica era uguale per tutte la squadre, ma la vera differenza era il cervello, ovvero il software, del tutto progettato dai ragazzi», spiega Tavella l'insegnante del laboratorio di elettronica. «Durante queste giornate – continua il professore – ci sono state varie gare. Ad esempio il robot, grazie ad un algoritmo, doveva seguire il tracciato di una linea, doveva lottare come un sumo e doveva uscire da un labirinto». E questi giovani ce l'hanno fatta, conquistando il podio delle Nazionali. Il background, le informazioni e le competenze necessarie per potere affrontare una sfida di questo tipo, sono date proprio dalla scuola che dà le basi della programmazione, nonostante in terza superiore il bagaglio non sia così sofisticato. «Ovviamente, se è vero che la scuola dà tutti gli strumenti, è anche vero che i ragazzi ci hanno messo quel qualcosa in più fatto di passione e dedizione che li ha portati alla vittoria. Tutto questo è diventato uno stimolo e grazie all’esperienza capiranno cosa a loro piace. Io mi auguro che continuino gli studi con ingegneria», conclude Tavella.